Scritto da © Marco valdo - Mer, 16/03/2016 - 11:35
L'assenza è l'unico indizio, non si sa perché, ma tutti la ritengono definitiva, una morte, più precisamente un assassinio. C'è la certezza che l'assenza non voleva essere tale, che prima che fosse tale era sana e prudente, non si è trattato di un incidente, di un accidente, è stata uccisa.
La donna non ha l'aspetto di un'investigatrice, svaga con gli occhi il luogo presunto del delitto, piega i suoi vestiti al desiderio esibizionista delle sue forme, più che l'assenza pare che cerchi il desiderio, ma nei suoi occhi si scopre una seconda intenzione, diffidente, il suo corpo è strumento, il suo svago ritorna alla deduzione. Forse crede che l'assassino si nasconda nella folla di curiosi o fra gli addetti ai lavori. la vitalità delle sue intenzioni potrebbe essere un'esca, forse l'assassino è seriale, forse tradirà qualche smania. Intanto bisogna cercare l'origine di quell'assenza, derivare dal vuoto la sostanza, cercare nelle pieghe dell'assenza il calco di quello che c'era, scruta nel cedevole del circostante il peso di un'antica presenza e qualcosa c'è sicuramente stato, ma è mescolato a quello che ancora rimane, la tardiva scoperta dell'assassinio hà impedito la preservazione del luogo, molte intenzioni hanno circolato liberamente, inquinando i tentativi futuri, riconoscere il recente dal precedente è arduo. Due sono i binari che insegue la donna, l'assassino col suo timore che corre parallelo al luogo del delitto, se l'assassino è presente, sarà lui a condurre la donna lungo il percorso degli eventi, da quel che c'era a quello che adesso manca, gli serve solo incrociare il suo sguardo e riconoscerlo, poi sarà sufficiente seguirne le indicazioni.
Ora il problema è che fra i molti presenti ci sono altri assassini, colpevoli di uccisioni di altre assenze, l'immedesimazione fa tremare i più pavidi, sottigliezze dividono questi ultimi dal colpevole, la donna comincia a fare una selezione, restringe il campo, tutti gli alibi sono buoni, non si conosce l'ora del delitto, nè l'identikit del cadavere, la sua forza, la sua volontà, è stato preso alla sprovvista? o ha lottato prima di morire? il caso si complica.
La donna non ha l'aspetto di un'investigatrice, svaga con gli occhi il luogo presunto del delitto, piega i suoi vestiti al desiderio esibizionista delle sue forme, più che l'assenza pare che cerchi il desiderio, ma nei suoi occhi si scopre una seconda intenzione, diffidente, il suo corpo è strumento, il suo svago ritorna alla deduzione. Forse crede che l'assassino si nasconda nella folla di curiosi o fra gli addetti ai lavori. la vitalità delle sue intenzioni potrebbe essere un'esca, forse l'assassino è seriale, forse tradirà qualche smania. Intanto bisogna cercare l'origine di quell'assenza, derivare dal vuoto la sostanza, cercare nelle pieghe dell'assenza il calco di quello che c'era, scruta nel cedevole del circostante il peso di un'antica presenza e qualcosa c'è sicuramente stato, ma è mescolato a quello che ancora rimane, la tardiva scoperta dell'assassinio hà impedito la preservazione del luogo, molte intenzioni hanno circolato liberamente, inquinando i tentativi futuri, riconoscere il recente dal precedente è arduo. Due sono i binari che insegue la donna, l'assassino col suo timore che corre parallelo al luogo del delitto, se l'assassino è presente, sarà lui a condurre la donna lungo il percorso degli eventi, da quel che c'era a quello che adesso manca, gli serve solo incrociare il suo sguardo e riconoscerlo, poi sarà sufficiente seguirne le indicazioni.
Ora il problema è che fra i molti presenti ci sono altri assassini, colpevoli di uccisioni di altre assenze, l'immedesimazione fa tremare i più pavidi, sottigliezze dividono questi ultimi dal colpevole, la donna comincia a fare una selezione, restringe il campo, tutti gli alibi sono buoni, non si conosce l'ora del delitto, nè l'identikit del cadavere, la sua forza, la sua volontà, è stato preso alla sprovvista? o ha lottato prima di morire? il caso si complica.
Continua... forse
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