Sottotitolo - La razza umana scomparsa e poi ritrovata
Il pianeta brulicava ancora di polveri nocive ma grazie alle maschere di respirazione non accusavamo alcun malessere. Scusate... non mi sono ancora presentato... Mi chiamo Sisco Fridman e sono un Altiano. Il mio pianeta d'origine è Altus, nel sistema stellare d'Orione. È ormai circa un lustro che la mia squadra di ricerca esplora sistemi stellari alla ricerca di nuove forme di vita. E come ufficiale scientifico, incaricato dal consiglio di Altus, è mio impegno raccogliere informazioni relative alle civiltà che incontriamo durante i nostri viaggi esplorativi... Oggi, in data astrale 54.80. in corrispondenza temporale di Altus, siamo sbarcati su un pianeta ormai collassato da tempo, ma che tuttavia rivela tracce di civiltà. Il nostro sistema di tele-trasporto ci ha fatto atterrare all'interno di un edificio basso e mezzo sventrato. L'atmosfera attorno è carica di tracce di metalli pesanti, come se ci fosse stato un bombardamento con armi pesanti... Nonostante ciò, io e il tenente Sandra Gillon ci muoviamo agevolmente senza incontrare resistenza. In questo momento oltrepassiamo una porta sventrata, che si affaccia su un'ampia stanza, all'interno della quale si nota un lettino, una scrivania e uno schedario aperto sulla stessa. Mi avvicino lentamente, mi guardo attorno, e convengo che ogni cosa appare essere stata lasciata all'improvviso... Sandra, intanto, ha oltrepassato un uscio posto sulla parete sinistra scomparendo... Sono davanti alla scrivania e ho aperto lo schedario... Leggo:
"Stamattina è tutto in ordine. Come se niente fosse successo, come se me lo fossi sognato. Me la immagino mamma mentre puliva tutto, raccoglieva da terra i cocci dei piatti che erano volati, toglieva le macchie di cibo che costellavano il bel pavimento del salotto. China, le lacrime trattenute, le mani che scostavano dal viso i capelli sfuggiti al fermaglio. Ancora vestita da sera, come sempre si veste per la cena. Perché lei vuole che tutto sia bello, comme il faut. Beh, stavolta sarà stato relativamente facile pulire. Almeno non c'erano schizzi di sangue. Niente impronte sanguinolente sulla tappezzeria damascata, nessun taglio sulla seta delle tende. Certo, nel ripulire avrà dovuto buttare quel bel quadretto schizzato di vino, quel centrino a tombolo talmente sporco da essere impossibile pensare di smacchiarlo. Ma sono quisquilie. Effetti collaterali. L'importante è che sia tutto in ordine. E poi, forse ho davvero sognato. E non è successo niente. Io sto bene, e tu come stai?"
- Lewton... ricorda d'avviare il recorder... - dico all'ufficiale delle comunicazioni, mentre assaporo ancora lo scritto appena finito di leggere.
- Certo, comandante Fridman...- risponde lui con la consueta calma. È abitudine usare il recorder nelle missioni d'esplorazione, il suo utilizzo è d'estrema importanza... Grazie ad esso si possono raccogliere informazioni e archiviarle con cura nel nostro database universale, una sorta di enorme contenitore, all'interno del quale sono visibili le orme, i segni delle più svariate civiltà dell'universo... Comincio a sentire caldo, la tuta di protezione è diventata ingombrante. Vorrei tanto sfilarla ma so che non posso. Ritorno a focalizzare tuttavia l'attenzione sullo schedario dalla copertina traslucida rossa, su cui, a caratteri cubitali, un'etichetta autoadesiva riporta un nome: "Dott. Mirco Frimatti". Intuisco immediatamente che mi trovo davanti ad un importante insieme d'informazioni della razza che viveva su quel pianeta. Riprendo a leggere ad alta voce per dare la possibilità al recorder di registrare:
"Oggi giorno della merla, la resa all’incomunicabilità è un oggetto, una cosa che si può toccare. Eppure una lettera di carta, spedita da un amico lontano, basta a farmi credere che le strade torneranno transitabili, che la spiaggia fredda aspetta la prima passeggiata senza scarpe. Il bosco a mezza costa coltiva sotto la brina il suo manto di fragole cremisi, per l’ultima estate, la migliore. Dal divano di paglia della terrazza a mare vedo uno svolazzo di tende da sole, e, dietro, il popolo della spiaggia accogliere a braccia aperte l’estate. Forse è quell’oscura formica che si annida nel cuore a registrare un dissenso, qualcosa che cova nell’ombra, in agguato. La stessa formica che coglie il soffio dell’Africa, un tamburo che rulla nelle tenebre, parla a chi non sa capire. La memoria frutto di vite rustiche, di minuscole storie, ricorda i tempi e luoghi, un regalo di compleanno, non importa l’asprezza del percorso, alla fine riflesso in uno specchio d’acqua troviamo il nostro volto. È il senso dell’addio, questa nausea leggera, quasi un logoramento che, all’improvviso, viene, e sai bene che non puoi farci niente, qualcosa dentro si è spezzato. Non è la fine del mondo, è un altro coccio rotto che si allinea fra il vasellame che stipa gli scaffali di questa bislunga credenza dove si chiudono le cose. Qualcuno, non tu, domani, tenterà un restauro. E tu come stai?"
Un altro spezzone assai interessante, penso immaginando la fisionomia della persona che può avere redatto queste parole molto cariche. Avido di sapere, continuo nella lettura:
"Io sto bene, tu come stai?
Io? Adesso sì sto bene. Ho portato la biancheria in lavanderia a gettoni. Sai, ho approfittato dell'orario notturno: non c'era nessuno. Ho fatto in un lampo a metterla dentro. Poi, era perfetta, linda e asciutta. Sapevo che se lo sporco si fosse seccato, sarebbe stato un problema lavarlo via. Come ho fatto? Certo non è stato semplice, dopo anni e anni di convivenza, sopportazione e compromessi, poi uno esplode! No! Tu non puoi o non vuoi capire. Queste cose bisogna averle vissute o viverle. Un giorno dietro l'altro, con le spalle al muro, per quieto vivere. Perché ci sono i figli; il mutuo della casa; lei, sua madre che - poverina - è rimasta sola e viene a vivere con noi. E tu, sempre più nell'angolo, devi dare spazio, per il bene della famiglia. In fondo che ti costa? Qualche libro in meno, qualche film o rappresentazione teatrale che - forse - daranno in tv; gli amici, che è meglio perderli che trovarli e, poi, il massimo: "Devi smetterla di guardare le altre donne". E che cazzo! Ho trovato lì l'accetta, con la quale ad agosto mi aveva detto di preparare i legnetti per accendere il camino, e... Ora sto meglio, credimi."
e ancora:
"Ma tu come stai?
Eccola la domanda alla Gigi Marzullo…(della serie: fatti una domanda e incasinati nella risposta). Io come sto? Uno schifo. Ho la testa vuota, ma soprattutto il cuore in vacanza. Scrivo a fatica, tutto mi pare difficile oppure scontato, un insieme di sensazioni incoerenti che fatico a governare. Vorrei staccare la spina per un po’, ma qualcosa mi spinge irrazionalmente con le dita sulla tastiera e allora fatico, impreco, mi fermo, riprendo, cestino tutto chiedendomi: chi te lo fa fare? Ecco come sto. E tu, Franco, come stai? Aspetta, non rispondere, so già la risposta: “Benissimo, mai stato meglio”! Visto? Ti conosco come le mie tasche: bastian contrario dalla nascita e rompicoglioni!"
Queste parole mi fanno pensare. E soprattutto la frase in cui si fa riferimento a una modalità di rigenerazione... Con un piccolo movimento oculare attivo il visore interno al casco collegato all'astronave orbitante, scorro velocemente le funzioni rigenerative fino ad allora archiviate e trovo quella cui si fa riferimento esplicito alla spina. Collegamento attraverso cui si alimenta con energia elettrica... Ho una leggera soddisfazione. Gli esseri che vivevano questo pianeta si alimentavano di quell'energia. Chiudo il visore e vado avanti a leggere:
"E Voi?
Io sto male, ma male malissimo, bene che meglio non si potrebbe stare. Solo ignorandomi, annullandomi, vedo una soluzione. Pensare anche al cibo dato, a una trasmutazione a farfalla una buona volta, mi verrebbe utile. Poi metterei le ali in proprio. Altrimenti chiedermi: mi sarà possibile essere nessuno, sempre? E Voi?
P.Es: il cibo, il cibo"
Mi piacerebbe vedere la forma fisica di questa razza. Le parole che leggo hanno solleticato il mio interesse scientifico... Più mi addentro nelle spire di questi concetti e maggiore è la voglia di saperne di più di questo posto, come se ci fosse stranamente qualcosa che mi sfugge, un particolare che non riesco ancora a mettere a fuoco... All'improvviso sento un rumore attutito alle spalle, mi giro, mi concentro e porto la mancina sull'arma appesa alla cinta della tuta... Non vedo nulla, forse comincio ad accusare la stanchezza... Respirando profondamente ritorno sullo schedario e, girando la pagina, richiamo nuovamente il visore. Impongo con il movimento oculare un ordine al piccolo schermo facendolo inclinare lievemente in modo d'avere una prospettiva migliore, quindi invio un impulso mentale al server che contiene il database. Desidero saperne di più del pianeta che siamo perlustrando e, dopo aver inviato i dati che ho in mio possesso, cioè sistema stellare, coordinate astrali, rotta seguita per arrivare e galassia di partenza... attendo che sul visore compaia qualche notizia relativa al luogo... intanto vado avanti con la lettura:
E nel foglio successivo...
"Come sto? Di merda!
Non mi è mai andata bene... da sempre. Perchè sono brutto. Sono un cesso e le ragazze non mi guardano. Sono piccolo e ho le gambe storte. Occhi e capelli castani e tanti brufoli... e me lo dicono tutti, sempre. Non so come fanno, ma anche se dicono solo quattro parole riescono a farci entrare "piccolo/gambe storte/brufoli/cesso". A volte qualcuno mi ha chiamato WC (quella Valentina che mi aveva fatto vedere che aveva in tasca un preservativo e che voleva sapere come se lo mettono le donne).
La scuola però è diventata uno sballo... da quando sono in classe con quel truzzo di Andrea.
Si chiama Giorgioni, ma lo chiamiamo Giorgy.
Belin, che tipo da da casini che è! Nessun professore riesce a comandarlo, a mettergli i piedi in testa! Lui gli risponde sempre da schifo e dice tutto, proprio tutto quello che gli passa in testa, delle cose mostruose su quello che è (e anche su quello che non è) un prof.
I pro diventano matti. C'è da dire che lo diventano per poco... se arrivi in ritardo di dieci minuti, loro incominciano a menartelo con la giustificazione e se ce l'hai e se non ce l'hai e perchè sei arrivato dopo e perchè non hai salutato quando sei entrato...
A me che cazzo mi frega del registro che se mi sospendono ci godo! Mi frega del diario che mia mamma legge tutte le sere e se c'è scritto qualcosa di qualche pro che lei considera, mi fa un culo così. Di altri no. Dice che non contano e io con quelli lì me la spasso.
Ormai siamo d'accordo con Giorgy che io comincio, dico una cosa e lui continua a ruota libera finchè tutti ridono.
Le battute pesanti ha incominciato a dirle perchè suo padre è amico della prof di mate (dice che era uscito con lei da giovane e che ci aveva lepegato)... Ma le altre prof sono delle vecchie galline e suo papà gli fa i complimenti solo per rispetto.
Io invece li sfido. E' solo che quando rido, mi vendico perchè mi hanno bocciato! L'anno scorso me e Giorgy ci hanno steccato perchè ce lo meritavamo, ma stavamo in una classe troppo bella! Non piena di secchioni come questa qui. Gli altri ora sono alle superiori e ci guardano dall'alto. Anche Dipri e la Rosy sono passati, non si sa come. La prof di italiano dice che non sarebbe servito a niente bocciarli perchè non ci arrivavano.
Non capisco neanche perchè mio papà è morto. Perchè proprio lui?
"
Questi due episodi mi trasmettono una sorta di piacere e sorrido con gusto immaginandomi la scena. Trovo divertente il ruolo dell'insegnante sbeffeggiato. Intuisco che tale civiltà deve essere educata durante la crescita, quindi è ovvio che quando nasce sia priva di qualsiasi input retroattivo. Devo accertarmi che Sandra nell'altra stanza non abbia incontrato problemi. Attivo il trasmettitore interno.
- Sandra sei in ascolto?-.
- Certo Sisco....Hai bisogno? -
- No, Sandra... volevo sapere come procedeva da quelle parti -.
- Direi bene. Nulla da segnalare, tranne credo che l'edificio in cui ci troviamo avesse la funzione di ricovero...-
- Perché? -
- Sono in un'ampia stanza con un mucchio di letti disposti a fila... e suppongo che anche negli altri piani sia identico -.
- Bene Sandra, continua la ricerca ma tienimi informato -. Mentre il server del database elabora le informazioni inviate, mi ributto nello schedario.
"Sto bene, mamma!
Dissolto l'incubo, evaporato e diluito, andato così com'era venuto. Eppure fatico ancora a credere sia finito davvero, il terrore che ricapiti impedisce di rilassarsi, finalmente. Stravolta come dopo una maratona mai conclusa, penso che sto bene, o almeno credo... ché io so come si sta quando si sta male, per cui, oggi sicuramente, sto bene. Il tempo guarisce le ferite, così si dice, a me serve ancora un po' più tempo. Se voi sapreste quanto, e mi direste, mi organizzerei al meglio... Ferite tanto profonde si saneranno. Dimenticheremo. E se domani o stasera tornasse il terrore, ora che non ho più forza, ce la farei a non morire? Sempre che io stia vivendo. Elena sta bene. Ho paura a dirlo forte, paura di spezzare l'incantesimo. Io sto bene. Non ho motivi per stare male. Non ne volevo nemmeno scrivere"
Tali parole, espresse con un senso di pudore, mi rievocano sentimenti che non provavo più da tempo... Dal tempo in cui ero un cadetto altusiano di belle speranze ma privo ancora di quel senso pratico necessario per vivere, ma che avrei poi acquisito durante le campagne belliche contro gli androidi del sistema d'Aldebaran... Ah... che cambiamento avevo fatto... La sofferenza e il dolore ti forgiano, ti consacrano alla maturità e volesse Diotreris quanto avessi voluto non fare e vedere cose di grande tragicità... Quelle parole intrise di terrore, speranza e d'amore le sentivo mie, come se in qualche modo avessero aperto un canale nella memoria e stranamente si fossero legate a qualcosa di quella razza... In me cresce, a quel punto, un forte bisogno di sapere, di conoscere di più della civiltà che aveva calpestato quelle terre, rifletto mentre con l'occhio controllo il visore nell'attesa di qualche informazione. Intanto, fuori la luce si fa più radiosa e dalla finestra che ho di fronte, vedo uno squarcio d'azzurro che con lentezza si allarga lasciando penetrare fasci di luce giallastri... Il pianeta possiede una sorta di fascinazione profonda, arguisco senza problemi. Mi rendo conto d'essere inconsciamente coinvolto oltremodo. Stavo invecchiando e quello schedario di flash vitali mi aveva penetrato con i suoi significati facendo venire a galla emozioni e sentimenti sepolti da un mucchio di tempo... E con questo pensiero mi rigetto nel vortice di quel raccoglitore.
"Ho un nido di merli nel sole. Nati ora, anzi ieri, spalancano il becco, in attesa di cibo, cibo, amore. Si sta come merli: c'è chi ha qualcuno da imboccare e chi invece apre il becco. L'alternanza del dare e avere rende adulti. Lo scambio è sopravvivenza, come i vermi agli uccelli. Il verme che anima i miei scambi è morbido e speziato, ricco della vita degli altri: sono un merlo adulto diplomato: costruisco nidi, posso andare e venire, senza posa con le ali aperte e il becco pieno di bacche e formiche. Ma io, per me, ho bisogno di vermi".
Appoggiando la mano sulla scrivania risento ancora quel rumore sordo di prima, questa volta più nitido... Mi giro e voglio fare chiarezza. Mi sposto di qualche passo, il respiro si fa più accelerato e, mentre mi concentro sul da farsi, attivo il sonar a ricerca fonte di calore di lungo raggio... Lo sfondo dello strumento che porto al polso a mo' di orologio si colora di verde e la lancetta comincia a ruotare scandagliando il territorio circostante. Provo un po' di paura. Con un passo guardingo mi affretto verso la porta che si trova in fondo alla stanza a circa dieci metri dalla scrivania e con attenzione mi accingo ad aprirla... Butto un'occhiata al sonar per accertarmi che tutto sia regolare quando, con un sibilo, lo strumento mi avverte di un pericolo, proprio dietro quella porta a una trentina di metri. Mi blocco, impugno subito il revolver a ioni e, osservando lo schermo, capisco dai dati che appaiono che un corpo piuttosto grosso si sta muovendo dietro quell'uscio. Improvvisamente, come saette sfolgoranti, i pensieri affollano la mente. Che cosa può essere? Da quali intenzioni è animato? Sarà pericoloso? Ma soprattutto cos'è? E mentre mi faccio queste domande, tengo sempre d'occhio il rivelatore di calore e noto che l'essere è in costante avvicinamento. Deduco dalla velocità con cui si muove che si tratta di una forma di vita veloce. Devo decidere alla svelta su quale strategia adottare perché si sta avvicinando di gran fretta e nel giro di pochi secondi, si troverà in quel luogo. Da come si sposta, sembra che quella stanza sia proprio la sua metà. Decido di nascondermi e attenderlo... Mi acquatto sotto la scrivania e, cercando d'assumere una posizione comoda, provo a contattare Sandra...
- Sandra sei in ascolto? -.
- Sì, Sisco...Che c'è? -
- C'è che un essere sconosciuto sta per entrare nell'edificio... Dovunque ti trovi fermati e mettiti al riparo. Aspetta che ti faccia sapere... -
- Agli ordini! -
- Passo e chiudo - dico rimanendo in silenzio. Ormai quella forma di vita si trova proprio dietro la porta e sta per varcarla. Attivo i miei meccanismi di percezione, devo essere pronto a qualsiasi evenienza e mi rendo subito conto che se avesse intenzioni ostili, sarei costretto a combattere per sopravvivere. È ormai parecchio tempo che non uccido. Sarò ancora capace? Mi chiedo mentre sento trafficare alla maniglia dell'uscio... Le mie perplessità avranno una risposta precisa tra qualche istante. Con un rumore fragoroso la porta si spalanca, un essere piuttosto corpulento, ciondolante e alto circa un metro e ottanta si presenta come fosse un fattorino nell'espletamento del suo dovere. Nel vederlo provo un forte senso di timore, la sua massa corporea m’induce a pensare che, oltre ad essere agile, è anche forte... Tutto ciò mi fa ulteriormente preoccupare. Con un verso che mi suona come un grugnito gracchiante si muove in avanti e comincia ad annusare l'aria, si volta prima a destra poi a sinistra, indi, uscendo dalla prospettiva della porta per entrare nella penombra del locale, grugnisce un'altra volta. Quel verso, ora, per modulazione e intensità mi suona più come un ammonimento, quasi avesse voluto far intendere che il padrone di quell'ambiente è lui. Deglutendo inizio a osservarlo con maggior attenzione. Il suo corpo è ricoperto di peli piuttosto lunghi e rossicci, indossa un paio di pantaloni a mezza gamba e il viso possiede una sua regolarità. Resto abbastanza perplesso e, mentre cerco di restare immobile, le informazioni che qualche momento prima avevo richiesto all'astronave orbitante, cominciano ad arrivare. L'essere si sposta senza un preciso piano, continua a barcollare come fosse un pendolo... Non si è ancora accorto della mia presenza, anche perché suppongo che i suoi sensi non siano così sviluppati come dovrebbero, intuizione questa che potrebbe tornarmi utile in caso di scontro. Intanto che l'essere si è allontanato di qualche metro verso il lato più lontano della stanza, posso finalmente vagliare i dati sopraggiunti e soddisfare così la mia sete di conoscenza. Sul visore appare una scheda riassuntiva del pianeta:
Sistema stellare - Solare ( costituito da nove pianeti e da altre forme celesti )
Stella madre - Sole ( nana gialla, il suo equilibrio, detto sequenza principale, si base su un nucleo ove due gas Elio e Idrogeno si fondono generando una grossa fonte energetica chiamata radiazione elettromagnetica )
Terzo pianeta - Terra ( pianeta in questione: atmosfera - ossigeno e altri gas. Razza - umana. Di regola su questo corpo celeste fino a circa 10.000 anni fa esisteva vita intelligente, poi, per una serie di guerre, la civiltà si è estinta... Attualmente, atmosfera pressoché irrespirabile. Si rivelano tuttavia alcune forme di vita nella parte nord del pianeta...)
Quelle informazioni, per la verità piuttosto scarse, non soddisfano la mia sete, anzi, mi rendono ancora più assetato... E mentre cerco di respirare con maggior regolarità, ritorno a focalizzare l'attenzione sull'essere, che intanto s'era spostato ancora più in là. Non posso più attendere oltre, ormai devo decidere cosa fare, anche perché l'aria della tuta si sta esaurendo... Decido allora di uscire dalla clandestinità e, mettendomi in ginocchio e impugnando l'arma che ho alla cintola, mi sposto facendo un salto verso il muro dietro le spalle. Una volta in piedi e con la forma di vita a circa quindici metri di distanza, rivolgo lo sguardo verso la finestra e noto che l'azzurro del cielo è aumentato. L'umanoide non si è ancora accorto di me. Devo approfittarne, avanzo con velocità e, guadagnando ben più di cinque metri, ora sono a circa dieci metri da lui, mi fermo. È ancora di spalle che armeggia in prossimità di un mobile di legno appoggiato alla parete e penso che dovrei colpirlo prima che possa attaccarmi. Agisco senza pensarci, istintivamente esplodo un colpo di media potenza dirigendolo proprio al bersaglio grosso. Il colpo va a segno. L'essere, colpito, si gira e grugnendo con sofferenza barcolla per qualche secondo senza cadere, apre la bocca e mostrando delle piccole zanne si butta con forza nella mia direzione... Non posso in alcun modo farmi sorprendere, ho un'unica soluzione, abbatterlo. Esplodo un altro colpo, ma questa volta aumento l'intensità e miro al capo. La saetta che scaturisce dall'arma si va a fermare in pieno viso. A quel colpo così potente e preciso, l'essere non può che cadere come un sacco di patate... Mi avvicino, lo vedo riverso a terra e l'espressione del viso è rilassata. Nel guardarlo provo pietà, penso che avrei potuto agire in modo diverso, che avrei potuto risparmiarlo ma poi quelle zanne biancastre mi convincono che la migliore soluzione è stata la sua morte. Mi piego sulle ginocchia e, toccandolo con la mano per provare la sua consistenza corporea, noto ancora dei lievissimi movimenti oculari. Ha un corpo teso, la pelle è leggermente rugosa, la muscolatura, ora che gli sono vicinissimo e posso guardarlo senza tensione, è ben sviluppata e definita...
- Tenente Lewton...- apro la comunicazione cercando di restare rilassato. Respiro lentamente e mi alzo aggiungendo - mandate a queste coordinate una squadra medica... -
- Ricevuto...- dice l'ufficiale delle comunicazioni con tono rassicurante. Mi dispiace aver usato la forza con quella forma di vita, ma non ho potuto fare diversamente, penso mentre riporto l'attenzione sugli scritti e noto che l'ultima traccia è una sorta di conclusione...
"Oggi, data corrente del 2015, i governi degli Stati Nord-Orientali hanno deciso di sferrare l'ultimo attacco termo nucleare... La stupidità ha raggiunto l'apice e la catastrofe totale sarà imminente. Mentre sto scrivendo questo messaggio, che potrebbe essere l'ultimo, sento in lontananza i clamori di una morte annunciata... L'aria è ormai diventata irrespirabile e solo i più forti stanno resistendo... In Almond, mio fiero aiutante, noto leggere mutazioni fisiche, causate dalle radiazioni del primo attacco, verificatosi sei mesi fa. È strano, non mi è mai capitato di vedere mutazioni genetiche così celeri... Sarà forse perché le armi di ultima generazione sono più efficaci e maggiormente invasive... Gran parte della popolazione è deceduta e quelli che sono sopravvissuti cominciano ad accusare malformazioni e cambiamenti fisiologici. Ho approntato in questo edificio un ricovero per accogliere tutti quelli che hanno bisogno, ma purtroppo i viveri iniziano a scarseggiare... Il problema più scottante è l'acqua che, oltre essere inquinata, è diventata una merce di morte. Si arriva a uccidere per avere un sorso d'acqua... Non so quanto riuscirò a durare in questo posto e a difendere il pozzo ubicato all'interno del cortile... Se entro due o al massimo tre giorni non riesco a trovare una soluzione, mi vedrò costretto a spostarmi nuovamente... Comincio a essere stanco, le forze si stanno esaurendo e lo spirito è seriamente provato... Non ce la faccio più. Se questa è la vita futura, meglio morire... Ogni mattina, tuttavia, quando si ha la fortuna che il sole riesce a filtrare attraverso il pulviscolo radioattivo che aleggia nell'aria, ringrazio il Signore d'avermi consentito di vivere un altro giorno, benché sia duro e oltremodo drammatico... Devo confessare, però, e lo confesso alle pagine di questo schedario, che in cuor mio provo ormai una sorta d'inquietudine che avanza dentro di me ogni giorno che passa e, come ho già accennato in qualche riga precedente, le forze interiori si affievoliscono sempre più. È brutto a dirsi ma non ce la faccio proprio più, poi, accanto a questo disagio mentale, c'è pure anche un malessere fisico. Le ultime analisi che ho potuto effettuare hanno rilevato valori che preannunciano alcune imminenti mutazioni. Mi auguro solo che tali rivolgimenti non siano dolorosi, ma che soprattutto non siano pericolosi per le persone che ho vicino... Non so come finirà... Spero solo che questi brevi messaggi, qualora venissero trovati in futuro, servano affinché le generazioni future, ammesso ce ne siano, non cadano nello stesso errore... Ora, a conclusione di questo mio breve riassunto, vorrei lasciare una poesia a conferma che la razza umana non è del tutto estinta nello spirito, nei ricordi e nelle emozioni:
cortesi convenienze d'uso antico
per rimarcare solida amicizia
si scambiano signori per la strada
don ciccio don nicola come s'usa
citare due persone assai per bene
e queste in verità quanto gentili
hanno formato più generazioni
fra prole nipotini e pronipoti
di questi eredi in buoni intendimenti
rivivo gran momento soddisfatto
da ricorrenti note di consenso
e se chiedessi nostra condizione
vivo in alone d'elevata sorte
sono felice per le note aggiunte
nel pentagramma musicale poste
in un respiro che non ha confini
e negli anfratti d'anima riposte
introspezioni come un fuoco accese
carezze per il cuore e per la mente
sono fonti di dolce ispirazione
ricordi di fanciullo e del presente
vita trascorsa insieme ai genitori
oppure con l'amata del destino
mano con mano assieme ai nostri figli
quest'è l'appunto da tenere a mente
da conservare sempre per semente"
Mirco Frimatti
Il resoconto del dottor Frimatti, per quanto approssimativo e frammentario, mi chiarisce un po' di più sulle ragioni secondo le quali il pianeta è collassato. Arguisco che la motivazione principale è stata una serie di guerre globali. Dalle parole del dottore capisco inoltre che la situazione non è stata per nulla facile, a causa degli attacchi nucleari il clima, l'atmosfera, gli equilibri vitali del pianeta sono stati compromessi. La popolazione a poco a poco si è estinta. Solo i più forti sono sopravvissuti ma al prezzo di cambiamenti genetici profondi e, riportando lo sguardo sul corpo dell'essere che giace inerme a qualche metro da me, suppongo che quello è il risultato di tutto. M'intristisco al pensiero delle sofferenze che hanno dovuto subire ma, riportando l'attenzione sulla finestra da cui la luce filtra, ipotizzo che la nostra presenza su questo mondo perdurerà a lungo e invocando il teletrasporto all'astronave madre per la risalita vedo i fasci multicolori che annunciano l'arrivo della squadra medica... La nostra ricerca è iniziata solo ora... e scompaio...
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