Scritto da © Fausto Raso - Ven, 01/02/2019 - 11:13
A proposito di "siedi il bambino" e "scendi il cane", espressioni che l'Accademia della Crusca ammette soltanto nel linguaggio parlato o familiare ma da evitare tassativamente in contesti formali, ci è venuta alla mente un'altra espressione che - a nostro modesto avviso - è "corretta" solo in contesti informali e non in uno scritto sorvegliato: guadagnare l'uscita. Il verbo guadagnare, come recitano i vocabolari, significa ricevere remunerazione del proprio lavoro; ottenere qualcosa come riconoscimento del proprio impegno, delle proprie qualità: guadagnare 800 euro il mese; guadagnare la simpatia delle persone ecc. Nel verbo in questione, insomma, è insito e sottinteso un lavoro, una fatica fisica o intellettuale. Molti intrattenitori televisivi adoperano il verbo guadagnare con il significato (che non gli è proprio) di raggiungere, arrivare, entrare, giungere e simili: mentre gli ospiti, cortesemente, guadagnano l’uscita mandiamo in onda la pubblicità. Ci sembra che il Tommaseo - Bellini metta bene in evidenza che si raggiunge qualcosa sempre con l’aiuto della forza (fatica) o dell’intelligenza (intelletto). Gli ospiti quale fatica (fisica o intellettuale) affrontano per raggiungere l'uscita? Guadagnare l'uscita, insomma, ci sembra un nonsenso (o non senso). Ma non è finita. Taluni adoperano il suddetto verbo — col beneplacito di alcuni vocabolari (troppo permissivi?) — alla francese, con il significato di vincere e simili: guadagnare 300 euro al gioco; guadagnare una scommessa. In questi esempi dove sta la fatica insita nel verbo? È un uso, questo, che gli amatori della buona lingua non debbono seguire.
Fausto Raso
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