Scritto da © Franca Figliolini - Mer, 14/07/2010 - 15:25
Eppure, nel lungo corridoio tirato a lucido, su cui le luci al neon si riflettono in pozze iridescenti, all'improvviso corre un bambino sfuggito al controllo della madre.
Corre ridendo, la testa rovesciata all'indietro: gioca a scappare, un gioco atavico, utile alla sopravvivenza. Il suono della sua risata penetra nelle stanze dalle luci basse, sovverte il monotono ronzio delle macchine.
Ci affacciamo timidamente alle porte per guardarlo. Una fila di teste che sporge dalla teoria delle stanze. Nessuno cerca di fermarlo, e compare persino un sorriso sotto gli occhi cerchiati.
Così, oggi, l'illusione della vita appare di nuovo possibile.
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