Scritto da © pedronessuno - Gio, 20/04/2017 - 20:27
La solitudine assoluta, come la fame estrema, è qualcosa che non ho mai provato. Non riesco a immaginare cosa potrebbe significare. Restare un mese intero isolato dal mondo, per esempio, in mezzo alle montagne, in una baita tagliata fuori da tutto dopo una bufera di neve. Penso al silenzio, ai rumori del ghiaccio che scricchiola, al vento. Ma è qualcosa che nella mia mente non assume un senso definitivo, riporto solo momenti già trascorsi in situazioni simili, di durata minima. Forse mi piacerebbe fare un'esperienza simile. Avrebbe un significato? Mi insegnerebbe qualcosa? Chi può dirlo. Vivo in un quartiere popolare di Torino, quando esco la mattina c'è il mercato, tutti i giorni. Non conosco nessuno, ma sono circondato di persone. Non sono solo, anche se mi sento solo, così come la sera mi viene il desiderio di mangiare una pizza, ma potrei pure farne a meno, non ne morirei. In qualche modo tutta l'umanità che mi circonda mi influenza, come dire, per osmosi, anche senza un reale contatto. Lo scambio avviene, basta guardare, credo sia un dato di fatto.
Abito da solo in un bilocale, non mi cucino quasi mai nulla, non faccio la spesa, sono occupazioni che mi scocciano. Ho pensato alla solitudine sin da quando ho aperto gli occhi, questa mattina, fissando il soffitto biancastro della mia stanza. Sono rimasto parecchio tempo a pensare, poi mi sono alzato, ho fatto una doccia e sono uscito a fare colazione. C'era il mercato, gente di varia nazionalità che parlava con volumi diversi, cartacce e cassette di arance e altra frutta.
Ordino un caffè e un croissant al pistacchio. Mi viene voglia anche di un succo di frutta, lo prendo alla pera. Pago, ringrazio, esco a fumare una sigaretta. La cravatta svolazza nel vento, non fa freddo, non fa caldo, si sta bene.
Non so perché svegliandomi ho pensato alla solitudine. Sono immagini che arrivano senza una ragione, non posso poi farci a meno di soffermarmici.
Cosa perderei se lasciassi tutto e andassi su una spiaggia a morire di fame?
Salgo in macchina, vado in ufficio.
In un certo senso sarebbe una consolazione morire senza che nessuno lo sappia, lontano da tutto, sarebbe un po' come se la mia esistenza non fosse mai accaduta. Che per dirla tutta da qui a cento anni, in qualunque modo mi capiterà di andarmene, sarà la stessa cosa: nessuno saprà che sono vissuto per un certo tempo, in un certo luogo, il ricordo di me svanirà.
Dentro di me i ricordi restano invece, non si staccano, a volte tornano senza un motivo.
Mentre guardo il semaforo che non si decide a diventare verde mi passa davanti agli occhi l'immagine di quattro ragazzine sulla spiaggia di Varazze. Una cosa accaduta trent'anni fa. Non so perché qualche ricordo sia così persistente..
Scatta il verde, parto, cerco parcheggio. Come sempre è tutto occupato, mi toccherà iniziare a girare in tondo finché qualcuno non se ne andrà. Accendo la radio su una stazione sportiva, ascolto le ultime notizie. Ieri il Bayern Monaco ha vinto la Champions League. L'opinionista spiega il motivo per cui i bavaresi sono tanto forti. Sono d'accordo con lui, la gestione virtuosa della squadra e del club ha generato plusvalenze, soldi da investire. Poi ci sono state le scelte azzeccate su certi giovani, sulla cessione di giocatori poco funzionali alla rosa e via dicendo.
In definitiva però credo che si tratti anche di fortuna, per una buona parte.
Non trovo parcheggio, sto girando da dieci minuti, inizio a innervosirmi. Prendo il cellulare e mi accendo un'altra sigaretta. Scorro i social a cui sono iscritto e mi innervosisco ancora di più nel leggere certe stronzate di certa gente. Poi guardo se c'è qualche ragazza che in un modo o nell'altro mi ha cercato, che magari ha messo un apprezzamento ai miei post. No, niente di tutto questo.
Sulla spiaggia di Varazze, trent'anni fa, c'erano quattro ragazzine, avranno avuto qualcosa come quindici anni. Ne guardavo una in particolare, mi aveva colpito il modo in cui si sfilava i pantaloni, abbassandoli fino alle ginocchia con le mani, iniziando poi ad alzare le gambe come stesse marciando per fare in modo che scendessero fino ai piedi e infine levarseli facendo leva con i talloni. Sembrava una specie di balletto. Era mora, con i capelli lunghi fino a metà della schiena, magra ma con il seno già sviluppato. Io avevo il torcicollo in quei giorni, restavo sullo sdraio sotto l'ombrellone dalla mattina fino alla sera, senza togliermi la maglietta perché mi vergognavo della mia pancia enorme. Non facevo mai il bagno, sia per il torcicollo ma soprattutto perché non volevo farmi vedere in costume. Leggevo fumetti e me ne stavo all'ombra. Le quattro ragazze soggiornavano nel mio albergo. Di tanto in tanto mollavo la lettura e immaginavo di andarci a parlare, la sera, dopo cena. Di portare quella che mi piaceva a fare una passeggiata sulla spiaggia, di baciarla, di innamorarmi e tutto il resto. Quando avevo un momento di intimità mi masturbavo su questo pensiero. Stavano con i genitori, una di loro era sola con la mamma. Mi ero fatto l'idea che fosse divorziata. Era piuttosto bella. Un pomeriggio dissi a mia mamma che mi faceva troppo male il collo per andare in spiaggia e rimasi a letto. Mi masturbai almeno tre volte, immaginando prima la storia con ragazzina, poi la donna divorziata -o che io supponevo tale- che per qualche motivo sbagliava stanza ed entrava nella mia, in bikini, proprio mentre mi segavo, si scusava per l'errore imbarazzata e poi con una scusa si avvicinava a me. E mi toccava fino a farmi venire. Quella possibilità mi aveva portato a pensare che una cosa simile sarebbe potuta accadere anche con la signora che faceva le pulizie. Non sapevo neanche che faccia avesse ma questo non fu un limite per la mia fantasia. Accadeva tutto come con prima, cambiava solo la protagonista.
Mangiavo molte brioches, in spiaggia, mia madre mi riempiva di zuccheri come un pallone. La odiavo ogni volta che me ne allungava una, non sapevo resistere, odiavo lei di rimando, in verità, essendo troppo giovane per odiare me stesso. E in fondo ero felice che lo facesse, che mi riempisse di attenzioni. Poi mi facevo schifo e mi sentivo un obeso. Anzi, avevo poco da sentire: lo ero e basta.
Con gli anni le cose sono migliorate, sono dimagrito e ho iniziato a parlare con le ragazze.
Anche se migliorate non è proprio la parola giusta. Diciamo che sono cambiate.
Un tizio sale su una Nissan, mi lascia il posto, parcheggio. Ho voglia di un altro caffè, lo prendo prima di entrare in ufficio. Controllo ancora il cellulare, nessuna novità, sono passati pochi minuti da quando ho guardato. Non so neppure che tipo di novità mi aspetti, di certo nulla che possa cambiarmi la vita, ma la speranza permane e non è qualcosa che si possa controllare con una motivazione logica. Un po' per lo stesso motivo leggo l'oroscopo sul giornale del bar. Preferisco quello settimanale, mensile è ancora meglio, perché quello del giorno lascia poco spazio alla possibilità. Se dovessi leggere oggi troverai la donna dei tuoi sogni non riuscirei a crederci, mentre se questa eventualità viene spalmata nell'arco di un mese allora diventa più plausibile.
Dice così:
"Contemplando l’incertezza che il futuro sempre ci riserva, il grande Goethe osservò che l’uomo scruta tanto volentieri nel futuro, perché tanto volentieri volgerebbe a suo favore, con taciti desideri, ciò che in esso oscilla, l’incerto. E anche voi che state leggendo questo oroscopo, forse state solo cercando di prendere confidenza con tutto ciò che sarà, ovvero con il vostro destino. Perché vorreste farvelo amico. Saturno sarà incerto (come il futuro) dal giorno 6, qualcosa che rischia di farvi sentire sempre inadatti alle scommesse del tempo, incerti sul da fare, sulle scelte più importanti, sulla consapevolezza per al quale tutto ciò che state facendo, possa essere qualcosa in cui credere per davvero. Ma ricordatevi: si tratta solo di un effetto destinato a durare sino all’estate, insomma non è proprio il caso di rinunciare ai vostri sogni di lungo periodo, ai programmi per il futuro, il vostro. Venere intanto tornerà nei Pesci solo per farvi compagnia con la sua bellezza, con la sua luce e il suo amore per le cose migliori. Giusto in tempo per far crescere la vostra capacità di mantenere ottime relazioni, appena prima cioè che Mercurio si confonda rendendo poco chiare anche le persone che vi saranno più vicine. Non sarà davvero il momento di scegliere - da soli ma anche in coppia - perché queste stelle non vi aiuterebbero a essere abbastanza logici e obiettivi. Provate dunque a concedervi un mese assolutamente primaverile, un tempo in cui le cose più facili e belle possano avere sempre la precedenza, possano dominare la scena."
Ho capito solo che devo aspettare l'estate, ma non per cosa. Ma è sufficiente per accettare i giorni che mi separano da qui alla stagione calda. In quel momento dovrebbe capitare qualcosa che non mi è chiaro. Se poi non avverrà ci sarà un'altra buona ragione per aspettare. Intanto posso stare tranquillo per un po'.
Pago ed esco, l'aria si sta scaldando. Entro in ufficio, saluto la segretaria.
Roberto vuole parlarti, mi dice dopo il ciao Luca.
Salgo dal capo, sono un po' agitato. Mi piace quando i miei superiori vogliono parlarmi, mi fa capire che sono consapevoli della mia esistenza.
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