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Reddy il drago del mago ovvero la leggenda delle stelle cadenti

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Il mago Alchimio abitava un castello nell'ultimo cielo prima del grande spazio. Era un personaggio possente: alto e ben piantato, con capelli neri come uno stormo di corvi, occhi grigi penetranti come frecce e  un alone di mistero che lo circondava come si conviene ad una entità magica. Era conosciuto in tutto l'universo per i suoi rimedi che confezionava con gli ingredienti più strani, trovati in tutti i pianeti conosciuti. 
I suoi viaggi non avevano confini. Si era recato di recente su di una luna di Giove dove viveva il riccio azzurro che perdeva gli aculei in una certa stagione. Ebbene questi avevano il potere di rinvigorire il coraggio. Aveva servito parecchi guerrieri paurosi!
Alchimio possedeva una "dragheria" nella grotta della montagna azzurra che stava a ridosso del castello. Già perchè per i suoi viaggi doveva servirsi dei suoi destrieri per l'appunto imponenti draghi alati.
Le sue bestiole (si fa per dire) erano sei. 
C'era Palla di Neve, il drago bianco mansueto come una pecorella che gli serviva per passare inosservato sulla luna, quando andava a cercare pietre delle quali erano gelosissimi i suoi abitanti.
Azzurro, era il drago sereno e tranquillo che si mimetizzava alla perfezione nel cielo della terra.
Green, drago verde vegetariano, perfetto per la foresta.
Nerone, color carbone piuttosto ombroso, dagli occhi ardenti come brace, destriero della notte.
Sole, drago giallo, sorridente e disponibile verso gli altri, adatto ai cieli di Giove.
Infine c'era lui: Reddy, drago rosso, vera spina nel fianco del mago.
Tutto nel suo aspetto denotava il carattere peperino: la sua pelle sembrava fuoco liquido,
gli occhi accesi come vulcani e un ghigno gli piegava la  bocca.
Era irrascibile, brontolone come una pentola che bolle, incontentabile, incontenibile, attaccabrighe e soprattutto impaziente.
Non che fose cattivo anzi, era generoso e burlone se poteva aiutava gli amici ma tutto era vanificato dal suo caratteraccio.
Il mago lo tollerava perchè gli era assolutamente indispensabile poichè era il più veloce, più della luce.
Quel giorno Alchimio lo preparò per il suo viaggio su Saturno. Doveva raccogliere i diamanti salini dei suoi anelli per una pozione che serviva all'orco Sempione, per recuperare un po' d'intelligenza.
Reddy in un battibaleno portò a destinazione il suo padrone che iniziò la sua raccolta dilungandosi a cercare le pietre, a volte più grosse, a volte più scintillanti...
Il drago naturalmente sbuffava d'impazienza, le narici fumanti, ruggiva come un temporale. Terminata la ricerca il mago salì su quella boffonchiante cavalcatura e Reddy partì...
in anticipo e con tanta irruenza che lo disarcionò.
"Adesso basta! " sbottò il malcapitato "Sono stufo di queste tue intemperanze. Devi imparare ad avere pazienza e a moderarti. Domani troverò un castigo adatto a te."
Reddy ci restò male e già tremava pensando a quale vendetta gli avrebbe riservato il mago.
Così l'indomani si presentò al suo cospetto a testa bassa e con l'aria più dispiaciuta che poteva, sperando di addolcirne le ire.
"Non mi commuovi sai. Ho deciso di confinarti nei miei depositi terrestri degli oggetti dimenticati. Ci rimarrai finchè avrai imparato che cos'è la pazienza."
Così Reddy si ritrovò tutto solo a custodire montagne di chincaglierie abbandonate dagli uomini spreconi.
Questi oggetti erano molto importanti per il mago che, oltre a ricavarne svariati materiali, ne estraeva l'essenza dei sentimenti di coloro che li avevano posseduti.
Il luogo, situato all'estremo limite di una foresta, era deserto e cupo. Il drago all'inizio reagì con una gran rabbia: gettava fiammate sull'erba, sugli alberi, in cielo. Tanto è vero che gli abitanti della lontana città dicevano: "Che strani lampi, eppure non c'è una nuvola".
Rivolse poi il suo furore su tutto ciò che aveva attorno, scalciando di qua e di là. Gli capitò a tiro una trottola che fece volteggiare nel cielo... Nell'atterraggio all'improvviso quel giocattolo generò un vortice dal quale scaturì l'immagine di un bimbo che piangeva a dirotto: " Dov'è la mia bella trottola, mamma, perchè l'hai gettata? Era un regalo del mio papà che mi manca tanto..."
A quel punto Reddy fu travolto da una grande tristezza e per la prima volta, qualche lacrima raffreddò la sua pelle infuocata.
Più i giorni passavano, più i suoi ardori si assopivano. Era diventato di un color rosso scuro, quasi violetto, come una prugna.
Allora arrivò il mago. Reddy gli corse incontro. Era tale la sua gioia che avrebbe voluto esagerare con ruggiti di piacere e vampate, ma il timore di una nuova punizione, lo trattenne.
"Vedo con piacere che ti sei calmato e hai imparato la lezione. Ora puoi tornare". Sentenziò il mago. Nella "dragheria" tutti lo accolsero con grande felicità.
Da quel giorno Reddy si comportò sempre bene di giorno, ma la notte...
Tutto ciò che tratteneva doveva pur uscire, in qualche modo. Perciò nel buio più profondo, volava in picchiata sù e giù dalle muraglie di nuvole nere, vomitando fuoco che solcava il cielo di scie luminose.
E la gente diceva:"Che bello, le stelle cadenti!"
Ma i più vecchi che la sapevano lunga dicevano: "Eh, no, quelle sono le vampate di Reddy, il drago del mago!"
   
 

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