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Provoco anche io

Non ci mettiamo in relazione con l'altro, proponendo un'alterità, ma ci mettiamo in "interazione", partiamo quasi da un "fondo roccioso" che è l'immagine ultima preconcetta e sviluppiamo azioni quasi  semplici e prevedibili intorno ad essa, in cui lo scopo finale sembra volto all'accettazione passiva sciolta da ogni conoscenza  di ciò che è altro dal nostro essere.  Paura che porta all'immobilismo o vizio radicato della pigrizia? E' il ripresentarsi, ancora oggi, della percezione di un limite, il cosiddetto "confine" posto dall'essere dell'altro come qualcosa di morbosamente soppiantabile. Più che promuovere la conservazione evoluzionistico-adattativa dell'individuo biologico si mira alla disgregazione dell'io, della sua storia, quale testimonianza delle sue "azioni"e dei suoi adattamenti, quasi in una sorta di Epigenetica positiva. L'uomo, la persona "umana", biologicamente adattata trasla dalla sua storia, perde di spessore grazie a una contaminazione del proprio retaggio. Il suo passato, il suo presente e il suo futuro sembrano perdere quella "consecutio temporum" in verticale. E la ragione strumentale viene sostituita alla ragione etica e morale. L'uomo si concede  a diverse attrazioni che lo coinvolgono in maniera quasi morbosa e tende a instaurare "dipendenze affettive" che  lo distraggono dalla concezione del "sé". Di qui le manifestazioni di ansia, depressione e alienazione dalla realtà. Viene meno l'autocoscienza, non per mancanza di un substrato, ma per difetto di un interesse volto all'omologazione e assorbimento di moti e modi d'essere della massa, intesa come non"ente personale  fisico", né come ente gnoseologico, ma quale concetto astratto privo di "substantia" che è vittima di un meccanismo automatico, poco controllabile. Il Superego viene ad essere gestito in maniera non individuale da meccanismi che sembrano non appartenere a moti psichici e poco coscienti.
L"id" di Freud, la natura primigina e istintuale dell'uomo in quanto specie, viene a essere dimenticato grazie all'evoluzione di una memoria che si sviluppa in "orizzontale" -di qui il mutamento della concezione spazio-tempo -; la "libido" che domina l'uomo lo porta a decisioni tentate quasi per "fortuna". Tensione quasi macabra a tuffarsi in un "potpourrì" di eventi attraenti, e c'è sempre di più- mi piace sottolinearlo- la mancanza di un "progetto" nel procedere all'azione, e alla prassi. Per  un gioco poco abile di contrappesi, per mancanza di specializzazione e indirizzo colto delle proprie competenze, il Superego-nell'accezione a me cara di Freud- viene ad essere gestito in maniera non individuale. La nozione di individuo, come tale "non divisibile" nella sua accezione greca, si disperde (vedi Tomismo di Democrito), proprio grazie al fatto che -cito con discrezione un articolo proposto nel blog "Noi, Robot", curato da Diego Pierini -: " la tecnologia ha messo fuori gioco la topologia, l’esperienza umana, troppo umana, del vicinato cede il posto all’ebbrezza olimpica di un’universale equidistanza. L’uomo non è più legato al suo dialetto, è planetario. Il suo ambiente immediato non è più locale, è digitale. Era legato a un territorio, ora è collegato alla rete e non sa che farsene delle autoctonie. L’inerenza al mondo era il suo destino, lo spettacolo e la convocazione del mondo segnano il suo accesso alla libertà. Cibernauta e fiero di esserlo, egli abbandona l’oscena materialità delle cose per le delizie senza fine di uno spazio immateriale.  (..) Era gravato da una memoria più vecchia di lui, che l’obbligava pur rendendolo particolare; ora, è liberato dal fardello del passato, dall’invadenza dei ‘già là’, da questa intima alterità, da questa ferita pregiudizialmente inflitta al sogno di autarchia e da questa presenza di morti all’interno di sé, che si chiama – senza dubbio per antifrasi – identità.” Ora tutti possono scegliere che cosa essere, dove essere, in quell’enorme supermercato che è divenuto il mondo unico, il mondo a disposizione: assistere a qualunque cosa dalla propria poltrona, fare shopping dall’altra parte del mondo, non essere più radicati da nessuna parte in particolare. Questo significa che “la qualità di turista sostituisce a poco a poco nell’uomo quella di abitante e che si annuncia un’era in cui ciascuno, aboliti al tempo stesso distanze e destini, potrà essere, in condizioni di eguaglianza, il visitatore di ogni cosa.” La rete potrebbe sfociare in rete di "produzione" di automi, extraspazio che favorisce la condivisione di caratteri "analoghi"piuttosto che "omologhi", analogie intese come evoluzione di caratteri simili che non contribuiscono in maniera significativa all'evoluzione di una nuova concezione dell'uomo e delle dimensioni tempo-spazio. Piuttosto, per la sottoscritta, potrebbe portare a una semplificazione della propria identità "cittadina", culturale e storica. A seguire : l'appiattimento di pensiero.
 

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