Scritto da © enio orsuni - Gio, 08/09/2016 - 09:57
Il mio pensiero errante (poemino in 8 sonetti)
Idee, pretese assurde o fiumana
di alti principi, o falsa competenza,
o forse solo debolezza umana
dovuta a criticabile coscienza?
Quale sarà l’ascosa forza arcana
che spinge sempre verso la sapienza
chi si avvicina e sempre si allontana
per ritornare al punto di partenza?
La vita è breve, dura troppo poco
perché si giunga ad una soluzione
ben definita; è un canto troppo fioco.
L’essenza pura sfugge alla ragione,
la quale vaga al buio, come in giuoco,
cercando e non trovando soluzione.
*
Soluzione? Sempre vacilla e cade
quando un nuovo pensiero mi conquista.
Prego quel Dio -se c’è- che Lui m’assista
E che mi guidi per giuste contrade.
Nel valutare il paradiso o l’ade,
io dubito di avere buona vista,
ma fido ancor che la ragion resista
pur se certezze son sempre più rade.
Ma il dubbio c’è, e qunto è grande, è immane.
Per questo cade sempre ogni conforto
Quando le idee si fan malferme e insane?
Meglio stare col frate a zappar l’orto
qundo che il dubbio nasce e poi rimane
e ti costringe nel veder distorto?
*
Io son debole carne peritura,
e tutti siam contro il destino inermi:
forti in salute o deboli ed infermi
esposti al divagar della natura.
Ma quale verità, profonda e dura,
sovrasta tutti noi, genera germi,
come la carne putrida nei vermi
sguazza, dopo avvenuta sepoltura?
Guardo la fede come spettatore
e cerco di capirla, come in sogno.
La fede è amore? Solamente amore?
Forse per qualche strada anch’io l’agogno.
Però mi accorgo -sono spettatore-
che vien cercata in caso di bisogno.
*
Ecco, il bisogno rende l’uomo vile,
s’affida a un Dio sperando che lo aiuta.
Il mio pensiero errante si rifiuta
A un accomodamento sì puerile.
Perché l’uomo, in età primaverile
crede di aver la mente forte e astuta,
finché per giusta sorte sia venuta
l’ora che avanza nell’età senile,
la quale gli fa perdere la forza
e lo indirizza nella religione?
Non è forse che perdere la scorza
sia come rinunciar alla ragione?
-Pensiero che si accende e poi si smorza-
Ma questo sfugge alla mia comprensione.
*
O mio pensier che la realtà mi ascondi,
vado cercando un Dio ma, non lo vedo;
per tuo capriccio io, credo o non credo,
perché col dubbio sempre mi confondi.
Io ti interpello e sempre mi rispondi
con l’incertezza. E contrapponi un veto
a qualsiasi cosa io mi chiedo,
oppure che il pensiero mio ridondi.
Come un ape che va da fiore a fiore
col mio pensiero io sono viandante.
Mi spingo sempre con cocente ardore
verso ogni pensiero stravagante.
E ciò è dovuto a un cuore sognatore,
o al mio pensier perennemente errante?
*
Procedo in luce o al buio, claudicante?
Contraddizioni, sempre! In me invece,
non so trovar conforto nelle prece,
sempre legato al mio pensiero errante.
Vaga il pensiero mio, sempre esitante,
a volte bianco, o nero come pece.
Io faccio parte dell’umana spece
e in me fluiscono le idee, ma, tante.
Mi trovo tra l’incudine e il martello;
ogni pensiero nuovo mi seduce
al punto che mi logora il cervello.
E questo prova che il destino scuce
ogni trama nell’uomo. E il macchiavello,
senza che se ne accorga lo conduce
*
verso l’impraticabile sentiero.
Ecco, per questo con il cuore anelo
a capire, ad abbattere ogni velo
contro ogni deviazione del pensiero.
Spesso succede all’uomo, al più sincero,
di sfiorare un concetto per un pelo
e invece di innalzare gli occhi a cielo,
rimane sempre avvolto nel mistero.
Resterò forse sempre il miscredente
alla ricerca di una fede pura ,
impegnato col cuore e con la mente?
Una salita erta e molto dura,
seguire sempre ciò che il cuore sente,
nel pensiero che a volte fa paura.
*
Restero forse sempre il miscredente,
che non può mescolarsi alla fiumana
d’ogni credente, quella gente umana
che è capace di creder fermamente?
Resterò forse sempre il miscredente
che non s’accosta a Dio, né si allontana,
ma che ogni volta un suono di campana
non mi lascia del tutto indifferente?
Oh Dio, -se esisti- insegnami il cammino,
ch’io mi inginocchi presso te implorante,
mandami un angel che mi stia vicino;
mandami un segno ed io sarò costante
nell’adorarti. E rendi più piccino,
sempre di più il mio pensiero errante.
di alti principi, o falsa competenza,
o forse solo debolezza umana
dovuta a criticabile coscienza?
Quale sarà l’ascosa forza arcana
che spinge sempre verso la sapienza
chi si avvicina e sempre si allontana
per ritornare al punto di partenza?
La vita è breve, dura troppo poco
perché si giunga ad una soluzione
ben definita; è un canto troppo fioco.
L’essenza pura sfugge alla ragione,
la quale vaga al buio, come in giuoco,
cercando e non trovando soluzione.
*
Soluzione? Sempre vacilla e cade
quando un nuovo pensiero mi conquista.
Prego quel Dio -se c’è- che Lui m’assista
E che mi guidi per giuste contrade.
Nel valutare il paradiso o l’ade,
io dubito di avere buona vista,
ma fido ancor che la ragion resista
pur se certezze son sempre più rade.
Ma il dubbio c’è, e qunto è grande, è immane.
Per questo cade sempre ogni conforto
Quando le idee si fan malferme e insane?
Meglio stare col frate a zappar l’orto
qundo che il dubbio nasce e poi rimane
e ti costringe nel veder distorto?
*
Io son debole carne peritura,
e tutti siam contro il destino inermi:
forti in salute o deboli ed infermi
esposti al divagar della natura.
Ma quale verità, profonda e dura,
sovrasta tutti noi, genera germi,
come la carne putrida nei vermi
sguazza, dopo avvenuta sepoltura?
Guardo la fede come spettatore
e cerco di capirla, come in sogno.
La fede è amore? Solamente amore?
Forse per qualche strada anch’io l’agogno.
Però mi accorgo -sono spettatore-
che vien cercata in caso di bisogno.
*
Ecco, il bisogno rende l’uomo vile,
s’affida a un Dio sperando che lo aiuta.
Il mio pensiero errante si rifiuta
A un accomodamento sì puerile.
Perché l’uomo, in età primaverile
crede di aver la mente forte e astuta,
finché per giusta sorte sia venuta
l’ora che avanza nell’età senile,
la quale gli fa perdere la forza
e lo indirizza nella religione?
Non è forse che perdere la scorza
sia come rinunciar alla ragione?
-Pensiero che si accende e poi si smorza-
Ma questo sfugge alla mia comprensione.
*
O mio pensier che la realtà mi ascondi,
vado cercando un Dio ma, non lo vedo;
per tuo capriccio io, credo o non credo,
perché col dubbio sempre mi confondi.
Io ti interpello e sempre mi rispondi
con l’incertezza. E contrapponi un veto
a qualsiasi cosa io mi chiedo,
oppure che il pensiero mio ridondi.
Come un ape che va da fiore a fiore
col mio pensiero io sono viandante.
Mi spingo sempre con cocente ardore
verso ogni pensiero stravagante.
E ciò è dovuto a un cuore sognatore,
o al mio pensier perennemente errante?
*
Procedo in luce o al buio, claudicante?
Contraddizioni, sempre! In me invece,
non so trovar conforto nelle prece,
sempre legato al mio pensiero errante.
Vaga il pensiero mio, sempre esitante,
a volte bianco, o nero come pece.
Io faccio parte dell’umana spece
e in me fluiscono le idee, ma, tante.
Mi trovo tra l’incudine e il martello;
ogni pensiero nuovo mi seduce
al punto che mi logora il cervello.
E questo prova che il destino scuce
ogni trama nell’uomo. E il macchiavello,
senza che se ne accorga lo conduce
*
verso l’impraticabile sentiero.
Ecco, per questo con il cuore anelo
a capire, ad abbattere ogni velo
contro ogni deviazione del pensiero.
Spesso succede all’uomo, al più sincero,
di sfiorare un concetto per un pelo
e invece di innalzare gli occhi a cielo,
rimane sempre avvolto nel mistero.
Resterò forse sempre il miscredente
alla ricerca di una fede pura ,
impegnato col cuore e con la mente?
Una salita erta e molto dura,
seguire sempre ciò che il cuore sente,
nel pensiero che a volte fa paura.
*
Restero forse sempre il miscredente,
che non può mescolarsi alla fiumana
d’ogni credente, quella gente umana
che è capace di creder fermamente?
Resterò forse sempre il miscredente
che non s’accosta a Dio, né si allontana,
ma che ogni volta un suono di campana
non mi lascia del tutto indifferente?
Oh Dio, -se esisti- insegnami il cammino,
ch’io mi inginocchi presso te implorante,
mandami un angel che mi stia vicino;
mandami un segno ed io sarò costante
nell’adorarti. E rendi più piccino,
sempre di più il mio pensiero errante.
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