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Sei fuori, fuori

- Cos'è vivere, se non l'attesa? A me fanno ridere i trascendenti, coloro che sperano di continuare all'infinito. Un'attesa deve avere termine, un termine fissato nel tempo e nello spazio, altrimenti si trasforma in sofferenza. Io, almeno, la vivrei come sofferenza.
- Che cosa, vivresti come sofferenza?
Fong Shoushy, quel bocconcino orientale dalla bocca a bocciolo, staccò le labbra orlate rosso terra di siena dall'orlo della tazzina di te bollente per spingere al centro, con la punta della lingua rattrappita, la fetta di limone che vi galleggiava e che vi si era addossata. Quindi posò gli occhi su un punto imprecisato della tovaglia del tavolino del bar all'aperto, tra il suo piattino e quello del mio caffè, la cui crema si stava abbassando.
- Bevi che si raffredda. A te il caffè espresso freddo non piace. Cos'è quella foglia che hai messo in bocca, droga, coca?
- Quando mai mi sono drogato? È Stevia, sto facendo un esperimento. Comincio da me.
- Senti Gabri, sono anni che stiamo insieme, non tutti; li abbiamo dilazionati intelligentemente direi, senza starci appiccicati addosso; la nostra voglia di vivere, il nostro entusiasmo per la vita posso affermare che li abbiamo salvaguardati, ed ora mi fai questo cazzo di domanda. È una nuova droga questa Stevia? Ti sei rincoglionito ultimamente?
- Ti trovo involgarita. Un anno e mezzo fa non mi avresti aggredito così. Chi hai frequentato? Deciditi con quella mezza fetta di limone. Ti piaceva da pazzi il te freddo ed ora lo bevi bollente.
- Non potrei aver deciso autonomamente?
Convenni tra me e me che avrebbe potuto farlo.
- Non è tanto interromperla, l'attesa, quanto diluirla all'infinito. Procastinare, è già la malattia.
- Sono quattro anni che ti conosco, saremo stati a parlare quattro mesi in totale, spezzettati, frantumati circa in tre dozzine di volte. Ok. Abbiamo parlato di tutto ormai: della tua famiglia in Cina, le tue sorelle e fratelli, tua madre, cognati, cognate e nipoti, del regime che sopprime le coscienze individuali, del lutto per tuo padre, delle ingiustizie sul lavoro, delle promozioni e retrocessioni delle tue colleghe, della corruzione morale, dei previlegi per chi si inchina, ma tu mi pare che sii scampata, sia alla fame che a tutto questo. Non volevi stare in famiglia e non ci sei stata, non ti piacevano i maschi asiatici e ti sei trovata, appena hai potuto, un lavoro da hostess, sei continuamente in viaggio e la Cina la conosci solo dagli hotels vicino all'aeroporto, hai avuto come amanti, ufficiali o meno, confessi, solo colleghe...
- Non è propriamente così. Sono andata a trovare mia madre.
- E allora?
- Questo è l'inizio dell'anno del Topo. Il quarto da quando è rimasta vedova.
- Continuo a non capire.
- La donna del villaggio...queste sono pratiche proibite ma ancora esistono, hanno la loro sacralità ancora; quando mio padre è morto, tre giorni dopo mia madre andò da lei...
- Si.
- E quella le annunziò che il dodicesino giorno del quarto anno del Topo a partire dal decesso di mio padre, si sarebbe risposata con uno straniero, un uomo dai capelli colore del miglio maturo, di nove anni meno di lei. Lo ha sognato per quattro anni.
- Ci sono un casino di imprenditori e dipendenti, e avventurieri stranieri, attualmente in Cina.
- Non nel suo villaggio, nella Comune dove vive mia madre. E un'altra cosa. Quattro anni fa, quando mi sono innamorata di te, mi donasti la tua fotografia. La feci vedere a mia madre e lei la volle tenere. Non le piacesti così allampanato, gli occhi chiari, spiritati, da demone disse, il naso a cin cin, un aratro rovesciato; rise addirittura con i suoi denti radi e gialli e mi compatì. Però fu felice che avessi perduto la verginità, pure se non mi avevi sposata.
- Beh?
- Siamo tutte e due in attesa...probabilmente dello stesso uomo.
- Siete pazze...con l'aggravante di essere delle orientali, cinesi anche.
- Ah si? E se ti gettassi in quel faccino imbambolato questo te bollente? Se ti sbollentassi?
Una bella macchia rossa permanente?
- Tua madre. Mi avresti ceduto a quella megera. E le tue amichette?
- Cosa avrei dovuto fare? Imbarcare un qualche tedesco, americano, francese al primo scalo?
- Di quanto sarebbe il bambino?
- Due mesi.
- Due mesi? Ma ci siamo visti?
- No. È un anno e cinque mesi, esattamente, che non ci vediamo.
- Quindi non è mio. Non l'hai fatto con me.
- Avresti il coraggio di lasciarlo solo a me, di lasciare tutta una vita sulle mie spalle?
- Ascolta Shoushy...
- Quando una donna dice a un uomo di amarlo...non siamo come voi. Io ti ho detto di amarti e non mentivo, nemmeno ora...Ti lascerei mio figlio se non ti amassi?
- Lasciarmelo?
- Vuoi che smetta di lavorare? Vuoi sposarmi e mantenere?
- Io non voglio né sposarti, né mantenere, né che mi lasci un figlio non mio.
- Ah stronzo, le paroline dolci che m'hai detto in questi quattro anni, tutto per fare zin zin.
- Mi piaci. Siamo persone libere. Questi erano i patti.
- Ma il fatto che ti amo ti è indifferente?
- Amore amore amore...
- Se pronunci ancora questa parola ti giuro che perdo la famosa pazienza cinese e parte la tazzina.
- Cazzo vuoi? Poi voglio metter su una fabricheta in Cina e vorrei partire...
- Ho aspettato uno stronzo...quattro anni. Quattro anni con questa fotografia sotto il cuscino.
- Non l'avevi data a tua madre?
- Me la sono fatta restituire.
- Una furbata.
- No no. Tutto vero.
- Che io sto qui a disposizione...
- Sai una cosa? A mia madre il marito l'hanno scelto e lei, tranne me e due, le ultime avute, i figli li ha avuti tutti da uomini diversi. Otto figli, nove con quello abortito.
- Perché aveva fatto i denti radi e non la cercavano più.
- Era la più bella del villaggio. Lo è ancora.
- Mah.
- Senti cretino. Non ti piaccio? Ho la rogna secondo te, la scabbia? E chi ti fa da interprete se vai in Cina, furbo come sei? E hai anche sette anni più di me. Corri per i quaranta.
- Ancora mi salvo.
- Ho la spirale, cretino. Sono laureata in medicina all'università di Shangai, stasera la tolgo e la rimetto prima di salire in aereo. Vuoi sposarmi o no? Oppure, non la rimetto... Che esperimento stai facendo?
- Altro che la coca...ma tu mi sposeresti?
- Sei fuori, fuori.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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