Scritto da © sid liscious - Ven, 04/03/2016 - 08:53
Il centunesimo estratto
( "Titolar/mente" di Orbo il non certo sordo )
Dipingilo di nero da giovane m'ha impressionato più di lascia che sia.
Il signore col tamburino suonava bene e non ci poteva giudicare.
La dura pioggia cadeva anche nella gialla alba ed andavo a caccia della volpe o alle celebrazioni della lucertola.
In giugno la luna splendeva con il suo lato scuro e rosso ed i lemmings viaggiavano nella teiera volante.
Le mie emozioni erano dal vivo in Giappone.
Salivo la strada di stelle verso il paradiso e trovavo un uomo buco e "dunque" di già apprezzavo sinceramente l'amore supremo.
Più tardi comunque Londra mi chiamò, ancora una volta, nel ghetto per mostrarmi interni d'uomo contorti e dna allo stato dei tempi.
Ed avanti alla sensimilla, al reggae della civilizzazione ed all'esodo sono andato in pellegrinaggio e pertanto la mamma che non si voleva veder piangere è venuta ad onorarmi e m'hanno molto consolato pure delle impressioni d'inverno africano, delle case dub, gli uomini deevoluti e qualche volta qualcuno in estate.
Indi ovviamente nuovamente innanzi che una allora m'ha detto noi siamo il tempo.
Un'altra voleva "la" portassi al fiume ed in molte mi chiedevano perché, ma io sapevo le risposte stanno nel vento disperse e di per cui...
Di per cui chiaramente a mio avviso la strada senza nome non disturbava affatto l'anarchica Inghilterra, mentre passeggiavo sulla luna nel mille novecento novanta nove ergo...
Ergo tuttora m'immergo felice nell'inferno che sta dietro l'angolo ed assaggio gli stati d'evoluzione e la soda atomica.
Poi vivo sempre con sanacore e mi nutro di colazioni ital o vendendo Gesù.
Praticamente cioè continuo imperterrito ad inspirare lo spirito della dopa.
L'estratto cento due
( "Pomaia dream" di Asl il mistico poetico )
I rami alti del pino marittimo catturati dal raggio parallelo del tramonto.
Le loro scaglie di corteccia che diventano mosaico di luce, riflesso e colore.
Le venature scure d'ombra o chiare di nudo tronco.
E sopra la chioma.
Anzi le chiome, in quanto ogni ramo ne mima una ed, a modo suo, amplifica l'indaco nel cielo diventando il tutto assieme agli altri.
Oramai...
Oramai vengo qui ogni sera.
Mi siedo davanti alla statua del Buddha posizionata sotto il grande albero e non ho nulla da chiedere e tanto meno da meditare.
Sto semplicemente.
Stasera poi ho portato con me un incenso da offrirgli ed il suo aroma, misto al gusto di resina immancabile in pineta, mi fa sentire ancora meglio.
Ecco ora passano il vecchio lama e con lui, gustabili almeno quanto il sapore aereo, il suo giovane discepolo ed assistente.
Sono splendidi.
Presenza e dignità allo stato puro.
Pregano allo stupa e cominciano a girarci intorno con lento movimento in senso orario.
Osservandoli mi chiedo.
Cosa posso volere di più dalla vita se non l'incamerare che sono felici?
Che letteralmente riflettono il sole manco fossero dei rami e che dimostrano, meravigliosamente, quanto non ci si può immaginare migliori di loro nell'accoglierlo fermi?
L'incenso è finito.
Ho fatto la mia offerta ed i raggi hanno abbandonato l'albero in favore dell'immensità.
Ed anche per oggi dunque me ne vado però...
Però adesso so esattamente cosa significa la dinamicità mostruosa di quel fermi e statene certi non lo dimenticherò facilmente.
Non lo dimenticherò facilmente.
L'estratto cento tre
( "Quando lo guardo io il cielo è mio" di Merci la miscelatrice di parole )
Lei...
Lei, per passione, la sera faceva la cantomante ed aveva un certo talento nel pre ignorare se in quell'orto la gente possedeva dati però...
Però per impiego quotidiano agiva invece da accalappia cavi.
Suo marito proveniva da Arsieropositivo e guadagnava tre volte tonto come pescalatore in un mani tendenziose club.
Un loro cugino, prenditore in per talento, aveva messo giù un lavoravorio di paglieria.
Il lontano parente, pure se abitava vicino, si distingueva per essere riuscito a diventare picchio sociale quale caffellaio all'angolo e la suocera...
La suocera, nonostante non affettasse bene, dispiegava il suo tormento di arista annebbiata fucinando lec... cornee grondanti clamoroso sul cesso alla vendita ma il nonno...
Il nonno, cioè colui ch'ebbe dato l'argentigine, visto che oramai aveva perenne la goccia al vaso si sentiva moscio e praticamente di strutto.
Non per niente infatti "dice lui" nella vita aveva avuto modo di constatare di quanto e come gli scarafaggi fossero a loro volta evoluti arrivando...
Arrivando perfino a giocare delle vere e proprie partite di palla bolo, con tanto di alzate schiacciate e spettacolari sfere recuperate.
Insomma nonostante gli aggi non si viveva una situazione normale presso quella gente e...
E capirete che ciò procurava un certo disagio e di per cui capirete pure che costui recava appresso un tremendo dubbiore, che a sua volta innescava loro un quesito insistente.
Siamo convinti che il biografo di famiglia sia uno con l'alfabeto a posto?
P.s.
Siccome il cielo è mio quando lo guardo è tuo quando lo guardi tu e...
Ed è suo quando lo guarda lui allora...
Allora io dico l'arte di certo non s'impara né...
Né la si mette da parte.
Semplicemente chi ce l'ha è costretto, qualsiasi ella sia, a prenderla e sbatterla in faccia alla realtà.
P.s. del p.s.
Io ha una capacità di sintesi che capisce soltanto lui incredibile.
Incredibile.
Incredibile.
Incredibile.
Incredibile.
L'estratto cento quattro
( "Notiziario fetish" di Mao il giocherellone con le coordinate coordinate )
La notizia seria d'oggi è clamoroso...
Clamoroso a Pappola Mediterranea.
Fu la nipote dodicenne a violentare il nonno novantenne.
Ora ch'è diventata mamma, d'un bel maschietto, non ha saputo reprimere il rimorso ed ha confessato.
L'anziano è già stato liberato.
La nonna invece s'è ritrovata immersa nello sgomento ed è stato opportuno affidarla ai servizi sociali, causa evidente sbandamento, però ha avuto il tempo per rilasciare una dichiarazione:
«Se dopo il misfatto incontrandolo non l'avrei degnato d'uno sguardo talmente mi faceva schifo, ora lo distruggerei talmente ho capito i suoi continui mal di testa».
E la notizia birichina d'oggi invece è fantastico...
Fantastico a San Pomiglio per niente martire.
La saga è tornata.
Dopo mesi d'assenza infatti ieri pomeriggio la misteriosa e nuda e soda e maggiorata e depilata e priva d'inibizioni, amazzone bionda mascherata ha di nuovo, portentosa sul suo bianco e virile destriero, percorso più volte le vie del centro storico lasciandosi andare ed attirando pertanto su di sé la massima attenzione generale, ad esibizione totale di squarci femminili estasianti ed a corpose figure erotiche fragranti.
( In ciò aiutata dalle sporgenze della sella e dalle redini, ndr )
E fra la gente del luogo e stranamente pure tra le forze dell'ordine, nemmeno stavolta nessuno ha tentato, manco lontanamente, d'arrestarla o identificarla.
Mentre all'opposto tutti si sono dimostrati veramente concordi con l'appellativo che la fantasia popolare, sempre positivamente stimolata da simili eventi, ha voluto dare al suo, oramai certo, alone di leggenda.
La cavalledrizza.
Ma passiamo, purtroppo, alle cattive notizie quotidiane.
Ennesimo assalto alla banca del seme di Spentola a Mare.
Il deposito è andato distrutto e lo sperma scongelato e di per cui ora risulta inutilizzabile.
Il locale gruppo organizzato "Femmine Esauste" ha rivendicato l'azione.
E l'ha fatto con un volantino rivolto a coloro che avrebbero dovuto accoglierlo.
"Troppo comodo carine venire solamente per l'impianto senza prima dover sobbarcarsi l'estrazione.
Troppo comodo".
E concludiamo con la "nera" d'oggi.
E per farlo ci colleghiamo in diretta con Pinolo nella scarpata.
«Sì direttore, buongiorno, il fatto è questo.
Tutti i genitori della cittadina sono stati arrestati su ordine del vescovo.
Maniaci del cavolo.
Sempre a fornicare con l'unico intento di fornire, giovane ed illibato, materiale umano ai suoi poveri e sensibili sottoposti.
Oltre che a lui direttamente naturalmente.
Squallidi ed infedeli progettisti e realizzatori di trappole infallibili.
Meritano senz'altro la galera».
E con questo, signori e signore, è tutto.
Buonanotte.
L'estratto cento cinque
( "Se" di Freddy il patito dei Pink Floyd )
Se cercate la poesia guardate uno di quei barconi alla deriva.
La vita che va in cerca della vita non che la descrive.
La rivolta al destino non l'accettarlo divagando.
La speranza di tempi migliori non l'attesa inerme d'un nuovo status da fiori.
Se cercate la poesia lasciate perdere l'amore, le rose ed il girasole.
Loro ce l'hanno già dentro.
Non serve estrapolarla.
È un passaggio in più.
Una perdita di tempo ed uno spreco d'energie.
Se cercate la poesia salite...
Salite piuttosto su uno di quei barconi.
Clandestini senza identità con le tasche vuote di provenienza.
E mettevi in rima veramente.
Troppo facile stare comodi e pasciuti per averla.
Lei non è in tal modo frivola.
Anzi si presenta solamente nell'occasione.
Infatti non a tutti quei naviganti andrà male.
E non a tutti andrà bene.
Semplicemente chi avrà azzeccato il momento giusto per la sua metafora lo saprà presto.
E basta.
Se cercate la poesia ella sta dentro i vostri movimenti inconsueti.
Sta dove mai vi mettereste di proposito sensato.
Sta in fondo alla strada senza meta.
Sta nel praticare l'impulso non nel soddisfarlo.
Se cercate la poesia non mettetevi a scriverla dunque ma...
Ma vergatela nella stanca realtà che vi costringe al bisogno di sentirla viva per sentirvi vivi.
Allora sì la poesia sarà sostanza, pure se al caso dura ed offrirà refrigerio vero alle problematiche che...
Che adesso così come l'abbiamo ridotta, povera musa, è declassata al livello d'una Tavor.
Al.
Livello.
Di.
Una.
Tavor.
L'estratto cento sei
( Due novene di Asdrubale che ottimismo lo colga )
Prima o poi
Il pesce martello vagava stressato per l'oceano lamentandosi rumorosamente così.
«Oh povero me.
Oh mio triste destino, manco per oggi un pesce chiodino»
e piangeva nel frattempo dei grossi lacrimoni d'aria, che scoppiavano fragorosamente quando, salendo su, finivano d'improvviso l'acqua.
«Ed io che dovrei fare?
Che baccano dovrei piantare io che non so mai riconoscere tra mani e piedi?
Che ho talmente tanti arti da dover impazzire ogni volta per mettere correttamente guanti e scarpi?».
Borbottò allora sdegnata la piovra, schizzando via stizzita, proprio mentre sopraggiungeva un postino.
«Chi ha visto dove s'è cacciata oggi?
Chi sa dove ha parcheggiato la chiocciola?
Mi dice tutte le volte io abito qui, indicandomi col pollice verso dietro la sua casa, dopo però ad ogni consegna di lettera è un dilemma rintracciarla» precisò e sospirò quasi vinto con gli occhi sbarrati persi verso il cielo, ma....
Ma dal di là d'una siepe ci distrasse un serpente, che a sua volta lagnava.
«Perché giusto io in un simile cinico pasticcio?
Perché uno lento e lungo otto metri non deve mai sapere, con certezza, quando può attraversare la strada senza essere tradotto, da due o quattro o più ruote, in budino?
La morosa m'aspetta.
Come farò ad arrivare tutto intero e non fetta a fetta?».
Ecco tutto questo succedeva quel dì e nel frattempo comunque la terra, alla maniera di sempre, osservava e sentiva gli avvenimenti che le accadevano addosso, quindi tutti questi lamenti e tutta questa tristezza non poterono non colpirla, al che serenamente pensò «ed io?
Io che sono palla e non dispongo nemmeno d'un bambino che mi gioca o d'un canestro dove entrare o...
O d'una racchetta che mi può rilanciare.
Pure io mi dovrei fustigare?
Fossi matta!
Che frolli questi evolventi.
Non sanno materializzare che la palla finché è non si sgonfia ed è anche immediatamente pronta a rilanciare ed in ogni momento fiera di sé, oltre che dispostissima per entrare in goal con felicità, abnegazione e...
E realizzazione ovviamente.
Non lo sanno più fare.
Non lo sanno più fare.
Non lo sanno più fare e dunque si complicano tutto assodato possono andare in rete solo per banale "deviazione".
Che sciocconi!
Quasi quasi faccio piovere di brutto pure domenica prossima, che magari singolarmente riflessione previo lamento su lamento, dai e ridai, qualcosa capiranno».
Vermi
Vidi vermi.
Vermi, vermi, vermi.
Vermi.
Solo vermi.
Pensateci.
Dal nostro "essere" umano alla fine generano unicamente vermi.
Vermi, vermi, vermi.
Vermi.
Come se per tutta la vita i nostri corpi altro non fossero che dei bossoli.
Dei bossoli deputati ad ospitare e covare questi signori che...
Che una volta constatatici morti emergono sicuri dal di noi dentro e per usarci anche come "primo" cibo.
Vermi, vermi, vermi.
Vermi.
Ripensateci.
Che siano loro alfine la nostra vera funzione?
Che siano loro l'unica cosa veramente necessaria di noi?
E e che sia il loro dover, per forza di cose, uscire un bel giorno a...
A scandire il momento del nostro singolo trapasso?
Vermi, vermi, vermi.
Vermi.
O che sia invece causa questo fatto, quello d'essere talenti capaci di si tante incubazioni intendo, che...
Che d'evolvere cocciuto siamo buoni solo per inventare cose atte ai sogni del pavone e...
Ed utilità con evidentissime contrarietà?
Vermi, vermi, vermi.
Vermi.
L'estratto cento sette
( "La bella addormentata nel chiosco" di Grimma la miscelatrice di favole )
Aveva incontrato un rospo.
La bella addormentata nel chiosco.
Vediamo se ti riempi come un bue, lui pensò arrivando con enorme rosso spritz per due.
Quella sera era rimasta fino a tardi a lavare pavimenti.
Le sembrò gentile e causa stanchezza non volle aggiungere altri interiori commenti.
Il lupo nella favola in fondo, per quel che ne sapeva, si presentava con altri argomenti.
Era spelacchiato e non rideva con rassicuranti denti.
Indi lo bevve nonostante in merito avesse pochi precedenti.
E lui balenò che intanto germogliavano le sue sementi.
La strega dello specchio nel frattempo guardava interessata.
Sorbendo un'aranciata.
E fu così che i nani crebbero a dismisura.
E che lei bella sentì lievitare eccitata la sua levatura.
Ora ne desiderava un altro.
E lui glielo porse scaltro.
Le sorellastre osservavano interessate.
Che non stava a pelare patate.
La matrigna di per cui informarono.
Poi veloci si defilarono.
I tre porcellini nel mentre fecero la loro comparsa.
Che sull'animo dell'anfibio a questo punto si materializzava una certa danza.
La testa le cominciò qualche interno giretto.
La bocca a prendere qualche sorrisetto.
E la favella sembrava un tracimante rubinetto.
E lui "ergo" le strappò furtivo un bacetto.
Ed in auto principe all'istante si trasformò il soggetto.
Mai saputo d'avere codesta prerogativa constatò la bella, giusto allorché una mano sotto la gonna le s'infilò giuliva.
Se non che "oramai" doveva fare la pipì.
E dunque gli disse vado ai servizi tu aspettami qui.
«T'accompagno?».
Fece però l'ex, per lui, abitante dello stagno.
«Se vuoi» disse lei apparendo distratta e...
E la piccola fiammiferaia in un attimo si ritrovò fatta.
Un solo fiammifero in mano.
E dalla consistenza d'oggetto nell'aerodinamica strano strano.
Bensì non face nemmeno in tempo a reagire.
Né con il suo piano ad intervenire.
Un grosso conato le volle di brutto infatti alcolizzato sortire.
Ed un lungo spruzzo di vomito ebbe perciò ad esibire.
Le macchiò le scarpette rosse purtroppo, che lungo le calze in basso volle defluire.
E pertanto dalla vergogna di forza il gabinetto chiuse senza badare a...
A quello che la porta stava turgido per incastrare.
Un urlo si sentì dipartire.
Un urlo di quelli normalmente difficili da non udire.
Manco una tenaglia avesse deciso sulla carne viva d'intervenire.
E forse è per questo che apparì lesto cappuccetto.
Il cacciatore aveva subito un guaio grosso.
Ora la nonna avrebbe dovuto usare del ghiaccio a più non posso.
Il cestino alla mamma riconsegnare assieme al cappello rosso.
Ed infine c'era da riaccomodare il rospo che volentieri tornava nel fosso.
Ed allora la nostra fanciulla seppur un minimo conciata e piuttosto brilla la...
La bella addormentata nel chiosco ebbe modo, appunto, di diventare tranquilla.
L'estratto cento otto
( "Di quando potresti essere platano e cometa" di Bamba l'uomo che con i versi spaventa i passeri )
Mi chiedi chi evirerà il campanile?
Facile!
Lo spaventapasseri vestito da Napoleone.
Esattamente pari allorché di notte noi pratichiamo anatomia sgonfia.
Sussurralo al refolo quindi e non attendere dell'identità regalata purosangue d'individuo.
Quanto pensi ne siano informati i bianchi garofani per una bara del fax di Geova?
Dai ragionaci per favore.
Tutte le volte che vuoi mimare anima di nuvola vibrazioni d'arcobaleno emetti.
Questo è l'importante
E serenata del nulla per cui diventa l'intenzione degli altri.
Ed io nel mentre, solamente in quel mentre, pertanto penso a fragole abbracciato alla tua saldezza.
All'oltre notte estiva.
Ad un campo d'ammirazione.
Già lo sai.
Il ventilatore e tenaglie nuove diminutivi d'amore si sono dimostrati.
Non ripetiamo l'errore.
Una sola mia goccia disciolta in mare come sai fare tu e sarà musica.
Credi nel vuoto sta l'essere privo d'ossigeno.
Il platano e la cometa invece con indescrivibile inenarrabile grazia la poesia aspettando...
Aspettando il tram dell'addio maledetto.
L'estratto cento nove
( "Il lieto fine non esiste" di Alfred il patafisico cui il papà non assegnò affatto un nome casuale )
Corre.
Corre il sasso lassù in montagna.
Corre sul letto acerbo del torrente.
Corre e salta trascinato dalla gioiosa acqua di sorgente.
Corre, vola, sbatte e si rompe.
Tanti pezzi, ma via avanti.
È arrivate valle ed altre acque.
Ora va veloce sul fondo d'un fiume trascinato dalla possente corrente il...
Il nostro sassolino.
E c'è pure la calma per lui comunque.
In una calda ansa, se non che inesorabilmente una nuova piena arriva sempre.
Riparte la giostra.
Trasferito di qua, sbattuto di là.
Frullato fra i massi più duri.
Ghiaino s'è ritrovato ed a forza di venir continuamente rotolato infine il nostro viaggiatore è...
È diventato, dopo chilometri e chilometri e diverso tempo, un radioso granellino di sabbia di foce.
Finita lì?
No!
Viene lo scavatore e l'ammucchia insieme a moltissimi suoi compagni di ventura.
Viene la ruspa che lo carica.
Viene il camion che lo porta via.
Viene un altro bel palazzone in periferia.
Povero lui trascinato ad intraprendere un lungo percorso con la promessa di godersi una vita in spiaggia ed invece finito frammento di muretto in via del progresso cento tredici ci.
Disgregato, manipolato e zittito da un dato di fatto imposto da terzi.
E povero scrittore anche.
Manco stavolta la vicenda a lieto fine che gli piacerebbe tanto.
E sì ch'era partita bene.
Pareva tutti si divertissero e su scenario decisamente evocativo.
Che avrebbe potuto fare?
Lui vuole andare fino in fondo e...
E sembra il lieto fine sia oramai solo sinonimo di cosa parziale.
Che deve ancora completarsi e dispiegare percorsi interi.
Che la conclusione d'una storia non coincida, come un tempo, con l'epilogo della fiaba.
Che Renzo in realtà, dopo il romanzo, abbia dovuto lasciare Lucia perché lei pretendeva certi giochetti che lui detestava.
Sembra?
L'estratto cento dieci
( "Il tetto del mondo dei sogni" di Manolo l'invidioso di classe )
Il cieco di Almeria con tanto d'occhiali neri, bastone bianco e ciotola rossa, a Siviglia, dentro la stazione degli autobus, ci vedeva benissimo e faceva il borsaiolo.
A Cartagena era praticamente senza una mano e munito d'un guanto lurido che, opportunamente lacerato, lasciava intravedere improbabili croste insanguinate e ad Algeciras vendeva polline d'ottima qualità lungo la cancellata del porto.
Ed era velocissimo nell'eclissarsi alla comparsa della guardia civil.
Un mito.
È tutto vero non crediate.
Quando si staziona un tempo sufficiente in Andalusia le coincidenze si svelano, nude ed appaganti, nell'arte di "buscare" la vita più inimmaginabile possibile.
L'arte intendo non la vita.
Lì però non ho parlato con lui direttamente purtroppo che, ora scherzo, nel mentre si presentò l'occasione faceva il muto, ma una volta rientrato in Italia l'ho sognato, di conversare con lui e varie volte anche.
Ed in una...
In una abbiamo perfino "discusso" un po' e devo ripetermi s'è dimostrato un mito.
Infatti mi disse «ognuno pone ai sogni il tetto che sceglie.
Tu vuoi il cielo, un altro il mare, un terzo chiome d'albero e taluni del denaro o dell'oro o della paglia invece...
Invece io esigo il niente».
Il suo mondo dei sogni insomma era un enorme precipizio al contrario, in cui cadeva aspirato all'insù per inoltrare sensazioni inesplorate.
Come peraltro spesso avviene nell'onirico.
«La gente che vede» continuò «pensa superficialmente lui è un imbroglione.
Se non che io quando faccio il cieco vivo da cieco, elaboro da cieco ed accetto gli eventi da cieco.
Che tu per dire fai ribrezzo, bensì mi sono fermato lo stesso a parlarti.
Capito m'hai?
Il borsaiolo ha dei sensi in tiro causa la sua occupazione, lo spacciatore degli altri, il fisicamente compromesso degli altri ancora e credi sono stato gelataio, fruttivendolo, macellaio, pescatore, pizzaiolo, impiegato, padre di famiglia, uomo libero e carcerato tuttavia...
Tuttavia non ho incontrato un tetto adatto ai miei sogni perché...
Perché io sono un animale da vita, non un animale in vita.
Che quest'ultima cosa non m'è mai bastata e temo non mi basterà mai.
Io voglio tutto da lei non solamente quello che viene o preferisco.
Voglio penetrarla nei risvolti impensabili.
Voglio assaporarla pure dove a priori sembra assurda e...
E qualora uno chiama ciò imbrogliare per me dimostra d'avere scelto tetto in cemento armato rinforzato ed a doppio strato.
Ne convieni?».
Urca che ne dite mi...
Mi date il permesso di tri ripetermi o devo prendermelo da solo?
Un mito il cieco di Almeria.
Un autentico mito.
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