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Appello agli iscritti CGIL, CISL e UIL.

Non sarà facile convincervi, ma ci devo provare.
Un articolo su Internet (http://espresso.repubblica.it/inchieste/2015/09/17/news/quanti-miliardi-... ) parla delle entrate delle tre maggiori sigle sindacali italiane, i cui bilanci, per legge, possono essere tenuti nascosti. Considerato il ruolo di queste organizzazioni, è un po’ come se ad una guardia portavalori venisse concesso di tenere nascosta la propria fedina penale. Ma la prospera società in cui viviamo è strapiena di esempi di logiche similari, quindi non perderò tempo a discutere di questo.
Nell’articolo vengono riportate stime magari un po’ azzardate, e comunque indimostrabili, in virtù della considerazione precedente, ma un punto credo sia incontestabile: sia per le entrate provenienti direttamente, sia per le altre indotte, l’entità del denaro che entra in tasca alle suddette sigle dipende fortemente dal numero di tessere vantato. Tant’è che può anche scappare, a qualcuna, talvolta, di gonfiare un tantinello questo dato.
Ovviamente tali entrate possono consentire a dirigenti e funzionari delle tre organizzazioni di godere stipendi più che soddisfacenti. Così, mentre ai loro iscritti impongono un blocco dei contratti pluriennale (giudicato incostituzionale dalla Consulta); si dichiarano soddisfatti da un accordo con l’attuale governo che consente ai lavoratori di andare in pensione non prima dei sessantatrè anni di età, e comunque a loro spese; e urlano “fuori il maltolto” quando la Consulta respinge il blocco dell’adeguamento al costo della vita delle pensioni d’oro, ma non fanno altrettanto quando la stessa Consulta boccia il blocco dei contratti ma senza effetto retroattivo, i vari Bonanni e Epifani, nel giro dei medesimi anni, moltiplicano il loro, di stipendio, fino ad arrivare ai 336.000 euro del primo (contro i 349.000 del solito sfigato Obama, preso sempre come pietra di paragone, che sarà pure il capo della prima potenza mondiale, ma al confronto dei nostri manager e politici percepisce una paghetta da fame).
Io non so, cari tesserati della triplice, se a voi questo stato di cose sta bene. E, in questo caso, nell’epoca libertaria in cui viviamo, non mi è consentito (giustamente) criticare le vostre preferenze sessuali.
Il problema è che questi stipendi d’oro arbitrariamente e, a mio modesto giudizio, immeritatamente percepiti sono destinati a trasformarsi, prima o poi, in altrettante pensioni d’oro. Ora, se pure queste pensioni fossero pagate con le tessere degli iscritti, la cosa potrebbe anche starmi bene: come ho detto, non posso recriminare contro chi gradisce pratiche di sodomia. Il punto dolente è che, quando avverrà questa trasformazione, quelle pensioni saranno pagate anche da me, e da chi la pensa come me, con i miei contributi, e con le rinunce cui sarò tenuto per salvaguardare i conti dell’INPS quando toccherà anche a me di vivere di pensione. E questo significa che la sodomia da voi così apprezzata passerà anche per il mio didietro. Cosa che, essendo etero convinto (e spero di non essere io, stavolta, ad essere criminalizzato) non potrà che farmi male.
Vero è che di pratiche del genere, ormai, sono piene le nostre giornate, ma ad esse non riesco ad abituarmi, e, se posso, cerco di evitare quelle evitabili.
Pertanto vi prego, iscritti CGIL, CISL e UIL (degli altri non ho cognizione alcuna), stracciate le vostre tessere. Non continuate a foraggiare individui che, aumentandosi lo stipendio a dismisura (forse per premio per il loro operato?) hanno svenduto i diritti che i loro predecessori, o, meglio, milioni di lavoratori, al prezzo di lotte dure e immensi sacrifici, erano riusciti a conquistare per sé e, probabilmente speravano, per i loro figli. E non costringete me a proseguire in quest’opera di sostentamento, quando questi signori verranno salariati non più con le vostre tessere, ma con i miei contributi e le mie tasse.
 

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