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Rohani, i nudi, e duemila anni di civiltà.

Non si può certo dire che gli spettacoli cui il nostro panorama politico ci consente di (costringe ad) assistere siano un esempio di moralità, correttezza e intelligenza. In compenso, danno lo spunto a chi ami cimentarsi nella nobile (?) arte della scrittura per proporre osservazioni e riflessioni che, se non altro, possono contribuire ad arricchire il proprio curriculum letterario. Un po’ come il Berlusconi dei bei tempi andati, in grado di offrire successo e celebrità ad un’immensa schiera di comici satirici e giornalisti d’assalto. Pensateci: cosa sarebbero oggi un Crozza o un Travaglio, se il Silvio nazionale non fosse mai esistito?
Oggi voglio parlare di un tema attualmente in primo piano (e devo sbrigarmi prima che cada nel dimenticatoio, superato e seppellito da altre vicende della stessa levatura sociale e culturale), e cioè dello “scandalo” dei nudi coperti in occasione della visita del presidente iraniano Rohani.
Bene, nel pieno rispetto del detto “piove, governo ladro”, abbiamo assistito ad una levata di scudi generale, da parte di intellettuali e forze delle opposizioni, per condannare un gesto certo singolare, ma non so fino a che punto davvero esecrabile. D’altra parte, la cosa è perfettamente naturale: le posizioni degli intellettuali sono sempre state, come minimo, poco comprensibili (e questo è pure ovvio: se tu non sei altrettanto “intellettuale”, come fai a capire concetti di quella levatura?); ed il lavoro delle opposizioni è quello, appunto, di “opporsi”, se no che ci stanno a fare? Magari, tale lavoro, sarebbe il caso di farlo con un minimo di intelligenza, ma forse questo è chiedere troppo agli esponenti della nostra classe politica. Specie se sono pure affiancati da uno stuolo di “intellettuali” che si esprimono nello stesso modo.
Così assistiamo a dichiarazioni come quella della Meloni (“La sudditanza culturale di Renzi è indecente”), che magari possono lasciare un po’ basiti pensando alla vicinanza di questa signora ad un Berlusconi che baciava la mano a Gheddafi, o leggiamo, dalla stessa formazione, che dovremmo “vergognarci di un Presidente del Consiglio non eletto da nessuno. Non di duemila anni di civiltà”. Caspita: quindi la nostra civiltà sarebbe espressa dai corpi nudi in mostra nei musei (e perché non sulle copertine di Playboy?). Ed io, stupido, che pensavo a faccende come organizzazioni sociali ordinate e solidali, progressi in campo scientifico e tecnologico, relazioni internazionali pacifiche anziché conflittuali… beh, sì, anche l’arte, nelle sue diverse espressioni. Ma non pensavo di potermi considerare civile solo perché disponevo della facoltà di ammirare l’uccello del David in piazza o le tette di Giuseppina Bonaparte in un elegante salone.
Un tantino più seria, ma enormemente più pericolosa, è stata l’osservazione proveniente da altri pulpiti, che hanno condannato questa visita, giusto il giorno prima della giornata della memoria, del presidente di uno stato negazionista.
Bene, adesso dico la mia. Tranquilli, non sono un intellettuale, quindi tratterò l’argomento nel modo più qualunquista possibile. Un po’ alla Salvini, con il quale, purtroppo, mi trovo a dover condividere molte posizioni (ma non essendo né un politico né della sua squadra, posso almeno risparmiarmi di sparare cavolate ad ogni costo).
Comincio dalla fine, cioè dalla condanna di aver ricevuto in pompa magna il presidente di uno “stato canaglia”, e proprio il giorno prima di quello della memoria. Si è messo l’accento sulla questione dei diciassette miliardi in affari che questa visita portava con sé, e giustamente abbiamo provato disgusto per questo mercimonio, alla faccia dei milioni di italiani che vivono nell’indigenza e nella disperazione, e che potrebbero sperare che qualche briciola di questo immenso capitale cada anche nelle loro tasche. Ma noi non ci dobbiamo vendere, giusto? Come dice sempre quello con la pancia piena.
Già limitarsi alle sole considerazioni economiche potrebbe giustificare l’atteggiamento delle istituzioni (una volta tanto, a mio parere, corretto), ma io credo che la portata dell’evento vada ben oltre. Potrebbe essere un primo passo verso la convivenza pacifica fra due culture estremamente distanti fra loro che si guardano da sempre in cagnesco. Potrebbe essere un primo passo verso la fine di tensioni, conflitti, minacce di non poco conto. E chissà, con un po’ di “contaminazione”, si potrebbe arrivare anche ad una positiva evoluzione delle rispettive culture (ed in Iran, fra molti giovani, pare che l’aspirazione sia questa), la loro, e perché no, magari un po’ anche la nostra... ammettiamolo, non siamo perfetti neppure noi.  Ma se vuoi conseguire questi risultati, devi usare il dialogo, non l’intransigenza. Non possiamo portare un personaggio del genere in mezzo ad opere offensive del suo modo di pensare e dirgli, in qualche modo, “noi siamo fatti così, se ti sta bene, bene, altrimenti vaff…” E se non siamo d’accordo su questo dichiariamo guerra all’Iran e cancelliamolo dalla faccia della terra, non limitiamoci a storcere la bocca e sputare sentenze se qualcuno compie passi di avvicinamento.
E accogliere in maniera educata e cordiale un ospite con il quale si desidera intrecciare rapporti, economici sì, ma non solo, non significa sottomettersi a lui, bensì comportarsi in maniera civile e ben educata. A meno che non arriviamo a genufletterci e a baciargli la mano.
Un ospite, tra l’altro, che ha già preso pubblicamente le distanze dalla posizione negazionista del suo predecessore, va a trovare il papa, e gli chiede di pregare per lui. Esternazioni che fanno sperare in un vero, salutare e auspicabile avvicinamento al nostro mondo.
Ma passiamo ora alla parte più frivola, quella relativa ai nudi trasformati in mobili Ikea, per dirla alla Crozza.
Supponiamo che riceviate la visita di qualcuno, sia esso un amico intimo o un personaggio di riguardo, e vi facciate trovare a casa mentre scopate in salotto con vostra moglie…
Vi sembrerebbe normale una cosa del genere?
Vediamo un po’… state facendo sesso con vostra moglie: beh, mi sembra del tutto regolare. Fosse stata una squillo, magari ci si poteva recriminare un po’ su, ma quello che state facendo è del tutto legittimo, ed è quello che, prima, vi ha regalato la presenza di due splendidi marmocchi che hanno cambiato la vostra vita. In un certo senso, è l’atto più bello che possiate fare. E poi siamo in pieno duemila, nessuno si scandalizza più davanti ad una scena di sesso…
O no?
No, dico, esagero se sostengo che una situazione del genere potrebbe mettere in “leggero imbarazzo” il vostro ospite, nonostante la sua modernità e le sue larghe vedute? Esagero se cerco di organizzarmi in modo da accoppiarmi con la mia signora in momenti più opportuni per evitare di imbarazzare, o anche offendere, la persona che viene a farmi visita?
Bene, il signor Rohani ha ricevuto una educazione ben diversa dalla nostra. Per una persona del suo mondo, non una scopata “en plein air”, bensì una caviglia in mostra è fonte di imbarazzo, se non di scandalo. Ed io lo so. Posso o no preoccuparmi di evitare di offenderlo? Siamo alla ricerca di un dialogo, non di uno scontro. E non possiamo pensare di integrarci l’un l’altro se da una parte, è vero, ci sono scalmanati indottrinati che inneggiano alla sharia ed al martiro, e dall’altra ci sono soggetti come Calderoli e i vignettisti di Charlie Hebdo che si sentono liberi di offendere gratuitamente gente che vive la religione in modo molto più completo di noi. E la condanna diventa quasi comica se viene espressa da gente che, in nome del rispetto e dell’integrazione, pretende che venga tolto il crocefisso dalle scuole o, in occasione di vacanze natalizie, censura recite ispirate all’evento che si intende celebrare.
Sì, ma quella è arte…
Qui mi fermo, perché di arte non capisco una mazza. Ma qualche osservazione da profano incompetente ed un tantino idiota la vorrei fare. Non prendetela seriamente. Al contrario, vuole essere una facezia, rideteci su.
Il discorso dei nudi artistici. Quanto hanno di vera arte, e quanto di copertina di Playboy? O di pubblicità con la gnocca mezza (o anche tutta) nuda per vendervi un detersivo?
A questo proposito, ricordo un episodio davvero divertente capitatomi anni fa all’università della Calabria. Sulla porta di un “cubo” (per chi non conosce l’Unical, spiego che è costruita attorno ad un ponte, che unisce quattro o cinque colline, circondato da “cubi”, edifici prefabbricati in cemento armato) era appeso un foglio contenente, ben visibile, l’immagine di una gran bella ragazza, ed alcune scritte sotto. Avvicinatomi, potei leggere lo scritto: “è stato smarrito…” Beh, ora non ricordo cosa fosse stato perso, se un libretto e o le chiavi di una macchina o che altro. Poi, più giù, un poscritto: “Ah, l’immagine della ragazza è qui solo per attirare l’attenzione”.
Geniale!
Quanti foglietti sono appesi sulle porte o sulle bacheche dell’ateneo? Quanti di questi vengono letti?
Quello io l’avevo letto. E sono convinto di non essere stato il solo.
C’è poco da fare, il nudo vende. E le nostre agenzie pubblicitarie lo sanno benissimo, per cui ti offrono un bel paio di tette per venderti un dentifricio, o un superbo deretano per convincerti ad acquistare un tubetto di colla.
Ma, questa, è una scoperta recente, o un principio già noto nell’antichità? E che quindi tutti quei nudi prodotti fin dagli albori di pittura e scultura fossero non opere destinate allo studio nelle scuole, all’esposizione nei musei ed al vanto della nostra “civiltà”, ma decorazioni per case di acquirenti nobili, potenti e viziosi appassionati di bunga bunga? È possibile che in un futuro non lontano si facciano studiare nelle scuole, in “storia dell’arte”, le pubblicazioni di “Le Ore” ed i film di Rocco Siffredi?
E noi vorremmo accogliere il presidente di uno stato integralista facendolo camminare in mezzo a prodotti peccaminosi per ricconi pervertiti?
Sto scherzando, ovviamente.
O forse no?
Perché mi chiedo pure: era necessario, e realistico, che Michelangelo riempisse la Cappella Sistina di tutti quei nudi, e persino rappresentasse una fornicata fra San Biagio e Santa Caterina d’Alessandria? Dove arriva l’arte, e dove la depravazione? Persino in chiesa!
 

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