Scritto da © Piero Lo Iacono - Sab, 23/10/2010 - 16:05
La luna ingravidarsi 7 volte ho visto.
L’occhio mai sazio cadere
nelle voragini di un altro occhio.
E i passi ho contato del molto e del poco
coi sassi nelle scarpe.
Per la salvezza e le fatuità
all’estremo stremato.
Palpebrando miserere di lunule
a una testimonianza di tenebre.
Chi mi viene dall’attendere ancora?
Lavo i miei occhi ogni mattino
nel lago stellare dell’Orsa.
E sorgo all’alba,
assassina della notte,
col sangue che ancora gronda
dalle sue dita rosa.
Ma in che buio siamo caduti?
Saprò con la prima luce riguadagnarti?
Io invano chiamo
i miei gabbiani
con carne e briciole alla mano.
Marinaio come loro,
o come agile otaria di mare,
sarei dovuto diventare.
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