Scritto da © Bruno Amore - Mar, 05/10/2010 - 17:53
Certe volte siedo ancora
sulla spalletta del fosso (*)
stesso posto come cent'anni fa
e cerco d'inventarmi di vedere
la stessa gente passare :
portare vecchi fardelli pesanti
borbottando tra se imprecando
sentire improvviso uno schiamazzo
un vocio a volo di passero radente
di quotidiane faccende in ciabatte
delle donne ai banchi del pesce.
pendule giacche a spalla dei portuali
giù dal turno, abbottonate quelle
di chi andava a montare sul trasto.
sordo scricchiolare del fasciame
dei navicelli (*) legati alle banchine
che l'onda fa cozzare tra loro
al passar rombante di barche a motore
per la darsena della fortezza vecchia.
il grido gioioso di finto spavento
d'una madre che rincorre un elfo
irridente mezzo nudo inzaccherato
che finge d'essere imprendibile.
( * Venezia = rione dello scalo commerciale; fosso=canale; navicello=barcone da scarico)
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