Scritto da © Antonio Cristof... - Mer, 20/04/2016 - 07:31
A Napoli, alla fine del corso Amedeo di Savoia c’è via S. Teresa al Museo; poco prima di giungere in piazza Dante, sul lato destro, si apre quello che sembra un comunissimo palazzo dall’aspetto borbonico con tanto di stemma sull’arcata. In realtà esso è solo l’accesso ad una grande scala che dal corso porta su via Tommasi. In questo luogo Alfonso e Gennaro, due amici burloni, solevano fare uno scherzo a poveri ignari malcapitati. Facevano credere loro che in quel palazzo abitava una giovane e bella donna che facilmente concedeva le sue grazie a coloro che le portavano un bel vassoio di dolci comprati in un bar pasticceria sito nelle vicinanze e frequentato dai due.
Essi, con la scusa di preparare l’incontro, si facevano consegnare il vassoio pieno di dolci e facevano attendere giù al palazzo l’ingenuo individuo. In realtà salivano le scale, uscivano su via Tommasi e se la squagliavano.
Una volta pensarono bene di tirare codesto scherzo a Pio, un giovanottone che avevano conosciuto nel bar pasticceria. Pio era un ragazzo di provincia attirato indicibilmente da tutto quanto fosse buono da mangiare. In pasticceria si rimpinzava di dolci e prediligeva in special modo i babà. Era mastodontico, di altezza raggiungeva il metro e novanta e pesava oltre 120 chili. Gambe e braccia erano paragonabili a quattro prosciutti mentre la sua testa tonda, liscia, con dentatura irregolare, era molto piccola rispetto al corpo. In parole povere era veramente brutto! Inoltre vestiva in modo approssimativo e trasandato. Aveva un carattere timido ed introverso in particolare con gli sporadici contatti che aveva con le donne con le quali mancava assolutamente di esperienza.
Avvenne, quindi, che dissero a Pio:
- Devi comprà nel bar pasticceria dove ci hai conosciuti ‘na bella guantiera[1] piena di dolci e ce la consegni a noi che ‘a purtammo alla donnina condicendo che la mandi tu. Tu ci aspetterai qua, poi, quando scenderemo tu salirai e la troverai già pronta p’’o divertimento.-
- Ma però io non so’ mai stato c’’o ‘na donna .-
- E che ce vo’? – rispose Alfonso – Comunque nun te preoccupà perché quella pensa a tutto lei.Tu non te hai da movere neanche!-
- Mo va a comprà i dolci, noi aspettiamo ccà. E mi raccomando che siano tanti! – intervenne Gennarino.
Bel bello Pio si recò in pasticceria lì vicino e ne uscì portando un enorme pacco infiocchettato.
- Che hai comprato?- disse Alfonso
- Quaranta babà.-
- Cacchio! – sussultò Gennarino.
- Quaranta babà??? Ma come, uno compra quaranta babà? – disse Alfonso.
- Me piace ‘o babà…- disse Pio sorridendo.
Alfonso fece per prendere il vassoio con i dolci, ma Pio lo fermò con un urlo deciso:- Fermo!-
- Ma come fermo? Devo portare su il vassoio co i dolci…- disse Alfonso.
- Non sia mai detto! – rispose Pio – I babà non si toccano! Li porto io.-
A quella decisa affermazione Gennarino ed Alfonso rimasero spiazzati e non sapevano cosa dire se non scuse banali che non reggevano. Fu così che, presi alla sprovvista, non potettero fermare Pio che col profumato pacco di babà si avviò per le scale.
Decisero, allora, di dividersi: Alfonso rimase da lato di basso, mentre Gennarino si diresse di corsa dal lato superiore che dava su via Tommasi. Ma, aspetta e aspetta, di Pio non videro neanche l’ombra. Così l’uno decise di salire e l’altro di scendere, ed allorché si ritrovarono a mezzo della scala si guardarono stralunati e, mentre si interrogavano con sguardi ebeti, videro Pio scendere dalle scale tutto sorridente e soddisfatto. – Veramente bona la vostra amica…- disse ed andò via tutto contento.
- Bona? Ma chi? – si chiese Alfonso.
- Chisto ci piglia p’’o culo! – disse Gennarino. – Ma che se fosse magnato tutti i babà?.-
Andarono a controllare angolo per angolo, e, non solo non trovarono traccia dei babà, ma neanche del pacco che li conteneva.
- Sì è magnato tutte cose! – concluse Alfonso – Babà, pacco e pure il fiocco! -
Il giorno dopo si presentarono nel bar pasticceria ed il banconista, dopo averli salutati, disse:
- Ieri è venuto quel mezzo scemo di Pio ed ha preso a nome vostro quaranta babà. .Li pagate mò o domani?-
Essi, con la scusa di preparare l’incontro, si facevano consegnare il vassoio pieno di dolci e facevano attendere giù al palazzo l’ingenuo individuo. In realtà salivano le scale, uscivano su via Tommasi e se la squagliavano.
Una volta pensarono bene di tirare codesto scherzo a Pio, un giovanottone che avevano conosciuto nel bar pasticceria. Pio era un ragazzo di provincia attirato indicibilmente da tutto quanto fosse buono da mangiare. In pasticceria si rimpinzava di dolci e prediligeva in special modo i babà. Era mastodontico, di altezza raggiungeva il metro e novanta e pesava oltre 120 chili. Gambe e braccia erano paragonabili a quattro prosciutti mentre la sua testa tonda, liscia, con dentatura irregolare, era molto piccola rispetto al corpo. In parole povere era veramente brutto! Inoltre vestiva in modo approssimativo e trasandato. Aveva un carattere timido ed introverso in particolare con gli sporadici contatti che aveva con le donne con le quali mancava assolutamente di esperienza.
Avvenne, quindi, che dissero a Pio:
- Devi comprà nel bar pasticceria dove ci hai conosciuti ‘na bella guantiera[1] piena di dolci e ce la consegni a noi che ‘a purtammo alla donnina condicendo che la mandi tu. Tu ci aspetterai qua, poi, quando scenderemo tu salirai e la troverai già pronta p’’o divertimento.-
- Ma però io non so’ mai stato c’’o ‘na donna .-
- E che ce vo’? – rispose Alfonso – Comunque nun te preoccupà perché quella pensa a tutto lei.Tu non te hai da movere neanche!-
- Mo va a comprà i dolci, noi aspettiamo ccà. E mi raccomando che siano tanti! – intervenne Gennarino.
Bel bello Pio si recò in pasticceria lì vicino e ne uscì portando un enorme pacco infiocchettato.
- Che hai comprato?- disse Alfonso
- Quaranta babà.-
- Cacchio! – sussultò Gennarino.
- Quaranta babà??? Ma come, uno compra quaranta babà? – disse Alfonso.
- Me piace ‘o babà…- disse Pio sorridendo.
Alfonso fece per prendere il vassoio con i dolci, ma Pio lo fermò con un urlo deciso:- Fermo!-
- Ma come fermo? Devo portare su il vassoio co i dolci…- disse Alfonso.
- Non sia mai detto! – rispose Pio – I babà non si toccano! Li porto io.-
A quella decisa affermazione Gennarino ed Alfonso rimasero spiazzati e non sapevano cosa dire se non scuse banali che non reggevano. Fu così che, presi alla sprovvista, non potettero fermare Pio che col profumato pacco di babà si avviò per le scale.
Decisero, allora, di dividersi: Alfonso rimase da lato di basso, mentre Gennarino si diresse di corsa dal lato superiore che dava su via Tommasi. Ma, aspetta e aspetta, di Pio non videro neanche l’ombra. Così l’uno decise di salire e l’altro di scendere, ed allorché si ritrovarono a mezzo della scala si guardarono stralunati e, mentre si interrogavano con sguardi ebeti, videro Pio scendere dalle scale tutto sorridente e soddisfatto. – Veramente bona la vostra amica…- disse ed andò via tutto contento.
- Bona? Ma chi? – si chiese Alfonso.
- Chisto ci piglia p’’o culo! – disse Gennarino. – Ma che se fosse magnato tutti i babà?.-
Andarono a controllare angolo per angolo, e, non solo non trovarono traccia dei babà, ma neanche del pacco che li conteneva.
- Sì è magnato tutte cose! – concluse Alfonso – Babà, pacco e pure il fiocco! -
Il giorno dopo si presentarono nel bar pasticceria ed il banconista, dopo averli salutati, disse:
- Ieri è venuto quel mezzo scemo di Pio ed ha preso a nome vostro quaranta babà. .Li pagate mò o domani?-
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