Scritto da © poetella - Ven, 22/10/2010 - 16:41
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Una piccola folla di nubi
a est, il cielo raggiante di rossi sanguigni.
(lo sai che ti penso, sempre, se guardo il cielo)
Davanti le sagome alte e nere dei pini.
Severi. Immobili.
Non saprei dire parole. E a che servirebbe, poi?
Trepidazione, in aria.
Quasi uno sgomenti di rosa,
di bianco, d’arancio.
(ah, se fossi qui, tu, adesso! Che contrasti.
I tuoi occhi. L’infinito perdersi nella luce del desiderio!)
Un cielo straniero. Diverso.
Questo cielo sui visi distratti di prima mattina.
Nessun coinvolgimento affettuoso in quegli occhi.
Nessun sorridere grato.
(ci sei tu, per me, in quest’aria. Ti sento)
E ho pensato all’Africa.
Mai vista. Alle distanze. A come tutto è lontano, adesso.
Anche i ricordi.
Lontano, da colmare di stupore.
A giovani leoni già svegli, ho pensato,
a mordicchiarsi e rotolarsi nell’incerto chiarore/tepore.
D’alba di promesse.
Ho pensato a giraffe. Il giallo e il bruno. Elefanti.
Un puma. Ecco. Un puma nero.(elegante come te)
Le nuvole rosa ballavano, cantavano. Mi venivano incontro.
(Dove sei?)
Mentre il fiume di macchine, un serpente d’acciaio scorreva,
a due metri dal mio sguardo
trasognato, affamato di bellezza.
Cuore mio sciacquato delle sue debolezze.
Impastato di colore e sogni.
Lasciatemi cantare la luce, stamattina.
L’amore. La bellezza.
Lasciatemi cantare la mia incredula gratitudine.
Adesso. Prima che il sole, sorgendo...
…
…
…
(by poetella)
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