Scritto da © Fausto Raso - Mer, 27/07/2016 - 21:18
L’invidia, si sa, è un sentimento che non nobilita certamente; però, bisogna riconoscerlo, è anche difficile reprimerlo. Io ho lottato con tutte le mie forze e non ci sono riuscita. Quando ho letto, su un giornale, la biografia della preposizione mi son detta: perché lei sul “giornale” e io no? Anch’io desidero raccontare la storia della mia famiglia ai lettori e pregarli, cosí, di usarmi correttamente. Mi sono accorta, però, di non essermi ancora presentata, scusatemi: sono la congiunzione.
Come la preposizione sono stata definita dai grammatici “una parte invariabile del discorso”, vale a dire che non cambio mai di genere e di numero perché non ho né l’uno né l’altro (maschile, femminile, singolare e plurale). Appartengo anch’io, come mia cugina, a una famiglia numerosa; non voglio annoiarvi, però, elencandovi tutti i miei fratelli; vi parlerò dei quattro che mi stanno maggiormente a cuore: Ma, Però, Sebbene e Sibbene. Ho scelto questi quattro, amici lettori, perché ho notato che molte persone hanno un concetto errato del loro uso; anche e soprattutto i... “grandi scrittori”.
Contrariamente a quanto riportano alcune biografie della mia famiglia, Ma e Però, pur essendo ambedue congiunzioni avversative, possono “convivere” in una medesima proposizione perché la ripetizione (di una delle due) ha soltanto una funzione rafforzativa come l’hanno “ma tuttavia”; “ma invece”; “ma pure”; “ma nondimeno”. Ripetizione di cui nessuno si meraviglia. Perché, dunque, “qualcuno” ha stabilito che la locuzione “ma però” è errata? Chi ha messo in giro queste voci “false e tendenziose”? E perché gli insegnanti “stanno a guardare"? O, peggio, perché avallano simili sciocchezze?
Quanto a Sebbene e Sibbene, il loro uso non è indifferente, come sostengono alcuni biografi (leggi grammatici). La prima è una congiunzione concessiva e, in quanto tale, esige sempre il verbo al modo congiuntivo: sebbene ‘avesse’ il ginocchio gonfio il calciatore è sceso ugualmente in campo. La seconda (Sibbene) invece, non è una variante della prima (come alcuni erroneamente credono, “confortati” da certi grammatici), è una congiunzione con valore avversativo e si adopera dopo una frase negativa, con il significato, quindi, di “ma”, “bensí”: non abbatterti, ‘sibbene’ reagisci sempre contro le avversità della vita.
Chiedo scusa, gentili e pazienti amici lettori se la mia chiacchierata vi ha tediato, non era nei miei propositi; vi ringrazio della cortese attenzione di cui mi avete onorato e vi saluto cordialmente.
La vostra amica Congiunzione
Come la preposizione sono stata definita dai grammatici “una parte invariabile del discorso”, vale a dire che non cambio mai di genere e di numero perché non ho né l’uno né l’altro (maschile, femminile, singolare e plurale). Appartengo anch’io, come mia cugina, a una famiglia numerosa; non voglio annoiarvi, però, elencandovi tutti i miei fratelli; vi parlerò dei quattro che mi stanno maggiormente a cuore: Ma, Però, Sebbene e Sibbene. Ho scelto questi quattro, amici lettori, perché ho notato che molte persone hanno un concetto errato del loro uso; anche e soprattutto i... “grandi scrittori”.
Contrariamente a quanto riportano alcune biografie della mia famiglia, Ma e Però, pur essendo ambedue congiunzioni avversative, possono “convivere” in una medesima proposizione perché la ripetizione (di una delle due) ha soltanto una funzione rafforzativa come l’hanno “ma tuttavia”; “ma invece”; “ma pure”; “ma nondimeno”. Ripetizione di cui nessuno si meraviglia. Perché, dunque, “qualcuno” ha stabilito che la locuzione “ma però” è errata? Chi ha messo in giro queste voci “false e tendenziose”? E perché gli insegnanti “stanno a guardare"? O, peggio, perché avallano simili sciocchezze?
Quanto a Sebbene e Sibbene, il loro uso non è indifferente, come sostengono alcuni biografi (leggi grammatici). La prima è una congiunzione concessiva e, in quanto tale, esige sempre il verbo al modo congiuntivo: sebbene ‘avesse’ il ginocchio gonfio il calciatore è sceso ugualmente in campo. La seconda (Sibbene) invece, non è una variante della prima (come alcuni erroneamente credono, “confortati” da certi grammatici), è una congiunzione con valore avversativo e si adopera dopo una frase negativa, con il significato, quindi, di “ma”, “bensí”: non abbatterti, ‘sibbene’ reagisci sempre contro le avversità della vita.
Chiedo scusa, gentili e pazienti amici lettori se la mia chiacchierata vi ha tediato, non era nei miei propositi; vi ringrazio della cortese attenzione di cui mi avete onorato e vi saluto cordialmente.
La vostra amica Congiunzione
Fausto Raso
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