Il Boulevard ad est è il miraggio della città a venire.
Boulevard, si badi, non lungomare, nonostante il viale
giunga alla spiaggia per sottrarre terreno al Tirreno.
O il contrario che fa un bell’effetto.
Fino a questa idea, era deserto; e si faceva notare
chi prendeva le dune dalle frasi fatte.
Il sindaco di vaglia, già indossa il doppiopetto marinaio
per l'inaugurazione a cielo aperto
(che sappiamo ci sarà, in un settembre del millennio
in cui la luna sarà finalmente una tribuna).
Per adesso, solo bottoni argentei legano le asole della notte
sulle ruvide camicie dei condòmini del marciapiede,
separando di fatto la scogliera spacca onde
dalle maree di teste che prendono granchi.
C'è dell’altro: il braccio lungo del nuovo porto.
La giada del faro lampeggia convinta
che una piccola luce nel lutto della buonanotte
permetta l’ormeggio di barche con l’attenzione dovuta.
All’ancora accorrono i feretri delle traversate.
Si può affermare che le vite dei natanti stanno
nelle scie degli uomini; e che le statue siano scafi
giunti all’approdo come preliminari del paradiso.
Siamo abituati alla monumentalità dagli occhi.
E dall'ascolto.
Tocchiamo le macerie per cauterizzare la memoria.
Osservo i luoghi più stretti a me: capita
uno stupore squilibrato dai cambiamenti
che mi fanno passare per rudere. E lo sono
anche i sogni. Hanno voglia di durare come ogni opera
rimasta intatta perché lo sguardo non la cancella.
E per sopravvivere passa di bocca in bocca
il racconto che si può fare.
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