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Gli amorini di Cleopatra

 
 
Il professore Sallustio Brigata ricompattò l'orlo gelido del suo fazzoletto, ascoltando le astenie delle lancette ferme, che non battevano più alcuno spiraglio di tempo.
L'ultimo amorino era appena scomparso da sotto il tavolo, e lui teneva ancora in mano i riccioli eleganti della sua coda di cigno.
Li avrebbe messi dentro una teca, accanto ai monili egizi, al carapace della tartaruga più vecchia del mondo.
***
 
- Sei pronta, Viviana? Non vorrei farli aspettare, almeno non questa volta..-
Viviana era la sua Cleopatra. Come tutte le donne fascinose, il potere, unito al prestigio dei titoli, fa di loro degli esempi di come l'amore possa presto tramutarsi in un gioco di fuoco.
- Oh,certo; adesso io per quei quattro stronzi di colleghi tuoi, dovrei mettermi il vestito senza spalline. Facciamo così; mi spoglio, ecco. Sono pronta.-
 
Vederla nuda dopo dodici anni, era per Sallustio un'avventura ancora splendida.
- Sono sempre profumate le tue spalle...come la prima volta in seggiovia, ricordi?-
Allora c'era una lussureggiante crosta di neve che pervadeva le funi; una ventenne sola, in guerra coi genitori, decisa a rivolgere altrove il suo sguardo indurito.
- Allora non mi ero ancora rifatta i seni; il collo poi, era un cono liscio...
- Lo è sempre, amore, lo è sempre...
- Mi lasciasti da sola al gelo tu; eri un po' stronzo già quella volta.
- Si, ma poi ci spogliammo al caldo della baita...
-...e come mi hai sferzata quella notte, nessuno aveva mai osato sbalzare i miei fianchi a quel modo. Io ero così eccitata, che dovevo per forza renderti il favore, e...
- E' tardi , Viviana! Il direttore Atraci è già di sotto.-
 
 
Seguirono ore di silenzio in macchina; Sallustio guidava a trenta all'ora come un soldatino, per permettere all'anziano ex-direttore, di stargli dietro senza troppa fatica;
 
- Potresti almeno arrivare a cinquanta, no?
- Magari... fare cinquanta ore al mese sarebbe un giubilo.
- Io sto parlando di accelerare!
- Anche io, amore, anche io.
 
Non era certo la prima festa di pensionamento cui Sallustio partecipava.
Ne aveva già affrontate tre quel Dicembre, e tutte anticipate per via di futuri impegni dei redivivi pensionanti.
- Professore Brigata, le presento mia moglia Enrica.-
- Molto piacere signora. Professore Albigioni, lei è la mia Viviana.-
La sosteneva ancora con il “mia”. Viviana non ci faceva nemmeno più caso.
- Professore Brigata, ho saputo che la cattedra in Miti e Culture Egizie si è finalmente liberata.-
- Pare di si, egregio direttore Atraci.
- Bene, bene; mi faccia fare qualche telefonata. Oh, mio nipote ha intenzione di iscriversi al suo corso di laurea...-
- Non si preoccupi, signor direttore, avrà tutti i miei riguardi...
- Bene, bene; ha visto per caso mia moglie?
 
Viviana chiese della sangria che le si sciolse sulle labbra.
- Ancora.
Con sua sorpresa, notò tanti uomini non accoppiati in giro per i tavoli.
- Ho detto forse di fermarti?
Uno di loro, collega del marito all'Alma Mater di Bologna, era un giovane supplente dalla capigliatura leonina.
- Cavolo! Mi si è spezzata un'unghia...
Le si avvicinò neanche troppo pudicamente ,versandole un altro calice di sangria.
- Si è fatta male?
- No, no; ordinaria amministrazione.
-Sono Antonio, piacere.
-Viviana.
- Detta Cleopatra.
- Da chi?
 
****
 
- Sallustio carissimo! Fa piacere vederti. Caspita quanto tempo!-
Brigata non aveva certo voglia di lanciarsi fra le braccia ogive del Carapelli.
- Si, è un piacere...
- Bufarlót, che combini? Ancora in fissa con le piramidi, eh?
- In un certo senso...
Viviana era addossata al tavolo degli aperitivi; una spallina sembrava essersi già rivoltata, e i plissè della gonna stuzzicati dal vento, le conferivano un'aria da svezzata concubina.
- Tuo marito, no? Il professore Brigata; in pratica sei la sua ragione di vita.
- Messa così potrebbe suonare straziante come cosa.
- Io insegno Storia delle religioni. Chiacchieriamo molto io e lui.
- E di cosa chiacchierate?
- Beh, degli alunni, dei sacri inni, della leggenda di Anubi. Anche di te.
- Ah, si?
 
Un calo di tensione può capitare. Anzi, nelle grandi ville i cui voltaggi sono sempre sotto scacco, gli abbassamenti di luce non sorprendono più di tanto.
- Scusate signori, un attimo di pazienza. Intanto assaggiate dell'altro champagne, vi prego.
- Egregio direttore, ha visto mia moglie per caso?
- Oh, Brigata carissimo; no, non l'ho vista. Però ho ritrovato la mia. Stava vomitando alla fontanella. Non regge nemmeno gli analcolici.
 
Fu allora, in quel preciso istante, mentre l'ex direttore Atraci si ritirava sotto un gazebo, che apparvero a Sallustio i primi amorini.
- Ehi, vieni, la regina è di qua.
- Ma no! Che gli dici? Segui me ti dico; li ho visti seduti sulla panca.
- Ragazzi, ragazzi, arrivano le le legioni, le legioni!
 
Una squadriglia al completo di camerieri, iniziò a servire il crepitante buffet.
- Caspita che servizio! Forse potremmo banchettare anche noi...
- Ma no, stolto, non capisci; dobbiamo aiutarlo prima.
Sallustio Brigata si ritrovò dinanzi all'inconfondibile scena del tradimento; dietro ai resti di un vecchio torrione svasato, la sua Cleopatra veniva cinta e cavalcata come una puledra orfana di bighe.
- Che dici? Lo capirà?
- Io penso di sì. Guarda che faccia.
- Ragazzi, ragazzi, altre legioni...miscele di buon vino...agnello alla piastra...io mi lancio.
 
****
 
Un volo di quaranta metri a planare nel vuoto. Quelle spalle tornite, sembravano così inospitali adesso. L'aveva avvertita lui, di raccontargli la verità, attorno a quella sera.
- Sono stata al bagno, ti dico; avrai assaggiato anche tu quei granchi, o no?
Sallustio rideva, di quelle risate che portano in dote i taglienti reticoli della rabbia.
- Viviana,te lo ripeto; sei stata o no con Antonio Guardafermi?-
- Ti ho detto no!-
La sfregiò in pieno viso con un medaglione al quarzo laminato.
- Bastardo! Non vali il mio sputo!
La spinse fuori al balcone, strappandole di furia il vestito.
Tentò di soffocarla tra le sue braccia, e lei per istinto si lasciò cadere di sotto.
 
- Ragazzi cosa abbiamo combinato! Io l'avevo detto di lasciare stare...
- No! La regina è una puttana, abbiamo fatto bene.
- Se abbiamo fatto bene, perché allora non ci siamo trasformati in cigni?
 

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