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Guardando l’upupa
seminare il vento
con simili direzioni
al tormento,
 
vidi speme
tatuata al dorso
di un compagno
mutato in pelle
per addobbi,
 
un battito sul mento
catturato
col suono del martello
appena pietre
cambiavano facce,
 
e con lentezza
pendevano
ultime voci
a un cappio muto,
 
a uno sparo
segreto
fra i denti.
 
Immaginavo
il silenzio affondare
trottole ammalate,
 
e al di là
appesi
tanti nastri
per aquiloni.

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