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Siamo Giù, un metro sotto la linea della Vita.

E’ sospensione.
E’ solo attesa.
 
Questa, è un’offesa alla vita.
 
Sarebbe un’offesa a chi in questo momento vive una vera vita.
In questo momento. Ora. Qui. Siamo Giù, sotto la linea della Vita
Sono mesi che il sole non sorge all’orizzonte. Sono mesi di gelo e buio, mesi di corpi martoriati e congelati.

E’ in questo buio che ci muoviamo, che staniamo e siamo a nostra volta stanati. In un continuo altalenarsi di equilibri. E di ...Massacri.

 
Con il tempo, in tutto questo tempo, ho capito che il vero ed unico equilibrio è questa guerra. E’ una conflitto che nessuno sa, ma che continua da anni, tra morti vinti e vincitori. Questo e’ l’equilibrio.
E’ l’unica stabilità che conosciamo, e che sistematicamente, appena cominciamo a sentire vacillare il nostro motivo d’essere, andiamo a ricercare.
Sangue rappreso, neve rossa e un vento che ti arriva diritto al cervello. Costantemente.
Ora sono qui, immerso in un mare di neve rossa, di….. Dio mio, di poltiglia ematica, gelata, e nella mente “quel discorso” di anni fa, il sermone di un folle, fomentato da folle, folle a loro volta fomentate da un folle.
 
Quel fanatico instabile, ci portò a credere di potere prevalere, di potere stabilire un equilibrio unico e totale.
Quel folle che ci condusse fieri ed a testa alta, in questo incubo di ghiaccio e buio, dove la paura è fedele compagna, e la prospettiva della morte, e’ costante come ogni respiro.
 
Fu lui, che disse “ una guerra inevitabile, giusta, l’ultima, veloce, non cruenta…”
 
Stanno portando i compagni massacrati, ora, adesso.
 
Urla che grondano tristezza, e voglia di luce e sole, in questa soffocante oscurità, che no ti da riferimenti, che non ti da speranze.
 
Ti porta a gridare, occhi fuori dai bulbi, a correre come un invasato tra neve rossa e ghiaccio. E il vento, come lama gelida, ti sferza e ti conduce ad impazzire definitivamente….
Li lasciamo andare, li lasciamo li, inutili i tentativi di riportarli all’ordine. Rimangono li, non molto distanti, a morire lentamente. E noi ci guardiamo e ci diciamo che siamo ancora vivi.
 
Ma non si può chiamarla vita. Siamo Giù, ben oltre sotto la linea della Vita.
Ho il dubbio atroce che questa nostra vecchia terra, sia solo l’inferno di una altro pianeta.
 
Nei momenti di massimo sconforto, dove la fame e il gelo ti fermano e ti lasciano spossato,
 pensi con dolcezza al piacere di un’esplosione, al suo bagliore, al caldo che ti avvolge, alla fine veloce di tutto.
Anche il fungo radioattivo sarebbe benedizione. Per tutti.
 
Si arriva a sognarle nei nostri incubi, costantemente.
Fine immediata, fine di tutto, ma almeno fine.
 
Apri gli occhi, ancora speranzoso, e in pochi secondi ti riavvolge il buio vero, e l’incubo continua.
Non ci sono bombe, non c’e’ più nulla da centinaia di anni ormai.
 
Mi chiamano, comincia il mio turno di guardia. Vado a prendere le armi.
Le nostre nuove armi di ultima generazione. Le mie armi.
Una clava chiodata ed un bastone.
E pietre, nel peggiore dei casi, come ultima risorsa.
 
Vado.
Spero di non tornare.
 
Fine
 
(foto presa dal Web,

 
 

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