Scritto da © amcozza - Gio, 09/11/2017 - 10:49
L'artificiere che è nella mia mente
mine non disinnesca ma fa brillare
una rosa di scintille fluisce:
sono pensieri in agnizione
occupano circonvoluzioni, fanno calca
non sfollano, mi provocano,
fanno groviglio, perforano;
come una ciurmaglia allo sbaraglio
saccheggiano il sotto stiva
dopo aver assalito la mia coscienza.
Chi va, chi resta: un traffico mai visto
che con frastuoni mi intontisce.
Più li scarto appallottolo
e li butto nel cestino
più si riproducono copiosi.
Vorrei svigliarmela, depistarli
dissuaderli dai loro intenti
imperscrutabili ma mi circondano,
si accampano e assediano
ogni insorta mia volontà ostile.
Che vorranno mai poi
perché si impicciano della mia vita
e interrogano il cuore all'esame
del suo contenente e contenuto?
Son leggeri più dell'aria, è vero,
ma perché allora pesano tanto
e pressano emisferi cerebrali!
Sberleffi, frullano e mi sballottano
come fa un bizzarro vento con fuscelli
altri vogliono inculcarmi assurdità
affascinarmi di nulla
ingannarmi di poter raggiungere il tutto
convincermi che esista l'eterno
o spaventarmi mostrando spietati
l'effimero tempo che pestifero
tutto svanisce e cancella.
Ecco che sbalzano ancora
da scaturigini profonde
or balordi or sagaci
pungenti e senza lasciarmi intendere
la trama, il fine o il senso
così come talvolta accade
dopo aver letto un libro intero.
Che filo li annoda
luce o buio li proietta,
perché mi trivellano l'anima,
che riportano in superficie,
saggiano il mio coraggio
o il mio terrore affiorante?
Mi curano, mi guariscono
o mi ammalano e mi aggravano
di un male oscuro
sono allodole o spaventapasseri
tarlano o insufflano amore di essere?
Quanto suggeriscono per predare
il meglio o il peggio del vivere;
mi abbagliano o mi spengono
ascoltando la cantafavola della vita?
Ecco, la folla smembra, qualcuno ancora
già assonnato si trattiene,
tardivo svanisce e si silenzia.
All'esplosione succede la stagnazione!
E' sempre un capovolgimento,
un repentino alternarsi passando
tra l'alfa e l'omega dell'essere:
quasi sempre nulla più poi resta!
Nel sub-errante vive o muore il pensiero
ma mai, se vivi, ci dispensa dalla sua presenza.
mine non disinnesca ma fa brillare
una rosa di scintille fluisce:
sono pensieri in agnizione
occupano circonvoluzioni, fanno calca
non sfollano, mi provocano,
fanno groviglio, perforano;
come una ciurmaglia allo sbaraglio
saccheggiano il sotto stiva
dopo aver assalito la mia coscienza.
Chi va, chi resta: un traffico mai visto
che con frastuoni mi intontisce.
Più li scarto appallottolo
e li butto nel cestino
più si riproducono copiosi.
Vorrei svigliarmela, depistarli
dissuaderli dai loro intenti
imperscrutabili ma mi circondano,
si accampano e assediano
ogni insorta mia volontà ostile.
Che vorranno mai poi
perché si impicciano della mia vita
e interrogano il cuore all'esame
del suo contenente e contenuto?
Son leggeri più dell'aria, è vero,
ma perché allora pesano tanto
e pressano emisferi cerebrali!
Sberleffi, frullano e mi sballottano
come fa un bizzarro vento con fuscelli
altri vogliono inculcarmi assurdità
affascinarmi di nulla
ingannarmi di poter raggiungere il tutto
convincermi che esista l'eterno
o spaventarmi mostrando spietati
l'effimero tempo che pestifero
tutto svanisce e cancella.
Ecco che sbalzano ancora
da scaturigini profonde
or balordi or sagaci
pungenti e senza lasciarmi intendere
la trama, il fine o il senso
così come talvolta accade
dopo aver letto un libro intero.
Che filo li annoda
luce o buio li proietta,
perché mi trivellano l'anima,
che riportano in superficie,
saggiano il mio coraggio
o il mio terrore affiorante?
Mi curano, mi guariscono
o mi ammalano e mi aggravano
di un male oscuro
sono allodole o spaventapasseri
tarlano o insufflano amore di essere?
Quanto suggeriscono per predare
il meglio o il peggio del vivere;
mi abbagliano o mi spengono
ascoltando la cantafavola della vita?
Ecco, la folla smembra, qualcuno ancora
già assonnato si trattiene,
tardivo svanisce e si silenzia.
All'esplosione succede la stagnazione!
E' sempre un capovolgimento,
un repentino alternarsi passando
tra l'alfa e l'omega dell'essere:
quasi sempre nulla più poi resta!
Nel sub-errante vive o muore il pensiero
ma mai, se vivi, ci dispensa dalla sua presenza.
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