Scritto da © Franco Pucci - Gio, 03/04/2014 - 16:59
Lo stridere sgraziato di un gabbiano
solleva batuffoli di sabbia corrucciata
l’onda senza lo scoglio da abbracciare
geme nostalgia della risacca smarrita.
È brezza quella che accorda lo spartito
-alito leggero che spolvera dolcemente-
L’anima, ingombra di ferite autunnali,
invaghita di questo afflato vorrà volare.
Costruirò un aquilone dalle ali di garza
imbastite con filo e virtù di mani antica
-il velo da sposa su archetti di parasole-
come seconda pelle di cerotti temerari.
È un insolito aquilone quello che s’alza
il gabbiano zittito l’ammaestra nel volo
muoiono lassù all’orizzonte dopo il sole
-straccetti di garza sui castelli di sabbia-
solleva batuffoli di sabbia corrucciata
l’onda senza lo scoglio da abbracciare
geme nostalgia della risacca smarrita.
È brezza quella che accorda lo spartito
-alito leggero che spolvera dolcemente-
L’anima, ingombra di ferite autunnali,
invaghita di questo afflato vorrà volare.
Costruirò un aquilone dalle ali di garza
imbastite con filo e virtù di mani antica
-il velo da sposa su archetti di parasole-
come seconda pelle di cerotti temerari.
È un insolito aquilone quello che s’alza
il gabbiano zittito l’ammaestra nel volo
muoiono lassù all’orizzonte dopo il sole
-straccetti di garza sui castelli di sabbia-
Non basteranno cerotti per ricostruirli.
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