Un Tempo ... | Poesia | Lorenzo | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Un Tempo ...

Angolo del Borgo Antico.jpg
Jìnde a chéuse sóime cìnghe fréute e quàtte cammóise.
 
In casa siamo in cinque fratelli e abbiamo (solo) quattro camicie.
 
 
Un aforisma spiega l'indigenza
che un tempo si viveva nel paese
e si campava in case poco sane,
 
sotto il cielo, lassù nella soffitta,
oppur nei bassi in uso dei palazzi,
anguste celle umide e malsane.
 
Nel borgo antico strade un poco strette
e s'abitava insieme in un sottano,
quel casalino unisce ben due strade,
 
una bretella coi sottani accanto
abbreviante il cammino tra le vie,  
la serie di gradini larghi un tanto,
 
nei pressi dei due ponti della lama,
una fontana ai piedi della rampa,
di scalinata in pietra lastricata,
 
dove d'estate stringeva la gente,
con le brocche di coccio da riempire,
per la mancanza d'acqua nelle case.
 
Ed ora raccontiamo il nostro detto,
che i nonni ricordavano agli infanti,
seduti intorno al fuoco nell'inverno,
 
che a loro volta avevan ricevuto,
dalla progenie loro antecedente,
dai nonni, dai bisnonni, i tataranni,
 
per segnalar la povertà che un tempo
stringeva le famiglie d'indigenti,
tanta prole, dono di Provvidenza.
 
In una porta dopo la salita,
dimora d'una povera famiglia, 
in indigenza, degna nel bisogno,
 
uno stanzone grande con tramezzo
d'un panno di campagna ripulito,
formava le due stanze, il focolare;
 
in fondo a quella stanza i due congiunti,
avanti un letto grande per i figli
e un angolo cottura per il fuoco.
 
La sveglia la mattina con il gallo, 
il padre pronto a vendere le braccia, 
nella campagna d'uliveti intorno
 
e i cinque figli a disputar vestiti,
soltanto una quaterna di camicie,
all'ultimo soltanto una canotta.
 
S'andava per botteghe ad imparare
l'arte che i generosi e bravi artieri
insegnavano a quattro dei fratelli,
 
il padre contadino, gran maestro,
lo scalpellino, a far parlar la pietra,
il fabbro con il ferro da forgiare,
 
il quarto, l'ebanista bel mestiere,
andava dal maestro Nicolino
e l'ultimo, in mente grande ingegno,
 
sedeva in classe in banchi della scuola,
coi gradi d'istruzione fino in vetta,
per divenire, un giorno, gran dottore.
 
E qui sta tutto il segno di morale,
chi vuole i lampascioni deve andare
in alta murgia e lì sempre scavare.
 
Ed il torrente, ogni tanto, scorre, 
infine al canalone, in quella fossa
portando seco pur terra rimossa. 
 
Vita vissuta, un sogno di ricordi,
ma al giorno d'oggi questo sogno scordi.
 
Lorenzo 19. 11.22  

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