Scritto da © Giovanni Perri - Sab, 24/11/2018 - 07:52
c’è quest’aneddoto, che riguarda lo scrittore Cortàzar, in cui lui e sua moglie, in procinto di partire, mi pare, per Salamanca, avendo dimenticato di portare con sé dei libri da leggere in treno, acquistano nella prima edicola di stazione un libro giallo e così dopo essersi sistemati nello scompartimento condividono in questo modo la lettura: lui legge, poi strappa le pagina, la passa alla moglie, che dopo aver letto lascia scivolare il foglio dal finestrino, e così via, sotto gli occhi increduli degli altri passeggeri. E’ una scena che condensa tutta l’opera letteraria dello scrittore argentino nella sua vocazione a cogliere dalla realtà quel punto estremo, di scandalo, diciamo di rottura della normalità, nella quale noi tutti ci muoviamo facendoci tranquilli mentre il treno della vita ci porta. Cortàzar mette negli occhi del lettore uno stupore primigenio che fissi nuove coordinate e stabilisca una soglia di riflessione tra certezza e dubbio, verità e menzogna, introiezione dello sguardo e stasi della retina, e in ogni storia che ci racconta ci porta per mano in questo punto di estrema sospensione dove elementi della realtà e della fantasia si fondono reinventando per noi una caduta in una sorta di nitido straniamento rivelatore.
Ieri mattina sono entrato in una libreria super affollata e mi è tornata alla mente questa scena. C’era un ragazzo chiuso in un angolo che leggeva e ogni tanto avvicinava le pagine al naso come per voler sentire un odore, qualcosa di più forte che proveniva, immagino, dalla storia che stava leggendo. Chiudeva gli occhi e annusava per qualche secondo, poi sfogliava le pagine procurandosi un vento che gli arrivava alla faccia. Forse, ho pensato, delle storie che leggiamo ci rimane il ricordo di un odore, qualcosa che il pensiero non contempa, che gli occhi hanno perduto in chissà quale dove e che ogni volta cerchiamo di recuperare. Ho immaginato di vedere tutti i lettori avvicinarsi agli scaffali e odorare, come a voler trovare l’odore che manca, la pagina sepolta nell’oblio, la sensazione di aver trovato o anche solo sentito qualcosa. Mi giro e mi accorgo che il ragazzo si è addormentato. E allora l’ho visto giù dal treno ripercorrere i binari e recuperare una alla volta le pagine che la moglie di Cortàzar faceva volar via dal finestrino. Poi, a un certo punto, due commessi si sono avvicinati col terrore agli occhi credendolo morto e hanno preso a scuotergli le spalle e, scuotendolo, lo hanno svegliato.
Ieri mattina sono entrato in una libreria super affollata e mi è tornata alla mente questa scena. C’era un ragazzo chiuso in un angolo che leggeva e ogni tanto avvicinava le pagine al naso come per voler sentire un odore, qualcosa di più forte che proveniva, immagino, dalla storia che stava leggendo. Chiudeva gli occhi e annusava per qualche secondo, poi sfogliava le pagine procurandosi un vento che gli arrivava alla faccia. Forse, ho pensato, delle storie che leggiamo ci rimane il ricordo di un odore, qualcosa che il pensiero non contempa, che gli occhi hanno perduto in chissà quale dove e che ogni volta cerchiamo di recuperare. Ho immaginato di vedere tutti i lettori avvicinarsi agli scaffali e odorare, come a voler trovare l’odore che manca, la pagina sepolta nell’oblio, la sensazione di aver trovato o anche solo sentito qualcosa. Mi giro e mi accorgo che il ragazzo si è addormentato. E allora l’ho visto giù dal treno ripercorrere i binari e recuperare una alla volta le pagine che la moglie di Cortàzar faceva volar via dal finestrino. Poi, a un certo punto, due commessi si sono avvicinati col terrore agli occhi credendolo morto e hanno preso a scuotergli le spalle e, scuotendolo, lo hanno svegliato.
»
- Blog di Giovanni Perri
- 1189 letture