Lo incontrai per una strada di fango
- il buio nascondeva il suo volto e non lo riconobbi -
erano già tutti dentro, seduti accanto
ad un boccale di vino. Mancavo solo io,
io, io fui l’ultimo a giungere al casale dei pescatori.
M’attendevano da tanti anni, e quando
entrai era già tutto finito, quelli già tutti
erano andati via. O non erano mai giunti?
Nessuna macchia di rosso vino sulla tovaglia c’era,
che sempre scorre nel berlo. Uscii.
L’uomo che fuori al buio non riconobbi
non lo conobbi mai, solo perché
semplicemente non era mai esistito.
Percepivo l’odore della nebbia nel respiro,
nessun lampione pur fioco illuminava la fanghiglia.
Ero solo, e se qualcuno avessi mai incontrato,
saremmo stati – io e lui – ancor più soli.
Vagando, vagando, pervenni alfine al porto?
Questo, questo, solo per la salsedine nell’aria?
Non seppi mai se anch’esso fosse mai esistito,
il mare, intendo, così immenso
per essere davvero mai esistito.
Quella notte, una buona volta, niveo da secoli,
intesi che nulla era tangibile,
perché nulla è ciò che in verità aneliamo.
Nella nebbia e nell’odore del mare,
che da sempre per me solo m’ero inventato,
all’improvviso pensai di rivedere
l’uomo nascosto nel buio.
Fu un attimo, poi disparve, perché non c’era.
Naturalmente perché non c’ero anch’io.
Antonio Ragone (Da "L'isola nascosta" Ed. Akkuaria 2007)
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