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Frammenti

“Ma cosa hai fatto?” mi domanderai “Perché un gesto simile?”
 
Perché oggi ho sorpreso il tuo sguardo dentro lo specchio, mentre mi allontanavo dal letto, dopo l’amore, un amore stanco che ormai ha solo il nome di consuetudine. Ti ho visto soppesare il mio corpo con aria critica, poi i tuoi occhi si sono posati su questo schizzo a carboncino di tanti anni fa: una giovane nuda, raffigurata di spalle. Quella ragazza ero io o meglio ero ciò che voleva il tuo sguardo: la gloria del mio culo, come ripetevi spesso facendomi arrabbiare, l’assenza del mio volto. Se la donna del ritratto avesse mai potuto girarsi, ti saresti stupito per l’aria corrucciata, gli occhi cupi, quel suo mordicchiarsi le labbra come a trattenere parole. Perplesso ti saresti affrettato a ripercorrere il momento: non era un bel  pomeriggio di fine giugno quello che le tue dita e i tuoi gesti fissarono su un foglio per trattenerlo meglio nei ricordi? Ma i ricordi non sono sempre condivisi. Mentre tu ripercorrevi le linee del mio corpo, ti restavano ignote le nubi sul mio viso, così ti sfuggiva la mia delusione per quel tuo volermi ritrarre di spalle. Pensavo di non essere abbastanza bella, mi chiedevo se il mio naso fosse importante, l’arco delle sopracciglia troppo sottile, se fosse la luce negli occhi a mancarmi, oppure qualcosa di più indefinibile.
 
Ecco perché non ho mai amato questo schizzo e quando l’hai voluto appendere nella nostra camera l’ho accolto come un ospite che si accetta per cortesia. Negli anni, la donna con il suo culo glorioso è diventata una rivale, perché il mio corpo invecchiava e tu lo trascuravi, mentre guardavi con nostalgia quell’altro, intatto, dentro la cornice. Ma ogni cosa cede sotto l’incalzare del tempo, tutto si corrode, a ben guardare la carta è ingiallita, i tratti sono un po’ sbiaditi. Anche il tuo disegno, mio caro, non è più lo stesso, però tu non puoi capire, tu non sai osservare, per questo lo sto facendo a pezzi, perché ti sia più chiaro il suo declino, metafora del nostro.
 
Poi mi siederò in cucina, di fronte a te, tra noi una manciata di frammenti. Potrai scegliere se ricomporre il ritratto, linee che combaciano a fatica dopo lo strappo, oppure guardarmi negli occhi. E io saprò cosa fare.

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