Scritto da © ferdinandocelinio - Lun, 11/03/2019 - 00:04
Scorre come una vergogna
questa voglia di tornare nella felicità
come le tremule gambe del sifilitico
questo volere fuggire
da tutto ciò che è cancro e pazzia.
Oggi mi ritrovo nella calca.
Gli inverni rossi sono pietre secche
che s’agitano nelle guarnizioni del mio Es
e io cerco solo un esodo codardo,
una fuga primitiva. Mi stacco dalle pieghe
del mio Narciso, mi allontano
dal capezzale di tanto trionfalismo.
Così mi innamoro di un passante
e bacio i nasi umidi dei cani
mentre la primavera mi ritorna nella mente,
sempre nella mente, come un trauma
che ha fissato l’ora.
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