Tutti gli amori di Flaminia Langdon (cap5) | Prosa e racconti | Pest Writer | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Tutti gli amori di Flaminia Langdon (cap5)

Davanti al cancello del parco c'è un discreto assembramento. Un paio di agenti si danno da fare perché rimanga fuori, alla larga dal luogo del delitto. La voce si è sparsa in fretta, ed essi stessi, quando intervengono a sirene spiegate, non contribuiscono a garantire riservatezza agli avvenimenti. Il capannello di curiosi che si è formato contemporaneamente all'arrivo delle loro macchine non sembra comunque intenzionato a mollare la postazione.
Ogni tanto esce qualcuno, alla spicciolata, esemplari tipici della notturna umanità di Redrock Park: prostitute, travestiti, qualche coppietta, perfino un paio di insospettabili e rispettati padri di famiglia. Un mormorio si leva al loro passaggio, varie voci discordanti. Qualche perbenista si lascia sfuggire un'esclamazione indignata. Qualcun altro, di idee più libertine, dà sfogo a una risatina ironica e compiaciuta.
Escono, e si dileguano velocemente.
Greg Dalara avanza a passo sicuro, ignorando la folla tenuta lì a bada. All'agente che al solito gli si para davanti per bloccarlo esibisce il solito tesserino. Lo conoscono bene tutti, ma ci provano assiduamente, sperando sia il giorno buono che ha lasciato il documento a casa. Una soddisfazione che finora Greg non ha concesso una volta.
Il percorso è interamente in penombra, finché non compaiono grossi riflettori che illuminano a giorno la scena del delitto. Lì c'è un altro assembramento, quasi esclusivamente di uomini in divisa. Uno dei due o tre in abiti borghesi si allontana dal gruppo per raggiungerlo non appena diventa visibile. È chiaro che stava aspettando proprio lui. Greg ne riconosce a distanza la figura alta e secca, benché in controluce. Nessun altro si cura del suo arrivo, il servizio d'ordine è affidato a quelli all'esterno. Nessuno, a parte l'uomo gigantesco con una grossa stella lucente appuntata sul petto, che si lascia sfuggire un “merda, ci siamo proprio tutti!”
- Tu qui, Barney?
L'uomo alto e ossuto annuisce e gli si affianca, per accompagnarlo al centro della piccola ressa.
- Sì, Greg. È una cosa grossa, questa. Lo sento. E sai che raramente mi sbaglio. Pete ha già scattato qualche foto. Al resto, dovrai pensarci tu. Voglio qualcosa di forte, d'esplosivo. So di poter contare su di te.
È affannato, Barney. Non tanto per la stanchezza. C'è eccitazione, nel suo rantolo. Se la temperatura non fosse così mite, verrebbe da pensare che stia morendo di freddo.
Greg si ferma e lo affronta. - Correggimi se sbaglio: stai pensando di usare il fatto contro Deauville.
Barney lo afferra per il braccio e lo costringe a proseguire. La sua agitazione diventa più marcata, mentre spiega. - È lui il sindaco della città. Tutto quello che accade, qui, è responsabilità sua. Per le cose che vanno bene, onore al merito, e sarà il primo a ricordartele alla prossima campagna elettorale. Se succede una cosa del genere, non possiamo far finta di niente.
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