Scritto da © ferdinandocelinio - Mar, 25/12/2018 - 13:19
Spavento la mia ira
a colpi di poesia ricercata.
Mi metto a fare il delicato,
il parvenue della vita agra.
C’ho un’angoscia decennale
sedimentata sotto i calli dei piedi,
l’ansia dei primordi:
del dinosauro,
del fuoco,
dello spaventevole fulmine di Zeus.
E perciò
tremo coi muscoli in pensione;
sono un tappeto di rabbie,
si, persino a Natale,
quando bevo 15 bicchieri di vino
e mia madre dice che
dovrei mettere la testa a posto.
Ma io testa non ne ho:
sono un insieme d’emotività, io,
un groviglio di nervi,
rilassati e tesi,
a seconda dell’increspatura del vento.
Pensate al decadentismo;
alla ricerca linguistica
paradossalmente unica
paragonata agli stili di vita
così vergognasamente umani.
E chiamatemi boehmien.
Un saluto uomini
da una specie di uomo
e buon Natale a tutti.
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