Sono tanto stanca.
Non è quella stanchezza fisica che tonifica e predispone ad un sano riposo.
È una stanchezza morale. Il cervello si rifiuta di pensare e tende a voler dimenticare.
Devo, voglio difendere questa mente che è rimasto il mio unico bene.
Gli scaffali che cerco per depositarvi i miei pensieri e ritrovarli nel momento che li desidero, posso solo collocarli nel mio cervello e se esso non li vuole ricevere resto veramente senza più un posto tutto mio.
Perdere tutto, saper rinunciare a tutto, l’ho già fatto ma non posso rinunciare ai miei pensieri alternando chiarezza e vuoti, mi impressiona troppo, preferirei non più vivere.
Il mio unico e solo desiderio in questo momento è il bisogno di stabilità.
Di essere abbandonata da questa compagna di strada che, da qualche tempo, affianca la mia esistenza e che si chiama PROVVISORIETA’.
Vorrei non provare più quella sensazione di provvisorio che non mi permette di dare un ordine alle mie cose come pure ai miei pensieri.
Camminiamo insieme come due compagni inseparabili che non si amano ma convivono e la mancanza di coraggio di queste due esistenze fa si che non riescono a staccarsi.
Sento come se a questa provvisorietà mi ci fossi affezionata tanto da non riuscire a starne lontana.
Ma ora veramente comincio a provare disagio, stanchezza, desiderio di essere abbandonata dall’incertezza del poter vivere.
Questo abbandono richiede uno sforzo di volontà che più non posseggo. Sarà quindi duro, sofferto ma necessario per alfine riunire le mie idee, i miei ricordi.
Poterli collocare in un posto tranquillo, sicuro, non più soggetti a spostamenti e riordinarli in nitidi scaffali, evidenziati tutti a me di fronte per poter attingere da loro e con sicurezza ritrovarli là dove li appoggio.
Servirmene al momento giusto per coordinare i miei pensieri, dare loro un filo continuo così come ho sempre desiderato, per poter prima di tutto godere io di queste combinazioni, questo fluire degli avvenimenti e delle situazioni che sempre si affollano nella mia mente e porgere poi ad altri: emozioni, sensazioni bellissime, ricevuti da quadretti di vita che chiedono di essere descritti.
Poter provare un momento di liberazione nel districare questi fili intrecciati, dividerli, renderli puliti, ordinati e chiari alla mia lettura, sì da trovare in essi soddisfazione, compiacimento e soprattutto: SERENITA’.
Maria Dulbecco
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