Scritto da © Marco valdo - Sab, 18/04/2020 - 17:10
Cassandra è stanca di parlare, il mondo vuole l'apocalisse.
” Guarda gli orsi che cacciano i salmoni”
“Lo fanno tutti gli anni, sempre uguali.”
“Si ma il tramonto, il tramonto di sera”
“Ne ho di tutti i colori di tramonti.”
“Forse un vulcano in giardino? ti svegli il mattino e voilà un bel vulcano. Mah, forse il primo giorno, poi sai che palle, cenere, lapilli”.
No qua bisogna ricominciare da capo, una bella apocalisse, qualche superstite e via si ricomincia. Tutto nuovo, tutto da rifare, ogni giorno una nuova scoperta, sempre in cima alla lista, ma non così sicuri di vedere il domani. Via quindi, suonino le trombe, rullino i tamburi, arrivi chi deve arrivare e faccia quel che deve fare, di nuovo da capo.
Indicare senza parole il sole, magari un Uuuh gutturale di meraviglia, incidere le prime ipotesi di significato, stupore di sguardi, milioni di indicibili sensazioni.
“L'uomo è a arrivato su Marte” grida estasiato il cronista
“cos'è, aveva finito la benzina per arrivare fino a Giove” risponde annoiato il passante.
Cosa potrà meravigliare, stupire, questo annoiatissimo mondo.
Eppure, anche questo è già lontano, vecchio.
Come naufraghi, appesi allo scoglio, regali di vita, si sciolgono le menti, nell'infantile preghiera.
“Portami con te, ovunque andrai sarà casa”
“Salvami dal poco e niente che vedo”
“Voglio essere qualcosa per qualcuno”
Corsa di salmoni controcorrente, nella sfida d'esistenza, qualcuno arranca, aggrappato al gradino successivo, altri, aspettano la morte, nel fondo di una pozza quasi asciutta. Ma in cima è ancora dolore il premio.
Bastardo e traditore, tutto ripudia, nulla contratta, non è neanche contraria la direzione, che è già termine di paragone.
Ignoranza sorda, volontà cieca, soddisfa l'essere come cannibale, lui è tutto quello che serve, fino al termine dell'energia, cibo per avvoltoi e vermi.
Eppure era altro, non il lento suicidarsi nordico, l'esplosione di sangue e umori di qualche passionale o il deteriorante sacrificio del martirio cristiano.
Possibilità di dolore, come inevitabile accidente
che non turba il viaggio, lo ridisegna
normale conseguenza di vita
Nemico, contrario al senso
padrone di dolore e sangue
centellinatore di veleno
signore degli stolti
Continuo mutare d'illusione
gioco al ribasso
mondo stretto di paure, mancanze
” Guarda gli orsi che cacciano i salmoni”
“Lo fanno tutti gli anni, sempre uguali.”
“Si ma il tramonto, il tramonto di sera”
“Ne ho di tutti i colori di tramonti.”
“Forse un vulcano in giardino? ti svegli il mattino e voilà un bel vulcano. Mah, forse il primo giorno, poi sai che palle, cenere, lapilli”.
No qua bisogna ricominciare da capo, una bella apocalisse, qualche superstite e via si ricomincia. Tutto nuovo, tutto da rifare, ogni giorno una nuova scoperta, sempre in cima alla lista, ma non così sicuri di vedere il domani. Via quindi, suonino le trombe, rullino i tamburi, arrivi chi deve arrivare e faccia quel che deve fare, di nuovo da capo.
Indicare senza parole il sole, magari un Uuuh gutturale di meraviglia, incidere le prime ipotesi di significato, stupore di sguardi, milioni di indicibili sensazioni.
“L'uomo è a arrivato su Marte” grida estasiato il cronista
“cos'è, aveva finito la benzina per arrivare fino a Giove” risponde annoiato il passante.
Cosa potrà meravigliare, stupire, questo annoiatissimo mondo.
Eppure, anche questo è già lontano, vecchio.
Come naufraghi, appesi allo scoglio, regali di vita, si sciolgono le menti, nell'infantile preghiera.
“Portami con te, ovunque andrai sarà casa”
“Salvami dal poco e niente che vedo”
“Voglio essere qualcosa per qualcuno”
Corsa di salmoni controcorrente, nella sfida d'esistenza, qualcuno arranca, aggrappato al gradino successivo, altri, aspettano la morte, nel fondo di una pozza quasi asciutta. Ma in cima è ancora dolore il premio.
Bastardo e traditore, tutto ripudia, nulla contratta, non è neanche contraria la direzione, che è già termine di paragone.
Ignoranza sorda, volontà cieca, soddisfa l'essere come cannibale, lui è tutto quello che serve, fino al termine dell'energia, cibo per avvoltoi e vermi.
Eppure era altro, non il lento suicidarsi nordico, l'esplosione di sangue e umori di qualche passionale o il deteriorante sacrificio del martirio cristiano.
Possibilità di dolore, come inevitabile accidente
che non turba il viaggio, lo ridisegna
normale conseguenza di vita
Nemico, contrario al senso
padrone di dolore e sangue
centellinatore di veleno
signore degli stolti
Continuo mutare d'illusione
gioco al ribasso
mondo stretto di paure, mancanze
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Inserito da Nefelia il Gio, 23/04/2020 - 15:58. #
Inserito da Nefelia il Gio, 23/04/2020 - 15:59. #
Incertezza nei visi
ricordo che muore
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