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L'alba dei miracoli

 
 
- Hai preso tutto?
- Credo di si.
- Sicuro che il nylon ti regge?
- Si, te l'ho già detto. Non c'è pericolo.
- Il cagnetto non si metterà ad abbaiare?
- E' preparato, nonna.
 
Mattia si levò da terra una notte, mentre Piazza del Duomo non era ancora accarezzata dai turisti.
La mongolfiera sfiorò le colonnine della torre, e il ragazzo si allontanò con quella vista del campanile pendente che, sino a quando lui si trovava in città, non gli aveva mai procurato uno sgomento tanto intenso.
 
- Come partito? Mamma, ma cosa stai dicendo?
- Friù- friù. Volato via ti dico.
- Cose da pazzi! Dobbiamo subito avvertire qualcuno, devono intervenire i pompieri, la polizia...
-Sì, come no, la magistratura!A quest'ora scommetto che tuo figlio sta volando sopra il cielo dei Balcani.
 
Mattia voleva essere un ragazzo libero. Conquistarsela la sua libertà. Era cresciuto sin troppo avvezzo alle passeggiate per i lungarni pisani, appoggiato alle spallette con gli amici che di tanto in tanto gli facevano esplodere un petardo in una tasca.
Attraversare al tramonto Piazza dei Miracoli lo rendeva spesso triste.
Non aveva visto nulla del mondo; soltanto le gite scolastiche per i negozi artigianali di Ponsacco, gli ricordavano che la vita, molto spesso, si deve fabbricare da zero.
 
- E con questo che ci fai?
- Dio bonino, 'e ci volo.
Una mattina mentre sostava con la classe nei dintorni del Poggino, l'attenzione di Mattia si spostò verso una bottega apparentemente chiusa, dalla cui finestrella leggermente scostata, spuntava un vasto tessuto sintetico, come se qualcuno stesse gonfiando un gommone o riempiendo un pallone di carnevale.
 
- La cesta non è troppo piccola?
- No. Io poi son gracilino, e il mio Roky qui, l'è un pechinese di mezza taglia.
La conoscenza con Alpino si fece sempre più frequente; Mattia, terminati i compiti, al pomeriggio prendeva il pullman per Ponsacco, fermandosi in quella bottega per diverse ore.
- Quand'è che partiresti?
- Devo continuare a gonfiarlo un po', trovare altro propano per il bruciatore. Una settimana almeno.
Mattia cominciò a seguirlo nelle scorribande per le piazzole dove si fermavano i camper dei turisti.
- Ma che vuoi fare, grullo?-
- Questa è l'ultima bombola, giuro; da domani comincio a raccattare le funi.-
In breve tempo, Mattia si vide spuntare dinanzi agli occhi la mongolfiera che Alpino aveva in mente di creare;
- Stanotte, 'e la gonfio tutta per intero; su alle colline del Lavaiano.
Mattia, con la scusa di dormire a casa di un compagno di scuola, trascorse la notte ad aiutare Alpino ad armare i doppi nastri al telaio, stendere le ultime vampate di tinta rossa, collaudare le funi più spesse per il rilascio finale.
- E' bellissima Alpino.
- Mattia, 'e ti lascio Roky. Soffrirebbe a star su. Tieni anche questo; ci trovi tutte le istruzioni per farne una anche tu. Io vo.
- No, aspetta...
Alpino si sollevò di oltre mille metri in quota, lanciando un grido, “Alè Pisa!” che squassò
le tenaglie silenziose abbandonate sui bordi del fiume Cascina.
****
 
 
- Bè? Che gli prende a Mattia? 'E son giorni che non mi parla.
- Alfio, sarà nervoso per gli esami; non ha ancora deciso come continuare.
- 'Un s'era detto avrebbe fatto ragioneria ?
- L'hai detto te,mica lui.
- Dio bò, vado un tantinello a parlarci.
Mattia oramai trascorreva poco tempo in casa. Usciva da scuola, mangiava, ultimava qualche compito,e poi si dirigeva lesto alla fermata dei pullman.
Trascorreva le sue ore pancia in terra, a spannare i fusi della mongolfiera, tratteggiando al dettaglio la porzione entro cui far convergere la parafiamma.
In tempi molto brevi era riuscito a realizzare l'involucro portante, iniziando a soffrire di un insistente male alle ginocchia.
-Allora? Com'è questa ragazza?
-Come dici nonna?
- E daii! Mica sono rimbambita...ti vedo sai, prendere ogni volta la corriera per Ponsacco. Dimmi, è molto alta?-
- Abbastanza.
- Magra, o robusta?
- Gonfia direi.
- Ti fa già salire da lei?
- Ancora qualche giorno, nonna.
 
Mattia preparò due scorte di vivande e coperte. Aveva abituato Roky a non soffrire le altezze smodate, portandolo ora sopra i tetti, ora agganciandolo ad alcune carrucole scoperte.
Arrivò il momento di dovere raccogliere tutto e partire; non prima di avere lasciato una lettera rincuorante alla famiglia.
 
- E tu che ci fai qui?
- Mi sono detta; voglio essere presente quando mio nipote se ne parte.
Mattia e la nonna raggiunsero di notte le collinette sul Lavaiano, per poi sollevarsi in ripidissima quota.
- Tu non hai paura, nonna?
- Dimentichi che ho avuto un fratello aviatore, che sarà mai...
Mattia abbassò la fiamma, facendo calare la mongolfiera giusto ai limiti di Piazza del Duomo.
- Tu devi aver preso da lui, mi sa...
Mattia la strinse forte, concedendosi ancora qualche istante di intrepido affetto.
-Se attraversi i Balcani, potresti fermarti a Belgrado e chiedere di un certo Loubàn? Dovrebbe lavorare le ceramiche, o qualcosa del genere...
Il volto della donna era un guanto di agitazione.
- Ci proverò, nonna.
Quell'alba avrebbe regalato a entrambi degli scorci inaspettati; Mattia si sarebbe voltato a incrociare le volute di un mare finalmente increspato. La nonna, stava già recuperando la memoria di un'esistenza più incline alla sua natura.
 
 

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