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Un fiore del male

Si vede un giovane uomo in una gabbia di ferro. A terra, una striscia bagnata entra da fuori nella gabbia e disegna una X sotto i piedi dell’uomo. È una scena “antica”, tutto è povero e derelitto. Poteva esser stata filmata nel 1950. Ma è qui, ora. Viene dalle macerie dell’Irak, ex-stato trasformato in una specie di Auschwitz allargata. La striscia bagnata sulla polvere è carburante e qualcuno dal difuori  lo accende… Dopo, sul cadavere carbonizzato, una scavatrice rovescia una cascata di macerie- unica “ricchezza” in dotazione locale.
Le furie antropomorfe che compiono questo rito satanico, questa messa nera sabbatica, dicono di ispirarsi (ovviamente!) ad un Dio, anzi a un “grande” Dio, e per quel che ne consta, possono dire quello che gli pare, da macellai invasati quali sono. Ma la verità è altrove. Le “scimmie parlanti” farneticano intorno al Dio e alle “punizioni divine” da lui impetrate, ma il loro ES, vistoso, plateale, ci addita una spiegazione più evidente, più lineare: non lo fanno, né per il Dio, né per la politica, né per il potere. Oramai perduti, ammattiti, forsennati, fanno quello che fanno soltanto per il piacere atroce che ne traggono. Un delirio erotico ove, scomparso il referente umano, ontologico dei soggetti agenti, impera soltanto il cupo martello della pulsione; un desiderio empio, furioso, lascivo di morte, il cui mandatario, il cui unico e vero Iddio è il sadismo. 
Bande di straccioni assetati di sangue che hanno fregato i vecchi tank sovietici, o americani, agli assassini di prima, massacrandoli, adesso celebrano la loro apoteosi sadica, infierendo, tra deserti assetati e sempre più aridi e invivibili, sui deboli e gli innocenti. Tutta qui la loro miserabile forza: ammazzare poveracci disarmati, rei di non credere nel Satana analfabeta ch’essi chiamano Dio. E noi Occidente a fremere di sdegno e paura davanti a quest’armata Brancaleone d’invasati, di straccioni e di macellai. Beh, vorrei rammentare a costoro tutti i loro tremolii e premure davanti agli altri pagliacci sadici di vent’anni fa. Il “generale” Mladic, il duce Karadzic, figure di violenza e di bestialità che incutevano un sacro terrore a tutta Europa e umiliavano e irridevano la truppe in missione di pace, colà inviate a interporsi fra le parti belligeranti. Guardateli ora, patetici leccapiedi in gabbia, che implorano i loro carcerieri… Il male è banale. Non lo abbiamo ancora imparato?
Per annientare questi tagliagole analfabeti non ci vuole un Napoleone. È necessario invece comprendere il degrado spirituale di quelli che vedono in  tutto questo orrore qualcosa di ideale in cui ingaggiarsi. E che gettano via le loro vite frustrate e nulle in un tamtam sanguinario che finisce quasi subito e sempre con la loro uccisione…
 

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