Scritto da © Sara Cristofori - Mar, 06/12/2011 - 15:04
Una classica "ballad" americana, dai tipici ingredienti romanzeschi: l'innamorato povero, i genitori di lei arcigni, lei sulle prime reticente, ma poi decisa alla fuga, anche a prezzo di un gramo futuro ("sino a quella capanna, alla nostra splendida casa..."). Il tutto ha un'aria molto affettuosa, da cronaca di poveri amanti.
(G. Davico Bonino)
I miei cavalli non hanno fame
I miei cavalli non hanno fame, non vogliono il tuo fieno,
addio dunque, cara Polly, me ne vado lontano di qui.
I tuoi non m'amano, dicono che sono troppo povero,
dicono che non sono degno di mettermi con te.
"Lo so che non t'amano, ma cosa mai vuol dire?
Lo sai che sono la tua cocca, che sono la tua pazzia!"
Lo so che sei la mia pazzia: ma ormai ho poco tempo.
Vieni con me, amor mio, nutriremo i cavalli per strada.
"E sia, parto con te: ripetono che sei povero,
ma il nostro amore vale più che argento e oro.
Faremo quattro bagagli, e ce n'andremo di fretta
sino a quella capanna, alla nostra splendida casa.
Mi ripugna lasciare la mamma, che fu tanto buona con me,
ma devo scappare col mio Johnny e fare di testa mia.
Addio, dunque, cara mamma, ti lascio e vado lontano,
i nostri cavalli non hanno fame, non vogliono il tuo fieno".
(F. Mathiessen "The Oxford Book of the American Verse")
("Poesie d'amore per un anno" - Ed. Einaudi)
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