Scritto da © Ezio Falcomer - Ven, 02/12/2016 - 14:45
<< Si, forse ciò di cui ho bisogno non è la letteratura ma rimanere solo in una stanza e fantasticare. Allora comincio a sognare cose bellissime su tutti quei luoghi affollati, sulle riunioni famigliari e scolastiche, sui pranzi con i parenti nei giorni di festa e sulle persone che vi partecipano. Durante quegli affollati pranzi fantastico sulle persone che siedono intorno a me e le rendo più divertenti. Nella mia immaginazione tutto diventa interessante, attraente e vero. Parto da questo mondo noto e comincio a immaginarne uno nuovo. Così siamo arrivati al nocciolo della questione. Per scrivere in modo soddisfacente devo annoiarmi per bene, e per annoiarmi per bene devo immergermi nella vita. Quando sono proprio in mezzo a tutto quel frastuono, agli uffici, alle telefonate, all’amore, all’amicizia, su una spiaggia assolata o a un funerale in una giornata piovosa, quando cioè sto per entrare nel cuore degli eventi, sento improvvisamente di trovarmi al loro margine. Comincio a fantasticare.
Se siete pessimisti potete pensare di annoiarvi. In entrambi i casi, una voce interiore vi suggerisce: «Torna nella tua stanza e siediti alla scrivania!» Non conosco i metodi degli altri, ma quelli come me diventano scrittori in questo modo.>>
Se siete pessimisti potete pensare di annoiarvi. In entrambi i casi, una voce interiore vi suggerisce: «Torna nella tua stanza e siediti alla scrivania!» Non conosco i metodi degli altri, ma quelli come me diventano scrittori in questo modo.>>
(OrhanPamuk, “L’autore implicito”, in “Altri colori”, Einaudi, Torino 2008, pp. 10 ss.)