Scritto da © erremmeccì - Lun, 31/03/2014 - 14:09
Quando un’ombra
-come di nuvole in corsa
sui palazzi e le strade
o sul mare
arricciato dal libeccio-
attraversa i tuoi occhi,
addolora gli angoli
delle labbra
è proprio allora
che fra le viscere e il costato
serpeggia ,
fiamma sottile,
l’amara soavità
del mio essere madre.
Distante da tutto,
dal mondo
ti custodirei
(sogno impossibile
perverso, anche)
fra le pieghe
infinite
del tempo.
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