Scritto da © Franca Figliolini - Dom, 28/11/2010 - 10:46
«Ma ti fa male?»
«Cosa?»
«Come cosa? La ferita...»
«Ah, quella! Ma no. Non la sento proprio...»
«...»
«Sì, che vuoi? Uno s'abitua. C'è un qualche fastidio per il sanguinamento, se vogliamo. E a volte si infetta. Un po' di pus biancastro, tutto qui. Basta una pomatina antibiotica e passa.»
«Anche la ferita?»
«Ah, no! Quella no, quella resta!»
«Io non capisco...»
«E cosa c'è da capire? Ce l'abbiamo tutti. È così, non c'è niente da fare. Chi prima, chi dopo. Chi sulla schiena, chi sul petto, chi su una gamba... Per fortuna non si vede: pensa la saggezza e la clemenza della Natura! La metti sotto i vestiti, ed è come se non ci fosse niente. Questo è: niente. Ci sono alcuni, malati li chiamo io, che la sbandierano, come fosse chissà cosa. Ma non è niente.»
Il ragazzino alzò le spalle, un po' rassicurato ma non del tutto convinto. Però, nei giorni successivi, si accorse con sorpresa di star attendendo con ansia di avere anche lui la sua ferita...
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