Scritto da © Piero Lo Iacono - Sab, 06/11/2010 - 14:37
Entra in camera
un intervallo di luna.
E un molle barlume ci calcina.
La luce resta tutta nel vetro.
E il vetro dall’anima fragile
ridiventa sabbia.
Come il tempo.
Che con voce granulosa
ci chiama e l’aria addenta
deragliando dal bandolo.
Obliqua la sutura della feritoia
nella porta carraia ci spia.
Per labirinti si ritira il dolore.
A sogno a sogno passa.
E un sasso simile ad un’ossifraga
si mette a volare.
Nessuno che guardi le stelle
che si sporgono
stanotte come donne
divertite.
E quando il buio stanco
tirerà una scintilla
albeggeremo anche noi
con la luce fatta suono
all’unisono
di un’altra alba a sonagli.
Ed io che cerco, dopo Dio,
di creare un nuovo mondo,
non alzerò una mano, un dito,
né per creare né per demolire.
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