Da dove entra? Le tempie sono la forra
con maggiore travaglio di correnti
e, simulando acqua vera,
da come mulina nel cervello, penso
che viene sera e non vedo il tramonto.
Brignano è una collina spietata, con un volume
che si tiene a mente, tanto è breve,
e posso accorgermi che scivola a valle
senza altra insinuazione di gesti.
Dicevo che viene notte all’improvviso
perché l’afa attenua le differenze e quel che non cambia
in un uomo è il terrore di perdere i contorni
come qualsiasi sfatto per bene.
L’umidità ingarbuglia le curve. A poco serve
innescare le bombe dei fari se le esplosioni di luci
isolate non devastano questa torrida notte di cementi
in cui il sole farà presto a svegliarsi. Oppure
in nessun letto si riposa.
Nell’unico verso della discesa, questo appena
percorso, le parole vengono sulla strada
con una lucidità sufficiente al tremore di fondo
passando di lato al cimitero dove la quête posa
il vero senso del tempo: non c’è, ma ne sento
bisogno, tanto da legarlo al cammino
come misura di contenimento.
Se fosse possibile qui, forse non adesso,
reperire un seguito, proprio da queste talee
innestate nelle pietre come visi, insignite
del ruolo di elementi primordiali e ridotte
a condomini in posa, io mi affaccerei al cancello
retto dalla polvere su cardini coerenti.
Quindi, tenuta la vita fuori dalla cinta,
la morte appare mai stanca di abitarvi
e i cipressi, e i platani, e pure secchi di fiori secchi,
uniti ai residenti dallo stesso odore di macero,
protestano per le basse tensioni del vento,
incapaci di sollevare da terra quanto la terra riporta
all’indice della vita come reso già disponibile
al rinvenimento.
Questa strada è dura quando preme.
E questo se solo passi scendendo:
la salita deve essere tremenda.
- Blog di ferdigiordano
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