Intirizzito come un inuit in un igloo
mi incontrai con un imbolsito
imbianchino di Ivrea instancabilmente
invaghito degli Intillimani e gli indicai
indirizzi inconsueti di invidiabili
impresari di Indianapolis
irrimediabilmente inmanicato con
un'imprenditrice indiana di nome
Indhira messa all'indice per aver
indossato un impermeabile color
indaco in innumerevoli inaugurazioni
di immobili internazionali.
Immancabilmente mi irritai con
un intransigente intelaiatore di
infissi di Interlaken inviperito
per una indiscrezione indisponente
circa un increscioso inghippo
intercontinentale.
Incappai infine in un istituto
interregionale che istruiva
insegnanti interessatissimi ad
un intensivo indottrinamento
sulle ingerenze imperialistiche
indocinesi ma poi,invigliato da
altre iniziative, mi infrattai
con un ipertricotico indigeno
integralista intavolando una
interminabile discussione
introspettiva sulla ibernazione
dell'insalata indivia inseminata
infelicemente ad Isernia.Fui cosi'
irrimediabilmente irritato che
iniziai allora ad inneggiare
inconsultamente: iamme,iamme,
iamme iamme ia!
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