Scritto da © poetella - Gio, 09/12/2010 - 14:42
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È tanto che non vedo bambini per strada
giocare a campana.
Sì, quel gioco che facevi un rettangolo,
per terra, se ce l’avevi, col gesso
- ma chi ce l’aveva il gesso?
Bastava un coccetto, un pezzetto di vaso rotto,
un sasso, una pietra aguzza,
o un vetro, (ma col vetro si doveva stare attenti)
insomma, con quello che trovavi
e si trovavano tante cose per strada,
da piccoli,
quando non si cercava niente
e tutto ti capitava tra le mani
ed era bello, era un tesoro,
e le giornate non finivano mai,
fino a che non ti chiamavano per la cena
e i compiti non si facevano, ché era estate,
estate di voci, di risate,
di corse e sudate e mani sporche di terra.
Non c’è più la terra, adesso.
Dov’è la terra per sporcarsi?
E l’estate è così lontana!
E i bambini?
Dove stanno i bambini? È tanto
che non li vedo più giocare per strada.
Dove si andranno a nascondere, con le mani pulite
piene di niente?
Mi ricordo un gioco, adesso.
Un bel gioco. Lo facevamo sempre, maschi e femmine.
Si prendeva un pezzetto di carta colorata,
argentata e ci voleva un pezzetto di vetro.
Che se era colorato era meglio.
E si sotterrava. Sotto la carta, sopra il vetro.
Era un tesoro.
E non si diceva a nessuno dov’era. (zitti! Segreto!)
E se ne trovavi uno era bello! Era tuo.
Era il tuo tesoro brillante.
Una pietra preziosa piena di sogni.
Un po’ inconcludenti.
Dove saranno finiti i miei tesori?
Devono essersi affumicati in tutti questi anni.
E come ne vorrei trovare ancora uno, adesso,
nelle simmetriche, malinconiche strade sbiadite.
Trovarlo, felice e starmelo a guardare.
…
…
…
(by poetella)
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