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Iguane su una poltrona di ecopelle

Pensavo al surrealismo mentre salivo le scale
Come  scultura l’intrecciarsi dei rami
Passeri insomma tra le mani del vento
poi fu una distesa di nuvole a risvegliarmi
inconsistente sotto i piedi e fulmini per gradini 
 
A tu per tu con una rossa infine
entusiasmo in una valigia a forma di sorriso
cifre debordanti da un computer 
persino l’albume dei titoli di stato che colava da una parete
e dietro: il tuorlo a germinare in una stanza di fremiti e schiocchi sospetti
e facce e cera e presenze e vuoti inutili da elencare
tutte per dar credito a quanto pensavo 
davanti all’edicola di una con le tette brocche:
 
che si giustifica facilmente l’affaire dell’Eden
e che nessun Dio vuole rettili a pranzo con sé
 
Tutto ciò confabulavo seduto sull’ ecopelle 
ai piani sottostanti il primaverile in ogni vetrina che accostavo
intreccio di fondi d’ investimento e mercati azionari in fresco lino
e sugli enormi manichini…  forse solo spettri, sì spettri per corso Cavour
fu lì, in quel finto dopo paradiso che misi una certa distanza 
tra me e le molte iguane che s’agitavano sulla comoda poltrona
 
Dopotutto ero ben sveglio e non avevo da temere per condanne pregresse
chi aveva commesso quelle colpe?
Tutti quei peccati in una rampa di scale ed io mi ci trovavo in mezzo
alla fine  sono un piccolo barese forse addirittura piccolo borghese
Stipendiuccio e attesa di pensione convocato dalla mia compagnia
 
Ah che potere hanno gli assicuratori!
Pensavo a questo potere come una spia sull’universo, l’ esistenza perlomeno
Ma non era contemplato tra le categorie di Aristotele
Con tutta l’importanza sullo spazio tempo con tutta l’influenza sulle quantità
Niente nemmeno Kant mi viene incontro con quest’angoscia
 
Perché angustiarsi dunque?
Forse sì, scatta la classe come la ghigliottina
E la rossa….la rossa è la modella di Courbet, 
gli occhi reali di ogni realismo
E questa che ho visto alzarsi come la spada dell’angelo
la solita minaccia alla mia vita, esagerata, ingiustificata 
di certo vera.

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