Scritto da © Ezio Falcomer - Mar, 29/11/2016 - 05:55
<< La prima volta che mi fu mostrata la possibilità di un rapporto diretto tra la letteratura e le arti marziali, partecipavo a una lezione di jeet kune do" ["Il jeet kune do è una tecnica (o uno stile) di combattimento inventato da Bruce Lee (sì, quello dei film) e consisteva nella mescolanza (opportunistica, anti-scolastica) delle tecniche più efficaci delle varie scuole di combattimento, boxe inclusa", nota del recensore]. "Il maestro (...) martellava il corpo dell'allievo con una progressione di colpi che partivano dalla lunga distanza, poi si appressavano, ogni tecnica annodandosi alla precedente: una leva che seguiva a una gomitata e una ginocchiata, fino alle prese di strangolamento a terra, quando il corpo della vittima era crollato. Di ogni tecnica il maestro sottolineava l'intercambiabilità" [...]. "Insomma, è come quando scrivete - continuò il maestro, imbarcandosi in un'analogia inaspettata - io v'insegno dei colpi che sono dei vocaboli, poi bisogna inserirli in concatenazioni che sono le frasi, la grammatica, ma quando diventerete più capaci, sarete voi a comporre le vostre frasi, cambiando, a vostra scelta, come quando scrivete..." >>
(Antonio Franchini, "Quando vi ucciderete maestro?" pp. 27, 29-30)
(da http://seishin-dojo.weebly.com/blog-e-ap…/november-26th-2012, 23-8-2014, h 23:20)