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Il bottone rosso d'espulsione

I due muli procedevano insolitamente veloci sotto il sole troppo sfrangiato dei cieli di Pachino.
- Meglio se venivamo in macchina.
- E chi ci passava per questi sentieri mezzo alle serre?
Lo zio, la sera, prima di cena, aveva chiamato  il pastore sul cellulare. Chiesto che gli bardasse i muli e che Caterina preparasse la ricotta per colazione.
- Per che ora? Aveva chiesto il pastore.
Lo zio, con un cenno rassegnato del capo, aveva interrotto bruscamente la conversazione. Poi, rivolto specificamente a me, il nipote del continente: - ho parlato con un ladro, ma io  lo sapevo. Dobbiamo partire all'alba.
Alle sei e dieci la Ford giallo oro dello zio era sull'altro lato della strada, già in moto, allineata esattamente di fronte al massiccio portone riverniciato a mano.
- Metti la cintura
Stavano tirando su le saracinesche del lattaio e del forno, sullo stesso lato. Zio rispose al saluto con il capo, senza tirar giù il finestrino . Partimmo, con uno stridio inimmaginabile per un'auto di quell'epoca e lo zio si immise subito nella corsia di destra, senza guardare negli specchietti, né il centrale, né quelli di fianco.
- Te li ha dati i panama la zia, per i muli?
- Sono dietro
- Hai messo la cintura?
Cercai e gli mostrai il bottone rosso d'espulsione. Sorrise. Mi era affezionato. Ero l'unico figlio di sua sorella. Le spartizioni ereditarie erano state fatte al momento della morte del padre avvenuta anni prima, tradizionalmente, senza alcuno strascico o rivendicazione giudiziaria. Di questo fatto, le fu perennemente grato. Teneva al nome al pari delle cose.
Di fronte alla grande chiesa barocca, a pochi metri su per la leggera salita, svoltammo a sinistra, passammo davanti al Circolo, naturalmente ancora chiuso a quell'ora e, all'angolo con il municipio, prese a destra, percorrendo un lungo viale ricolmo di palazzi come il suo, alcuni più, altri meno imponenti, ma tutti nello stesso stato bisognoso di manutenzione, deserto, ornato di tigli, fino a trovarci a una rotonda, già alla periferia della piccola città.
Di lì iniziava la campagna. di qua e di là carrubi dai tronchi ritorti, sofferti, enormi tanto che mi venne voglia di chiedergli di fermarsi, e  sotto uno di quelli, sotto la sua ombra, andarmi a rifugiare, aranceti, limoneti, fichi, mandorli a perdita d'occhio, mandorli pizzuti. Sulle coste che fiancheggiavano la strada, sulle loro pietre,rosse, o bianche,  i fichi d'india, inviolabili, come una figlia. E file, perpendicolari, di muretti nudi. Ogni tanto improvvisamente quel verde colpito dal sole si infittiva e compariva l'accenno di un viale ghiaioso, il ferro brunito di una nuova cancellata.
Alle sette e quindici lo zio disse:- qua comincia il mio. Le leggere, brulle collinette appena valicate si erano perse all'apparire di due giganteschi carrubi, carrube ai loro piedi come  terra che volesse ricoprirne le radici, ed essi, i due giganti, la porta vegetale alla valle di Ararat.
Lo zio, superando una cunetta su un canale quasi secco, svoltò per un sentiero erboso.
- Già da qui, vedi che è un ladro. A chi me la vende l'acqua per i limoni? Non so come facciano, le foglie, ad avere questo smeraldo.
Dieci minuti ancora, e Caterina apparve sul gradino della casa del custode-pastore, nera dal fazzoletto in capo ai piedi nelle ciabatte di plastica azzurra, unica nota di colore, i baffi ispidi sul labbro superiore, i denti sconquassati ma nessuno mancante, specie i canini.
Dalla porta aperta intravidi fuoriuscire il fumo bianco della ricotta che stava preparando. Me ne ero pregustata la dolcezza per tutto il viaggio; era già stata salata. 
La raccolse con la schiumarola, e con il miglior sorriso ce la versò nel piatto.
Lo zio, sminuzzandoci il pane, già si guardava intorno alla ricerca di Toniuzzu.
- Ladri, il latte appena munto avrebbero dovuto usare; allora non l'avrebbero salato ; e li avevo avvertiti che c'era mio nipote, lo sanno che tu vieni dal continente. Vallo a chiamare a Toniuzzu, che ci devo parlare
 
 
 

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