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Florenskij: scritto per pensare

 
            Non ti pieghi, osso della steppa; metallo
allampanato e stretto, del quale l’altezza
non è anomalia ma io,
con un cognome, e in genere, ho fatto il filo alle lame
di luce nelle icone splendenti.
            [Si evince, Signori, come il mago Inox,
da più e più di un secolo, combatta
l’oscurantismo dei saggi
nei tre verbi della magia assoluta:
volere, potere, annientare;
osservanza degli gnomi era: tacere
mentre si truccano da giganti].
            Hai preso la parola dal lato in ombra,
in pieno monastero. Io non mi firmo,
ti dirò per venirti incontro riconosciuto.
Mi scavano e hai terreno tra le unghie.
Solo attraverso questo so che ci sei
ed anche ti intravedo.
            [Miei cari, osservate come
hanno dato del filo da torcere
ai chiostri e i chiostri a loro volta
hanno imposto le spine nelle carni.
Il mago Inox, inusuale e fervido, Teorema
inavvertito, coniuga: OSARE; altro verbo
eccepito dal mistero, preso in parola].
            Si capisce la storia; non si capisce se va avanti
o torna. 
 

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