1
oltre eseguire il pilastro
o la porta che apriamo tra valichi, appena sciolte
le lingue, la sequenza a fiume, l’mmissione di gesti,
niente altro allarga la gabbia del torace
su cui scommette l’ossigeno, soprattutto la fiamma
che ci preservò dal gelo, dalla sua sotto missione:
lastricare gli umori di aghi puntigliosi.
Siamo dunque i piazzisti della volta sintattica
quelli cui tocca introdurre nell’aria
un andirivieni di suoni o ruote;
siamo i solidi del salto, il geòde del verbo.
Ecco, è come si spera un attraversamento
nel senso d’inverno, non solo.
2
Nel senso di un gesto, di un getto
a svapo d’inverno
(la pasqua giungerà solo in primavera,
si narra)
si spera nel tiepido gelo,
nel sussurro, nell’abbraccio di sera
qualunque sia essa,
sia solo alle soglie di un ponte
tra un gelato e il suono di un tram
3
s'inchiodano lemmi
su cirri presuntuosi d'azzurro
sotto, stanno
le strade e teorie di notti
tagliate a pietra viva
nei miei fianchi
è calce bianca che cancella
il ghigno del silenzio
un diesis solitario
a farmi compagnia
prima di morire
I
e scoppiano fulmini nei pianti di temporale,
s'inzuppa la suola d'acqua e pozzanghera
liquidità nel farsi vetro di una fermezza che muove
tutto il farsi fiore del giardino
[inquietudine]
II
Inquietudine.
Vermi accorrono tra gambe scheletriche
e lemmi inutili per il silenzio di cuore.
Puoi...Vuoi...Guarda...Osserva...
Tra ciglia...
4
Un rimando, geocondo
appiccicaticcio invero di muco
questo salto, legato alle caviglie
della parola
elastico
rimando
Atteggio l'intenzione, crepo
la sottile lastra
incrino
5
morfemi sinallattici
vicendamente ruzzano
si schiardano s'inturbano
tromboleggiando asferici
pintaccoli s'incirrano
su per il cielo blu...
e mi ricordo, uscendo dalla stanza
volgendo appena il capo sorridesti
senza guardarmi, e via
fu un lampo
di stelle
maledette perfide
per-per-per-perforandomi l'orbite
le tempia le budella
livide lingue livorose
e le mani, ddio! lemmani
cosa sto diven tando
un cirro
u nim p rob ab ile
e c c o , l e s t e l l e . . . . . !
I
Cirri corono tra lembi di sorriso...e sgravidano lungo le tue forme...
II
forme sinallattiche, naturalmente! Ohi, Capitano
5
nello scorrere del verbo l'essenza intima
delle cose
: il non essere, il non stare.
quello fu il principio e
quella la meta
*
attraversiamo questo inverno tiepido,
vieni.
la tua mano ha consistenza
di farfalla, si poggia e vola
nel guidarmi nel bosco fitto di fonemi,
di sillabe risonanti
e rilucenti.
il sentiero si snoda arabescando
nel silenzio immenso
della bellezza
6
Scritti, e di distanze, quei grafemi inviavano all’orecchio ogni fonema:
la stanza, l’accortezza del dito pigiato, la vista che a fine controllava
ogni movenza:
Venimmo qui, sembravano dirci, in punta di piedi e ora riassemblati ci riassumiamo
in tutti i nostri sensi.
Assunzione a menti, il pergolato macinava acini nuovi, acini messi lì,
pareva l’arcano, da più altra e generosa gente.
Smentire, s’offrire, riunire, ad attraversare, in mani, il buio col freddo d’una sera.
Il sito pullulava di voci strane, o almeno a te così pareva, data l’ora tarda
che spingeva di suoni, e in punti e virgole, dinanzi il verbo.
Verbo ci fu, potea ben dirsi a lo scolaro che di mattina presto alzarsi soleva
onde recarsi a scola, ma per noi, lì che già più anziani, quelle scole il giorno dopo
avrebbero fatto festa.
Festa ci fu così a la contrada, o almeno così pareva alla sua vista.
“Porto il mio fuscello zeppo di petali d’ogni rosa”, e s’avanzava a passi di nuova rima
la dolce e ancora giovine nuova donzella.
Orsù dunque tu Capitano, alzar volevi queste nuove vele, e noi così cercando ancor
di darvi forza.
I
Non trasecolare o mio Capitano se all'interno del paniere ritrovi il mio pensiero, corollato di arguzia, ironia, sbadataggine lievemente imbiancata dagli anni...Purtroppo, sono così, mio Capitano. Ho provato a cambiare. Ho seguito aedi di alta cultura e da loro ho imparato la calma, ho perfezionato l'eloquio presso grammatici e pirati della filibusta, ho amato donne mature, giovani e brutte, con loro ho veleggiato tra lenzuola di seta, tra pagliericci di stalla e tra voluttuose spire di corne...E tuttavia, mio Capitano, non ho saputo fermarla...
7
C’era il cero certo
messo a sublimare il sopra
il diagonale velo strada di santi
sopra le teste sopra quei tetti
c’era il cero acceso apposta
e sotto l’epoca del voto
la richiesta il desiderio dei furti di grazie.
Dicemmo.
Si parlava e non si sentiva.
In pratica, soli.
Sopra le teste, sopra quei tetti
anche la pioggia.
Tutta la pioggia:
sui figli
e sui figli di tutti i figli,
come semina!, i figli dei figli
e sui padri,
su tutti i padri dei padri,
come braccia!, i padri dei padri
e sulle madri,
che fecero madri altre madri,
come fonda!, le madri che diede
la prima madre
nel ventre
di tutta la pioggia
c’era il cero, un cero solo.
I
Madre leggera,
senza gonna...
Tra sorriso sporco di cioccolato
non ricordo nulla,
soggiogato con punte del quindici rido come un aquilone claudicante...
Veliero, padrone di cinghie squillanti in aria,
e pulsioni lente cloroformizzate rientrano negli amplessi notturni.
Madre sopita,
odorosa di amore incondizionato...
Ti troverò genuflessa e io ti parlerò senza capire.
8
In solo veleggiava ancor quella sua fiamma
che smossa, ancor pareva menar di luce ogni chimera
indi che poi vi ritornammo a menar preghiera
- intanto volti e trastullar di verbi parivano, e sentivamo
dimenarsi in altrui stanze -
e padri e madri a preparar calzette,
che poi era Natale, e tutti s’imprestavano a quelle sue bandiere.
Volgi fiamma, volgi a odor di cera a li venuti
al che sian di Magi re ogni parola, ogni promessa che di verbo
s’infiammi questa sera!
- poi che ponemmo a riparar le stelle.
I
La stella lontano dal rifulgere. Colà, tra sabbie ondulate, s'incrociano passioni, fermenti, stoffe pregiate e dromedari che saltano cieli parlanti...Il Messia scavalca ogni tempo per giungere davanti al mondo, così privo di senso...Compito arduo, quasi impossibile...lo atttende.
9
Distanze, omissioni, paure, tempi
suoni
di esseri diversi
chissà
della via lattea
parli,
istanti.
Altrimenti del peccato originale taccia
d'un pomo
tra le foglie, messo là
eso dei succhi
esso, da quella proibizione
il perdifiato, il correre
le selle
il faticarne.
Così I-ogino il ciclo
della mela
10
Lirismo-neoromantico profetico,
sacrificio e ricerca
"fuori tempo"
dominio senza luogo
e senza età
Verità senza spazio
e circolare menzogna.
dubbio e certezza
nella bugia presente
Profeta e testimone
sui fogli di macerie
nell'ordine scomposto dei pensieri.
11
Rampico soglie e sgretolarsi, e piedi
tremanti che mi lasciano il bisogno estremo.
È la ricerca, mi racconti, ricerca della metamorfosi
il gradino dal quale poter gettare i perlomeno delle soste
un attimo ovvero.
Quando, e il dove, sognano
clamori
schiuse e vuoti ad un per una vita troppo intera, o corta.