Scritto da © sid liscious - Ven, 06/11/2015 - 18:16
Non mi piace aspettare che il sole accenda le mie finestre.
Sa di psicologia per vegetali.
Ogni cambio da stagione sa da psicologia per vegetali.
Vita da chi non può farci niente.
Poi adesso viene l'autunno.
La stagione della foto con le foglie in posa.
Perfino in chi come me non ne fa l'occhio vira modalità click.
Vedi un chiodino alticcio e cicciotto che ergendosi ha sistemato del fogliame, in putrefazione, abbracciato a dei fili d'erba e zoom e click questa...
Questa, dopo due bottiglie, sarà proprio chic da vantare le serate in compagnia sul divano.
Io di mio proporrei, specialmente nei giorni in cui il sole tardò l'imprevisto ad accendere le mie finestre, qualcos'altro invece, e ci tengo a sottolinearlo, in quelle serate.
Anche d'attinente peraltro.
Proporrei magari un cadavere di cicala riverso fra i bicchieri del tavolino basso.
E tutt'altre tematiche irromperebbero.
Ed il vanto tremerebbe.
Tremerebbe.
Tremerebbe.
Tremerebbe e probabilmente sarebbe troppo.
Forse allora meglio ancora altre chicche indotte dai cambi stagione.
Quelle "purtroppo" che spuntano previo aver sopportato i tempi del sole nell'accendere le mie finestre.
Ne ho per tutti loro, specialmente per quello d'autunno.
Io, ad esempio, lo fotograferei infermiera mentre spalma la crema al cortisone su bosco, che ha preso i funghi.
Io immortalerei la cura con cui rimbocca foglie e pelurie del letto di chi va in letargo.
Io fisserei l'architettura sigillante le loro tane o la mini ragnatela, bianca di brina fredda, messa lì sigillo per camuffare definitivamente il passaggio e...
E tutti a chiedermi che foto fai?
Ed io così rilancerei che...
Ch'è insopportabile il calare dell'autunno.
Mi recapita più fastidioso il loop delle campane.
Sarà quell'atmosfera intima ed ovattata di nebbiolina seminata sulla gobba, sarà un sentimentalismo figlio del chiodino di prima, sarà la pressione attimo isterica che s'adegua o sarà quel che sarà però...
Però intanto le campane mi raggiungono in luoghi normalmente fuori raggio e già...
Già m'invadono tragicamente la pesante attesa del sole che accende le mie finestre.
Inaudito e per via d'una geriatrica, semi deserta e logorroica, replica di messa prima, non bastasse.
L'accesso al paradiso la fede.
A me sembra l'autunno la fede.
Tarda, tarda, tarda e tarda ad accendere le mie finestre.
P.s.
Oggi ventidue ottobre, vestito di quel gilè, a pensare da me.
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