Scritto da © Marco valdo - Sab, 17/12/2016 - 13:55
Non sono uno scrittore, sono un ignorante che mette mozziconi d'intenzioni una dietro l'altra, un buzzurro che ha letto troppi giochi di parole sulla Settimana Enigmistica, prima a scuola, quando si spiegava quello che c'era da sapere e dopo in nel bagno mentre cercava di espletare quello che c'era da espletare.
Non chiamatemi scrittore, mi stanco alla seconda parola, ho la costanza di un bradipo stanco, due giorni per trombare, quando è in forma.
Quello che scrivo è una accozzaglia di nulla mischiato al niente, non cercateci altro, l'altro è solo quello che ci vedete voi, declino ogni responsabilità, mi avvalgo della facoltà di non intendere e di non volere.
L'errore è stato a monte, la prima volta che ho detto “mi piace scrivere” poi però il resto lo avete fatto voi, io ho continuato a scarabocchiare parole, ma dato che non avevo dato altro appiglio, la velleità è diventata intenzione, qualcuno cercava il significante, qualcuno cercava il messaggio, si cominciava a interpretare il nulla, si chiedevano chiarimenti.
Io di chiaro non ho altro che la certezza di non sapere una beneamata minchia, tutto mi scorre intorno e io non riesco ad afferrare nulla che non siano intenzioni, quelle di cui scrivo.
Posso fare un muretto in mattoni, un pavimento in pietra, niente di che, ma comunque funzionale allo scopo, posso provare a riparare un rubinetto, a dare luce a una lampadina, ma non chiedetemi significati a questo insieme di parole che unisco per diletto e soprattutto non costruiteci dietro nessun amore.