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Girotondo

"Casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra."
Su, vecchio capitano delle lettere morte, tira dentro la tua ciurma di A, di B, di C, incassale in una bara, sotterra le D, le E, le F e tutto il tuo equipaggio nella stiva, o riponilo magari in una bottiglia da affidare alla sorte. Issa le vele, molla le ancore. Salpiamo.
La meta non c’è. Si va alla deriva sotto la spinta di un’inerzia lenta e inesorabile, come una canto funebre. E il mare non è il mare, ma un immenso nulla polverulento dagli alti marosi scarlatti, assetati di fuoco. E anche il vascello non è tale. È una cattedrale gotica, chissà, Chartres, Reims, quella che incrocia le ignee onde del deserto. E persino te, vecchio capitano, non sei te stesso, ma un Alter-ego, un “gobbo di Notre Dame, sfuggito agli irti pinnacoli della vita e scampato nell’ombra di una nicchia, nell’ombra dal fiato corto, febbricitante, disgregantesi…
Ancora poca navigazione e anche noi, io e te Alter-ego, saremo ombra. Non le senti, non le capisci le parole del grande poeta?: non val cosa nessuna i moti tuoi… e tutti quei marinai, G, H, I, a cosa ti sono serviti? Volevi davvero trovare un’altra America con la ciurma disperata delle L, delle M, delle N?! Non c’è un’altra America, convinciti. Nessun Eldorado, nessun Eden, solo questa lenta rotta verso la disfatta, questo lento e bruciante sciabordare tra le onde arenose del deserto.
O e P e Q credevano, avevano immaginato di poterti salvare, di fartela cambiare quella rotta, di poterti deviare dalla via maledetta che incrocia verso la sete- e la fine. E R, S e T  avevano virato, facendo impennare le navate gigantesche della cattedrale in una specie di scricchiolio d’universo. Ma a che è servita questa mossa? Chi dà scacco matto infine?.
U, V e Z hanno pure tentato l’ultima diversione, invertendo la rotta. Hanno creduto di poter scrivere a rovescio l’avventura, o la trappola, della drammaturgia in cui tutti siamo insomma scritti. Ma scrivere non è navigare, non è stare a galla, non è naufragare. È remare contro. Ma anche questo alla fine stanca e il barcaiolo s’accascia, mentre lo assale un sonno dimentico, e lui si lascia andare alla deriva come a una resa rassegnata, ma mite, all’invulnerabile nemico dell’eternità, il fato. 
 

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